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mercoledì 25 agosto 2010

Veltroni sul CorSera. La sera dei morti viventi.

A volte ritornano, sopratutto se sono politici e italiani.
Ed ecco che dalle pagine del Corriere della Sera del 24 agosto, attraverso una lettera, il buon Walter, "scende di nuovo in campo" al fianco del "suo" paese.
O almeno così lui vuole farci intendere.
Si rimane perplessi però, almeno dagli "indirizzari" di tale lettera, che come spesso accade, sono questi disastrati trentenni di cui anchi, malaguratamente faccio parte.
Difficile non sentirsi allora presi in causa, ma sopratutto, punti sul vivo.
Mi domando, dunque, proprio lui dovrebbe scrivere a me che "a metà della vita non ho ancora un futuro"?
Lui che senza una laurea si è trovato a dirigere L'Unità, lui figlio di un dirigente Rai e nipote dell'ambasciatore sloveno presso il Vaticano, lui consigliere comunale a 21 anni a Roma (do you remember Trota?) parla alla "mia generazione" di futuro?
Veltroni dopo un testo così fuga tutti i dubbi, di sinistra, non lo è mai stato.
Proprio per la sua estrazione sociale che forse, gli ha impedito, da sempre un vero confronto con i ceti popolari, visti sempre, evidentemente se si segue il tono della lettera, con un "pauperismo politico" di stampo tipicamente borghese.
La scelta del Corriere come giornale per pubblicare la lettera non è casuale.
In mezzo alle fumose metafore del testo, l'unica cosa che si evince è il suo solito difetto, la mancanza di mordente, di contatto con la realtà, con il mondo reale, lui da sempre "figlio dell'intellighentia" borghese.
Ed ecco che allora l'Italia "schifosa", "mafiosa", quella piena di -"dossier, colpi bassi, una orrenda aria putrida di ricatti e intimidazioni " - è quella degli altri...
Peccato caro Walter, tu abbia contribuito fortemente a costruirla, parlando a tempo debito (2008) con Berlusconi riguardo la legge elettorale e riabilitandolo quando invece era già "morto" politicamente ( mi rifersico ai contrasti del tempo con Casini e con lo stesso Fini), accellerando la nascita del PD, con conseguente caduta del secondo governo Prodi, intrallazzando con gli imprenditori amici...e infatti ora si dipanano le nebbie sul Piano Regolatore di Roma ai tempi di Veltroni sindaco che ci fanno vedere come anche il "centro sinistra", tra "capitani coraggiosi" e scalate bancarie, o con il "Sacco di Roma" (così ribattezzato il piano regolatore veltroniano dai giornalisti), non sia esente da i mali della politca.
Quei mali a cui, lui, pare non appartenere.
Parla di democrazia e di primare, peccato che i nomi delle primarie vengano comunque decisi a tavolino dai partiti...in maniera del tutto antidemocratica.
Dulcis in fundo, ci espone i padri della democrazia italiana, da lui mascherati tra quelli che sono stati a Palazzo Chigi, sicuro così di non beccare un comunista nemmeno per sbaglio...
Cita i "Parri, De Gasperi, Moro, Ciampi, Prodi", dimenticando come, la democrazia, prima di poter essere "esercitata" vada anche costruita, farebbe bene quindi il nostro a citare anche i padri della Costituzione Italiana, quando si arrischia a declinare il concetto (assai labile) di democrazia.
La rimozione, nel caso ce ne fosse ancora bisogno è completa e indelebile e assume le caratteristiche di una deriva, moderata, sempre più a destra.
Qualcuno gli spiegherà, forse che a parte la sinistra extraparlamentare, di partiti di "destra" ne è piena la politica italiana, compresi PD e IDV e forse per il "cambiamento" occorre ogni tanto anche "cambiare" rotta, andando in direzione contraria.
Ma da uno che ha doppiato "Chicken Little", cosa ci si può aspettare?