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sabato 29 agosto 2009

Consigli per gli acquisti. Il libro del mese.

Da oggi, qui sul blog inauguro un'altra rubrica che mi impegno a tenere aggiornata, ed è questa, in cui mi permetto di consigliarvi qualche buona lettura o prodotto alternativo che il sottoscritto ha provato i prima persona e trovato di una qualche utilità.
Si parte dunque, con un libro che direi mi ha semplicemente folgorato e che credo senza fare nessun sensazionalismo, meriterebbe qualche premio, anche solo per il mastodontico lavoro che c'è voluto per scriverlo.
Il libro come già vedete dall'immagine qui a fianco, è "Shockeconomy" della bravissima giornalista canadese Naomi Klein, già autrice del celeberrimo "NoLogo".
Ve ne ho già parlato qualche post fa, nei mesi scorsi.
Il libro non è "fresco fresco" d'uscita, ha già un paio di anni (settembre 2007) sulla schiena, ma è comunque un valido consiglio e sopratutto quanto mai attuale, con la crisi dilagante che c'è oggi, e leggendolo potrà apparirvi addirittura a tratti profetico.
Bene, questo libro, se non da delle risposte a tutte le domande che questa crisi ha portato alla ribalta, ci va molto vicino.
Il testo è un ottimo vademecum per chi non si fida del cosiddetto pensiero unico e rabbrividisce quando sente neologismi come "neoconservatorismo", "neoliberismo" et similia.
Ma sopratutto lo consiglio a chi non conosce personaggi come Milton Friedman, che non sa cos'è la fantomatica "scuola di Chicago" e che pensa che la guerra in Iraq, sia una guerra giusta.
Qui dentro c'è molto di tutti noi, del mondo di ieri, di quello in cui viviamo oggi e probabilmente del mondo di domani.
Leggetelo e gran parte delle vostre certezze storico-politiche crollerano come sono crollate le Twin Towers, emblema di un capitalismo "della crisi" che, (e scusate il doveroso intreccio di parole) è in crisi.

mercoledì 26 agosto 2009

Estate, mare e un mostro assassino...










Agosto 2009
Quest'anno fortunatamente, il sottoscritto è riuscito a fare una decina di giorni di vacanza e da buon italiano non ha saputo resistere al fascino del mare.
Vicino a casa quasi, dato che essendo toscano mi sono fermato all'interno della regione natale per approdare, è proprio il caso di dirlo, in quel di Rosignano Marittimo, provincia di Livorno, presso il mare di Rosignano Solvay, frazione del comune stesso.
Il posto in questione, che gode di una certa fama per la presenza della fabbrica Solvay, che nomina appunto la frazione, lo è anche per via delle caratteristiche "spiagge bianche", frutto degli scarichi calcarei della fabbrica stessa che sono, per noi toscani, praticamente un "must", un pezzo di Caraibi a buon mercato in Toscana.
Per questo quindi, Rosignano fin dai primi anni del novecento, è un punto di riferimento sia dal punto di vista turistico che dal punto di vista industriale.
Camminando per questo bel posticino, tra l'allegro folcklore livornese, le piacevoli villette stile liberty e un mare davvero bello, pieno di fauna e scogliere ricche di vita, non si può non rimanere colpiti da una struttura che improvvisamente emerge dal lungomare rosignanese.
Il magnifico porto "Cala dei Medici", pieno di negozi, bella gente, barche, yacht e lusso in tutte le forme possibili.
Fiore all'occhiello di una costa che vuole rivalutarsi, che vuole scrollarsi di dosso l'etichetta di posto da famiglie e di vacanza del proletariato operaio, per assumere gli scintillanti fasti versigliesi, delle discoteche e dei locali alla moda, meta di personaggi famosi e facoltosi business man.
Peccato che il porto in realtà, appaia sempre più spesso come un cimitero di elefanti di ferro molto costosi e male assortiti rispetto ad una popolazione di estrazione proletaria, che da un giorno all'altro si è vista catapultare un pezzo della Versilia "bene" in casa propria, con la promessa di averne qualche piccolo beneficio economico in cambio.
La sensazione quando vi si entra è quella di un piccolo microcosmo per eletti, "protetto" da un muro che pare quello di sicurezza israeliano, una muraglia di cemento che nasconde sguardi e ospiti indesiderati, un posto in cui tutto è riservato, dal parcheggio per gli enormi suv, al rimessaggio, addirittura ai bagni "pubblici" riservati anch'essi solo ai proprietari (paganti) delle barche in posteggio e accessibili solo mediante alcune tesserine elettroniche.
Senza quattrini non si possono nemmeno fare i propri bisogni fisiologici, figurarsi comprare qualcosa nei negozi delle "grandi firme" all'interno, veri e propri mondi paralleli per la quasi totalità della gente comune che dopocena pascola e passa, quasi senza lasciare traccia nella "piazzetta" extra lusso del porto se non per uno sporadico gelato.
La sensazione è proprio questa, quella di due mondi diversi che coabitano tra loro forzatamente.
Non regge quindi la storiella dello "sviluppo economico", dei nuovi sbocchi commerciali, "copertura" ufficiale dell'amministrazione locale e dei promotori del progetto, dato che il rosignanese medio, quasi nemmeno ci entra, figurarsi fare business in un posto in cui quasi sei sopportato, tu, oggetto estraneo della plebe.
Il porto è quello che è, a partire dal nome altisonante e quantomai fuoriluogo (che c'entrino i Medici con Rosignano Solvay poi..) una speculazione edilizia, frutto dell'idea geniale di qualche magnate del lusso, arrivato per portare "il verbo" dell'eleganza nel cuore della classe operaia.
Già dopo pochi anni (il porto dopo una lunghissima gestazione è stato terminato nei primi anni 2000) di nascita, il progetto comincia a suscitare più di una perplessità visti i mediocri risultati dal punto di vista dell'integrazione commerciale con la Rosignano "comune", che dal punto di vista del "beneficio economico" non è affatto cambiata, quel che rimane purtroppo è lo strascico di "una gabbia di cemento" che ha distrutto e sepolto una scogliera cancellandola materialmente per sempre.
E se alcuni intellettuali hanno già manifestato grosse preoccupazioni (celebre l'intervento di Asor Rosa) riguardo la "cementificazione selvaggia" di quel pezzo di costa che va da Castiglioncello a San Vincenzo, molto meno si mobilità la gente comune, ospite a casa propria di fronte a piani urbanistici che appaiono sempre più spesso come forzature (spesso ben camuffati grazie al solito ormai muffito conflitto ambiente/lavoro) della politica e delle lobby dell'edilizia nell'interesse di pochi sulla pelle di molti.
La costa di Rosignano in questo caso, non fa eccezione.
Spiace vedere le amministrazioni comunali toscane amministrate dal cosiddetto "centrosinistra", sempre prone ai voleri di pochi influenti centri di potere che fanno ciò che vogliono con il bene comune, sia questo la gestione dell'acqua, lo smaltimento dei rifiuti o i piani urbanistici.
E se ciò poteva essere plausibile in momenti di espansione economica come negli anni del cosiddetto "boom", a cavallo degli anni 60, in cui il lavoro era la prima prerogativa e la sensibilizzazione ambientale era ancora un miraggio, oggi tutto questo appare come un segnale evidente di sudditanza al pensiero unico neo liberista.
Il capitalismo in crisi partorisce anche di questi mostri, che si risolvono per ciò che sono, vuoti contenitori di una società ideale a cui aspirare e che non esiste almeno per i comuni mortali, coloro che invece avrebbero dovuto esserne i principali beneficiari indiretti.
E giunto il momento a parer mio di uscire da questo continuo ricatto che vive sulla nostra pelle da sempre e che mette la salute pubblica, il territorio e l'ambiente, in contrapposizione con i posti di lavoro, i benefici economici comuni.
Come?
Rendendoci conto che il modo migliore per proteggere il lavoro è adeguarlo alla modernità, una modernità fatta di pericolosi cambi climatici, smottamenti, catastrofi, che per tanti è una rovina inevitabile e per pochi occasione d'oro in cui fare affari con la ricostruzione, vedi i casi New Orleans o lo tsunami nelle Filippine.
Una modernità che non può continuare a consumare suolo agricolo e boschivo per l'espansione edilizia indisturbata di poche lobby che nascondono la speculazione dietro i fabbisogni dei più deboli.
Che dovranno sentirsi non più spettatori esclusi di una scena appannaggio solo di pochi eletti, ma cittadini responsabili al centro di un territorio che prima di essere un cantiere a disposizione della prossima speculazione, è il luogo su cui sono nati e che gli appartiene per diritto di nascita.
Altrimenti l'unica fine che ci aspetta è quella di essere eterni "ragazzi della via Gluck", ospiti a casa propria, in un mondo in cui le aree pubbliche saranno piccoli fazzoletti di terra tra gli immensi possedimenti privati di pochi e facoltosi fortunati.

lunedì 24 agosto 2009

Sei Gay a Roma? Sei diverso, davvero.


In un'estate sanguinosa, tra clandestini, emigranti, morti via mare, proposte aberranti della Lega, si scopre ancora una volta come in Italia, sia difficile la vita del "diverso".
Che tu sia un clandestino, un emigrante su una "carretta del mare", o un ragazzo omosessuale che semplicemente passeggia per la capitale con il suo partner, per te, caro mio, sono cazzi amari.
Sei un "borderline" e non perchè tu sia al confine tra normalità e follia, non è la mente il tuo problema, ma il "concetto di normalità" che hanno gli altri di te in questo nostro bel paese.
Sei un diverso, anormale, fuorilegge addirittura.
Così diverso da non meritare nemmeno un trattamento uguale a tutti.
Infatti tu, a terra in una pozza di sangue, caro ragazzo mio, caro Dino (avrai mai un cognome? Difficile trovarlo sul web, sarà la privacy o il fatto che un gay è semplicemente "un gay" e basta?) sei invisibile.
Agli occhi della gente e a quelli del procuratore che ha lasciato andare il tuo aggressore.
Un "cavillo" burocratico ti ha tolto la dignità di essere come tutti una vittima.
Sei una vittima di serie B caro Dino.
Il tua aggressore se ne torna a casa come un qualsiasi cittadino, dopo averti accoltellato in un luogo pubblico, mentre tu lotti per vivere.
Ma chi impugnava il coltello non era un cittadino di serie B come te, non era un gay, un Rom, un rumeno o un "diverso" qualsiasi, ma semplicemente un cittadino italiano come te, solo un po' più uguale di te per la cosiddetta "morale comune".
In fondo il diverso sei tu, mica lui.
Sei tu quello "gay".
E mentre il povero Alemanno, si sbraccia e fa a "scarica barile" con il suddetto procuratore, Giovanni Ferrara, sei tu l'ennesima vittima di quella coltre nera che, ormai da quando il sindaco è in carica, aleggia su Roma.
Un manto nero che ricopre immigrati, omosessuali, mendicanti di strada, tutti i "diversi" nelle loro forme più disomogenee e li scova, li marginalizza ancora di più, li calpesta, li punisce.
In un' Italia in cui aleggia la paura, e in cui le ronde paiono l'unica soluzione contro di essa, mi domando chi ti difenderà, caro Dino.
Ti difenderanno forse coloro che su una fascetta intorno ad un braccio hanno cucite in un inquietante acronimo tre "S"?
O signori delle camicie verdi di celtiche origini?
Non credo.
Così come non credo ti difenderanno le forze dell'ordine, con quelle divise un po' "retrò" con uno stile così simile all'abbigliamento delle "milizie" di certi tempi andati..
Che forse stanno tornando di moda.
Potremmo difenderti noi caro Dino.
Noi che non ci riconosciamo nei valori di coloro che si arrogano il diritto di parlare di "patria", quando nemmeno hanno partecipato alla costruzione democratica di questa nostra sgangherata Repubblica.
Noi che non ci riconosciamo in un governo che reprime la diversità, si fa beffe dell'opinione pubblica, dei diritti civili e della rispettabilità internazionale di un paese.
Potremmo farlo, potremmo difenderti, ma solo se al più presto cominceremo a collegare una serie di episodi simili tra loro, a vederci un nesso ideologico di fondo e senza minimizzare riusciremo a dargli il giusto nome che gli compete, sia nella forma che sopratutto nella sostanza.
NeoFascismo.

mercoledì 12 agosto 2009

Berlusconi? No, Vendola. Apoteosi del sogno utile.

La notizia la commento solo ora, anche se ha qualche giorno (quattro in particolare, per il web è praticamente un'era geologica), ma è una di quelle che non ti puoi far sfuggire.
Sopratutto per chi come me e lo ammetto in tutta franchezza, con il buon Nichi ha davvero il dente avvelenato.
Perchè?
Perchè personalmente ero uno degli "affezionatissimi" sin dai tempi della rubrica "Il dito nell'occhio" su Liberazione e non vedevo l'ora che "Nikita" prendesse il posto di Bertinotti alla guida di Rifondazione dopo la parentesi anonima del segretario a gettone, Giordano.
Bene, Vendola è uno dei politici che mi hanno deluso di più in assoluto.
Capace di dire e fare tutto e il contrario di tutto.
Se la "sinistra" in Italia è una galassia di partitini in buona parte è anche colpa sua.
Dopo aver sfasciato Rifondazione all'indomani di un congresso in cui aveva detto (da perdente) di "non voler lasciare il partito per cambiarlo dall'interno", (infatti puntualmente è successo il contrario), dopo aver gonfiato il tesseramento 2008 per cercare in tutti i modi di vincere (la solita Castellammare di Stabia in cui per il PD sono stati tesserati anche i morti), dopo aver denigrato il partito da cui proveniva (un partito di feticci e simboli anacronistici) e in cui ha militato per quasi un ventennio, dopo le aperture politiche al PD, l'UDC e addirittura a ex fascisti come la Poli Bortone (lista Io Sud) per le prossime regionali in cerca di riconferma, dopo aver re-impastato una giunta come quella pugliese senza spiegazione alcuna e con personaggi quantomeno discutibili, (tutti ex margheritini e gran parte dell'UDC) ecco anche la ciliegina.
Cito dalla lettera aperta che lui stesso ha spedito a Desiree Digeronimo, una dei Pm che dovranno indagare sulla vecchia giunta pugliese, finita nei guai per colpa di appalti truccati e altre amenità nell'ambito della gestione della sanità pubblica della regione:
”L’amore per la verita’ non mi consente piu’ di tacere. Ho l’impressione di assistere ad un
paradossale capovolgimento logico per il quale i briganti prendono il posto dei galantuomini e viceversa” - e ancora - "la sua indagine, dottoressa Digeronimo, sta diventando, suo malgrado, lo strumento di una campagna politica e mediatica che mira a colpire la mia persona - prosegue - pur non essendo io accusato di nulla".
Bene è vero, Vendola in tutta questa storia, non è indagato e molto probabilmente non c'entra nulla.
Il problema è questo, perchè sente il bisogno di difendersi dalla magistratura come un qualsiasi sgherro di Berlusconi e sopratutto con le stesse modalità del Cavaliere, ovvero, quelle della delegittimazione?
Questo lo considero gravissimo e lo considero un clamoroso autogol politico.
E difatti le critiche, arrivate a pioggia, sia in maniera puntuale e precisa come da Travaglio sul suo blog, voglioscendere, o da vari giornali della carta stampata, sia da personaggi di dubbia integrità morale come Gasparri che ne approfitta per fare di tutta l'erba un fascio tra "destra e sinistra", non hanno tardato ad arrivare.
Frasi come questa poi: “La prima anomalia e’ che lei non abbia sentito il dovere di astenersi, per la ovvia e nota considerazione che la sua rete di amici e parenti le impedisce di svolgere con obiettivita’ questa specifica inchiesta." - paiono proprio uscite dalla bocca dell'ometto di Arcore.
Credo personalmente che un pm dovrebbe essere in grado di saper elevarsi sopra la propria "soggettività" per dare un riscontro "oggettivo" ed essere quindi obbiettivo nel giudizio.
Cosa che evidentemente Vendola non vede nella Digeronimo.
Se si dubita di questo però, si mette in discussione tutta la magistratura e chiedendo di astenersi dall'indagare, si richiede un uso ad personam delle figure giudicanti ad essa legata.
Come di continuo fa e chiede sempre dall'alto dei suoi mezzi di comunicazione, proprio Silvio Berlusconi.
Se questa deriva politica ha colpito anche la cosiddetta "sinistra radicale" (anche se SeL al sottoscritto pare tutto fuorchè radicale e forse a ben vedere nemmeno poi tanto di sinistra), si capisce perchè l'elettorato potenziale della "sinistra diffusa" nel nostro paese non vota o "migra" verso Di Pietro.
Ma il peggio è questo (e forse farebbero bene ad accorgersene velocemente anche gli elettori di Sinistra e Libertà), Vendola è un politicante, un potentato della politica, se nonostante la sua pulizia penale, non perde tempo a usare i mezzi di comunicazione, che lui stesso indica come veicoli denigratori (allora perchè usarli?) della sua persona, per difendersi mettendo in dubbio la capacità di giudizio di uno dei pm che dovranno giudicare la sua ex giunta.
Vendola comincia pericolosamente ad assomigliare ai tanti "animali politici" che animano il nostro panorama istituzionale, intoccabile quando toccato.
Così vista la sua immagine politica in pericolo si premura di "mettere le mani avanti", ma sopratutto, dopo che la sua giunta è stata coinvolta probabilmente in fatti illeciti, corre ai ripari, cancellandola tutta meno un elemento, lui.
Questa è la cosa grave, "l'io sono".
Io sono pulito, non mi giudicate.
Se sei pulito dico io, fatti giudicare, in silenzio e magari anche se non hai fatto niente, come farebbero in altri paesi del mondo, dimettiti.
Stando al suo posto, Vendola fa vedere come la sua politica sia essenzialmente autoreferenzialità, da lì la sua preoccupazione, quella di poter perdere voti e magari di venir messo in un angolo e non essere più "l'esponente di spicco del centrosinistra", per la Puglia, in vista delle regionali del prossimo anno.
Con buona pace dei "contenuti" di sinistra e dei "sogni utili" e sopratutto con buona pace di un elettorato che ancora non vede nascere nessun soggetto politico ai margini di SeL ma intanto vede i suoi politici agitarsi per non lasciare una poltrona o più poltrone che ormai sono di nuovo in ballo e in cui sarà molto difficile risedersi...

giovedì 6 agosto 2009

Ru486 Obiezione!Di coscienza.


In questi giorni, la premiata ditta del dolore Chiesa Cattolica, ne partorisce (è proprio il caso di dirlo) una delle sue.
Predica dopo la scomunica invocata qualche giorno fa, anche il ricorso all'obiezione di coscienza nei confronti dell'uso del farmaco Ru486.
Cos'è Ru486?
Se non lo sapete, è la "nuova" pillola abortiva per cui, una donna in gravidanza può decidere di interrompere la gestanza grazie ad essa, fino al secondo mese.
Immediata la "levata di scudi" di alcuni degli esponenti del Vaticano e degli organi di stampa ad esso legati contro la pillola abortiva.
Un medicinale che in Italia è una novità assoluta, mentre nell'UE e in molti altri paesi del mondo è ormai in uso da più di vent'anni.
La pillola infatti nasce in Francia, nel 1980, per merito del ricercatore francese Emile Etienne Baulieu che scopre una molecola che si rivela un potente anticoncezionale.
Pochi anni dopo, su pressione del governo francese, la pillola arriva all'uso comune e la casa produttrice, oltre che detentrice dei diritti della scoperta, rilascia il prodotto nel 1988.
Dal 1990 in poi, anche in altri paesi mondiali, viene concesso l'uso del farmaco, a partire dagli USA.
E' incredibile come, un medicinale d'uso comune da un ventennio in tutto il mondo, sia in Italia oggetto, attualmente, nell'anno 2009, delle più aspre polemiche.
Personalmente credo che la risposta sia semplice e scontata, la pillola Ru486 è un problema nel nostro paese per il semplice fatto, che esiste un'istituzione potentissima come il Vaticano.
Ma se ciò non stupisce, quello che mi sconcerta sono certi inviti, che alcuni degli esponenti più importanti della chiesa come nel caso del cardinale Angelo Bagnasco, non si stancano di ripetere, con preoccupante leggerezza.
"Cresca l'obiezione di coscienza contro la pillola Ru486".
Parole gravissime che nascondono dietro un'opinione, l'omissione di un diritto, che è quello di cura di un paziente o semplicemente quello di accettare la volontà di una persona, di un individuo.
Insomma il cardinale Bagnasco si appropria dei corpi e dei diritti degli altri e ne dispone come meglio crede.
Rimane infatti in questa disquisizione, fuori, un elemento di fondamentale importanza, il diritto di scelta della donna.
Non c'è da stupirsi, da sempre per la chiesa, la donna non è che una "serva" di una voontà superiore, sia merce di scambio, come nel vecchio testamento, madre/contenitore di una volontà divina, o semplice accessorio dell'uomo, una "costola" per l'appunto.
Ecco che allora un aborto diventa più grave di uno stupro se si parte dal presupposto che la donna, gravida, diventa elemento passivo del concepimento.
Poco importa se l'aborto clinico o magari una gravidanza costrittiva mettono a repentaglio la vita di una potenziale madre, in questo quadro la donna da soggetto diventa oggetto, senza possibilità di scelta.
Una posizione fascista e assolutamente anticristiana.
Non si capisce perchè un'istituzione religiosa debba decidere per tutti, atei e non, di altre fedi spirituali o magari per quale motivo voglia sostituirsi all'unico (nel caso esista!) in grado di poter dare giudizi sopra ogni parte, dio stesso.
Ma se queste in fondo sono solo schermaglie verbali, dato che poi di fatto il medicinale ormai è stato approvato come idoneo e quindi somministrabile dall' Agenzia Italiana del Farmaco, ciò che è preoccupante, è l'azione che la chiesa cattolica fa sulle istituzioni mediche, in cui si annidano, pare, sempre più "obbiettori di coscienza" addirittura 7 su 10, che si rifiuterebbero quindi, nel caso di una tale richiesta, di prescrivere tale farmaco.
Rispetto a un numero così alto di "obiettori" sorgono poi inquietanti dubbi su come si arrivi a tale decisione, possibile siano tutti convinti cattolici?
Possibile che nessuna di queste persone senta di decidere per chi gli sta di fronte, negandogli il diritto personale di scegliere cosa fare della propria vita e del proprio corpo?
Possibile che il Vaticano possa fare pressioni in istituzioni che non gli competono, allungando le mani e "piazzando" al loro interno poi specialisti suoi aficionados?
Una domanda sola vorrei fare al cardinal Bagnasco, ma non è il perdono una delle virtù cristiane più importanti?
Allora perchè, nel caso che un aborto sia uno sbaglio, non lasciar decidere alla donna di poter sbagliare?