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giovedì 23 aprile 2009

Sei precario? Niente politica.

Italia, Toscana, aprile 2009.
Queste tre parole più una data numerica, farebbero pensare alle verdi colline della Val d'Orcia, o a una bella vacanza tra le vigne del Chianti, tra un bicchiere di vino e un pasto gustoso, nel relax più totale.
Da sempre la Toscana, pare lo spaccato "migliore" dell'Italia, quello politicamente corretto, anche innovativo, scevro dai comuni problemi che affliggono il bel paese da sempre.
Eppure sotto lo strato superficiale, di una regione dal sorriso facile, generosa, pulita, si annidano i centri di potere, quei centri di potere di una politica quasi monolitica nel suo tendere sempre a "sinistra" e che a suo malgrado da sempre, detta legge.
Una prepotenza dolce, niente sangue, niente clamore, niente scandali, non è la mafia casalese o siciliana, ma l'omertà è la stessa, quell'omertà diffusa che penetra nel sottosuolo della società e che permea gran parte delle istituzioni pubbliche, piccolo circolo ristretto di privilegi e privilegiati.
Allora può succedere che in un piccolo paese della Toscana, più precisamente del Chianti, si possano verificare esempi impensabili di mobbing lavorativo.
La cosa più preoccupante è che chi fa questo tipo di pressioni, sia un'azienda che collabora strettamente con le istituzioni pubbliche locali, del comune, che come vi sarà facile immaginare, sopratutto se conoscete minimamente la zona, sono legate a doppio filo, da sempre ad un certo partito.
Accade quindi, che un lavoratore, un giovane precario, contattato per entrare in lista alle amministrative per conto di un partito, venga "dissuaso" dal suo datore di lavoro, per la posizione conflittuale (essendo il suo partito in contrasto con la maggioranza attuale) che assumerebbe nel caso si presentasse in lista.
Quello che è più clamoroso è che l'associazione che fa pressione, gestisca in appalto servizi del comune ed abbia al suo interno, guarda caso, gran parte del suo organico legato strettamente al partito di maggioranza che gestisce il comune stesso.
Praticamente un piccolo "conflitto d'interessi", in pratica il datore di lavoro per ironia della sorte, è anche appaltatore e beneficiario dell'appalto, grazie alla presenza di tanti "fedeli tesserati" del partito che governa quel piccolo comune.
Una piccola "rete di potere", piccola, ma potente al punto giusto, da riuscire in poche ore a dissuadere un ragazzo di ventotto anni, dal far apparire su una lista elettorale pubblica, il proprio nome, perchè considerata, operazione "sconveniente".
Di fatto la pressione arriva non da un privato; ma dalla tendenza politica di questa azienda privata che, strettamente connessa ad un partito che governa il comune, fa una pressione di tipo politico.
In Sicilia, Campania,
chiamerebbero questo processo, con un unico nome, Mafia.
E capita sempre più spesso di accorgersi che all'interno delle piccole comunità, gran parte dei ruoli pubblici comunali e paracomunali, siano espressione di "quote di partito".
Una gerarchia fatta di anelli d'acciaio, legati l'uno all'altro dal proprio posto di lavoro, dalla stasi della non belligeranza, di un processo conservativo della propria nicchia vitale.
Come se "un posto in comune" fosse il diritto acquisito di tanti "vassalli" fedeli che atteso il proprio turno, si ritrovano un lavoro sicuro da impiegato o dipendente comunale grazie appunto ai servigi, i voti e la "rete" di consensi a cui essi sono legati.
Ecco che allora, ciò che pare minimamente diverso, diventa motivo di preoccupazione, possibile pomo della discordia in un idillio di consensi, in cui tutti guardano le spalle all'altro.
Viene allora da pensare, che la mentalità tutta italiana, della raccomandazione, dell'acquisizione del privilegio, del nepotismo, non sia solo un problema del "mezzogiorno", ma che in maniera meno appariscente sia la prassi, nel sottobosco della politica e delle amministrazioni pubbliche di tutta la penisola.
Anche la Toscana quindi, purtroppo non è esente da questo modo di operare, di fare politica.
La regione delle "isole felici", ci racconta come in realtà, le persone che vi sorridono dentro siano sempre le solite, l'espressione di una piccola "casta".
Sì perchè la casta politica che governa questo paese, non che l'apice di un'elettorato marcio, che si riflette e si specchia come davanti a un'immagine fotocopia, nei suoi rappresentanti delle alte sfere.
E si sa, il popolino si dibatte, s'indigna, protesta sempre, a prescindere.
Salvo poi fare riverenza di fronte al padrone di turno...

martedì 21 aprile 2009

Servi dei Servi. Oggi tocca a.. Lorena Bianchetti.



Nel partito dei paggi di corte, da domenica c'è una nuova iscritta, la conduttrice di Domenica In, Lorena Bianchetti.
In un simpatico siparietto con il Mago Silvan, che si lascia sfuggire una battuta (tra l'altro carina), sul Grande Nano, la povera Lorena, non può far altro che sentirsi venire meno, terrorizzata dal'eventualità che ci possa anche essere il minimo dubbio riguardo la "tendenza" del programma domenicale di Raiuno.
Miracoli di Raiset, la dependance televisiva di Silvio Berlusconi oltre le sue tre reti private.
L'impressionante numero di lacchè del Nano di Arcore, trasborda da Canale 5 a Raiuno, da Rete4 a Raidue, a Italia Uno con una semplicità disarmante.
I più bravi?
O promossi di grado (vedi Giordano, Belpietro, Carfagna, Carlucci, avvocati e commercialisti vari..etc etc), o in parlamento, ad insultare due camere che hanno ospitato persone che hanno fondato la Repubblica, come Pertini, Berlinguer, Moro.
Si accettano scommesse su dove finirà la brava Bianchetti, dato che, dopo una performance come quella dell'ultima puntata di Domenica In, che fa invidia certamente anche al più prostrato degli Emilio Fede, non può non ricevere una ricompensa.
Quel che è sicuro, è lo stato della cosiddetta televisione "pubblica" italiana, ormai in stato avanzato di decomposizione, così come la qualità dei programmi dei palinsesti che non a caso si chiamano per l'appunto "spazzatura".
Mi domando, dopo lo stop a Vauro, come sia possibile, non intervenire per "pareggiare" un'inchino come quello della Bianchetti, ma sopratutto con che coraggio potremo continuare a pagare il canone di reti televisive che assomigliano sempre più ad un cinegiornale degli anni 30 del regime Fascista.

domenica 19 aprile 2009

Il mio nome è "Nessuno". Il caso scandaloso della Pinar.

Finalmente si è sbloccato, alle ore 21 e 38 del 19 aprile, il caso, ormai estenuante del cargo di nazionalità turca, Pinar.
Venti immigrati e il cadavere di una donna incinta, sono finalmente sbarcati sul territorio italiano.
Erano quattro giorni che il cargo turco aveva preso a bordo un gruppo di 147 persone da due barconi che stazionavano, in condizioni già limite dell'emergenza sanitaria, tra i confini territoriali di Malta e dell'Italia.
Il Pinar è diventato suo malgrado, il simbolo di una contesa burocratica tra due paesi che hanno perso di vista fin da subito la gravità di una situazione in cui sono coinvolte un centinaio di persone considerate alla stregua di carico mercantile qualsiasi, come fossero un'ingombro di cui poter discutere in tutta calma.
Mi viene da pensare cosa sarebbe successo se le persone che sono a borgo della nave battente bandiera turca, fossero dei semplici turisti su una nave da crociera e non un gruppo di clandestini in cerca di fortuna nel continente.
Probabilmente il trattamento sarebbe stato molto diverso e tra Malta e Italia non ci sarebbe una corsa ad un contenzioso l'una contro l'altra con richiesta d'intervento dell'UE, ma ci sarebbe tutt'altra corsa, quella all'attribuzione dei meriti, della tempestività nell'intervento etc.
Per quattro giorni, su quella barca gli unici esseri umani sono stati i componenti dell'equipaggio turco, gli unici in possesso di un'identità, come se nel mondo di oggi anche il fatto di avere un corpo, una mente, una presenza fisica, non bastassero più, senza un foglio d'accompagnamento che definisce chi sei.
Sul Pinar ci sono 140 fantasmi, che hanno una vita, una storia, un nome, ma che per le autorità dei paesi coinvolti, non esistono.
Di fronte alla vita, vince nuovamente la burocrazia.
Poco importa, se su quella barca, vi sia il cadavere di una madre, ormai deceduta da giorni, con in grembo un figlio che non nascerà mai, insieme ad un gruppo di disperati di tutte le età, al limite delle proprie forze e in situazioni precarie di salute.
Una situazione che si risolve con la semplicità delle parole dell'armatore del cargo, Baris Erdogdu che dice: "Il Pinar è un cargo, non è attrezzato per questo tipo di circostanze e la situazione potrebbe solo peggiorare. Ci avevano detto che sarebbero intervenuti per rimuovere il cadavere, ma non è stato così. Che facciamo? Rimaniamo in attesa che qualcuno altro muore prima che si decidano ad intervenire? Sarebbe più logico far sbarcare prima gli immigrati e poi risolvere il contenzioso".
Invece pare proprio che sia più importante capire chi si dovrà "accollare" l'oneroso carico umano, un carico di esseri umani che nessuno vuole, che contano meno della misurazione territoriale delle acque, indispensabile per capire quali siano le acque più vicine, se quelle maltesi, o quelle italiane.
Con questo nuovo caso di emarginazione, simile a tanti altri, in questi anni in cui i governi di tutto il mondo rifiutano clandestini e immigrati, si ribadisce come, se si è poveri, non si abbia diritto a nulla, si riesca invisibili al mondo dei ricchi, l'unico possibile.
L'unica visibilità arriva solo con il pietismo, l'elemosina dei media, a un corpo straziato senza nome, come quello della ragazza nigeriana di 18 anni che nel lungo viaggio dalle coste della Libia, aveva sognato probabilmente un futuro migliore per lei e il figlio che portava in grembo.
Poco male, rimarrà per noi tutti cittadini dell'occidente ricco, solo un fantasma senza nome, compianto per qualche minuto, prima del servizio successivo di cronaca.
Un numero tra i tanti, tra i tanti morti che popolano i fondali di quella valle di lacrime che in questi anni, sta diventando, sempre più tristemente, il Mar Mediterraneo.

giovedì 16 aprile 2009

San Franceschini. Il Cantico dei fatti e delle opinioni

Il giorno dopo lo "stop" a Vauro e i rimproveri ufficiali a Santoro, si raccolgono i vari commenti sulla vicenda.
Se dalla parte del PDL, ovviamente le reazioni sono compatte e uniformi e si avvalgono di toni forti, a tratti anche vergognosi; sul fronte del "centro- centro- sinistra", parlamentare si muovono timide difese.
Vi cito qui, pari pari le dichiarazioni del segretario del PD e di alcuni esponenti di quel partito prese dal sito del Corriere della Sera di ieri:

"Secondo il segretario del Pd Dario Franceschini, che chiarisce di non apprezzare il giornalismo proposto da Annozero, è inaccettabile qualsiasi provvedimento di censura nei confronti della trasmissione di Santoro. «A me quella trasmissione non piace molto - ha detto Franceschini poco prima della decisione dei vertici Rai -, mi sembra che lì ci siano troppe persone che pensano di avere la verità in tasca, comunque. Però non è che le cose che non piacciono debbano essere censurate. Va rispettata la libertà di informazione, il servizio pubblico è a disposizione di tutti. Legittime le critiche a Santoro, ma non possono essere presi provvedimenti sanzionatori». Anche Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, critica invece la decisione della Rai: «La strada burocratico-disciplinare imboccata lascia sconcertati. È assurdo pensare di affrontare problemi editoriali con provvedimenti censori. È ancora più inspiegabile che tali provvedimenti riguardino la satira. Critiche e discussioni sui programmi di Santoro sono più che legittime, ma non possono dar luogo a iniziative di questo genere».

Riguardo a queste dichiarazioni ovviamente non si può che essere d'accordo sul tema "del diritto di critica" e della "libertà d'espressione", ma quello che almeno a me, sconcerta, è il giudizio che Franceschini e Gentiloni danno della trasmissione.
Anno Zero non piace.
Mi domando io, ma perchè?
Anno Zero è un programma di parte.
Può darsi, come tanti ahimè, in Italia.
Ma ha un grosso pregio come trasmissione televisiva, quello che è, nonostante si sappia benissimo come la pensano il conduttore e gli autori o i collaboratori del programma di Raidue, il presentare i fatti nella sua forma originaria, scarna, aiutando lo spettatore a capire, senza condizionamenti, le dinamiche di un fatto di cronaca.
E questo, guardate, è un caso ormai raro nel giornalismo italiano.
I "fatti" sono scomparsi, vinti dalle più malleabili "opinioni".
Opinioni, che spesso collimano sempre più con gli interessi dei centri di potere, politici, economici, o di settore.
Ecco perchè il PD e Franceschini e il povero Gentiloni (All'ex Ministro alle Telecomunicazioni vorrei chiedere: ma la legge sull'anti Trust? Dov'è finita? Tardi ormai per parlare di informazione libera se non si è fatto nulla per difenderla quando si sarebbe potuto) non riescono a digerire Santoro e Anno Zero, semplicemente perchè Anno Zero come da programma libero qual'è, rivolge critiche verso tutto l'estabilisment politico, nessuno escluso.
In Italia non si è più abituati a questo, semplicemente.
Ecco che allora Anno Zero "non piace molto" e a Franceschini "sembra che lì ci siano troppe persone che pensano di avere la verità in tasca".
Guardate la mia non è polemica spiccia, è solo una riflessione di metodo, Franceschini dice che la trasmissione non gli piace, perchè presenta "una sua verità".
E' ovvio, ognuno di noi porta la propria opinione individuale e soggettiva, anche inconsciamente, ma quello che presenta Anno Zero, non è questo, ma bensì i fatti di cronaca che noi siamo troppo spesso abituati a considerare opinioni, nel "ping pong mediatico" in cui da una parte all'altra i presi in causa si ribattono discorsi su discorsi.
Tralasciando appunto, come si suol dire in gergo, "il nocciolo" della questione, il fatto di cronaca.
Enzo Biagi, che era un grande giornalista, non a caso intitolò quella sua bellissima "pillola" d'informazione e riflessione giornalistica, pre TG1 di qualche anno fa, proprio con il nome de "Il Fatto".
Santoro e Anno Zero, non piacciono semplicemente perchè non fanno questo esercizio utilitaristico e i nostri politici, ormai assuefatti al teatrino delle ribattute, della dichiarazioni in risposta, della bagarre mediatica, non riescono più a capirlo, non vedono neppure ciò che loro stessi dovrebbero commentare, difendere/attaccare.
Ovvero quei "fatti" per cui loro stanno lì, e davanti a cui, "dovrebbero rappresentare" il loro elettorato, ognuno con le sue idee, quelle sì, soggettive.
Fanno invece un'esercizio inutile di "autoconservazione", parlano tra loro escludendo la realtà vera, reale, degli accadimenti giornalieri.
Escludendo l'oggettività di alcuni fatti, come ad esempio lo stato delle abitazioni abruzzesi e di alcuni centri di utilità pubblica come gli ospedali, crollati miseramente, oppure che si sia ignorato per mesi il cosiddetto "sciame sismico", o anche che se fosse già stata in vigore il nuovo piano casa del governo, probabilmente con un'espansione edilizia delle case, "autocertificata", i morti e la devastazione sarebbero stati sicuramente di più.
Quel che si vede sono solo le vignette di Vauro, che in quanto vignettista e quindi autore satirico dovrebbe poter dire ciò che vuole, senza filtri, senza censure, portando la sua opinione.
Si scambiano insomma, i fatti per le opinioni, come non a caso diceva in un bel libro di qualche anno fa, proprio Travaglio.
I fatti scompaiono di fronte alle parole vuote di una politica ammuffita e autoreferenziale.
Che appena ha interessi comuni, si scopre identica, indipendentemente dalla collocazione dei suoi membri nell'arco parlamentare e sono emblematici gli accordi di questi giorni tra PDL e PD sul referendum a proposito del sistema elettorale, in cui con "un colpo di mano", si tenta di accorpare lo stesso alle elezioni europee per guadagnare il quorum, e su cui la Lega si è espressa negativamente, suscitando molte polemiche.
Anche perchè nel caso passasse il sì, cancellerebbe, rafforzando il sistema maggioritario i piccoli partiti, espressione della democrazia e di tutte le voci di un paese.
Questo è un fatto.
L'opinione è che si può essere favorevoli o meno al motivo del referendum.
Franceschini che ne direbbe?
Questo: "Berlusconi ci tiene tanto a far sapere che lui comanda ma poi ogni volta si piega ai ricatti di Bossi".
Ovvero un bel niente, come vedete, arriva l'opinione di Franceschini su Berlusconi.
Il fatto è sparito, il teatrino riparte, eliminando ogni oggetto estraneo disturbante dal meccanismo, sia un fatto o una persona.
Adesso è toccato a Vauro, in futuro a chi?
In tutti i casi, nessuno verrà difeso, crocifisso sull'altare della libera informazione (!), nel silenzio dei fatti, sovrastato dal brusio delle inutili opinioni.




mercoledì 15 aprile 2009

Editto Bulgaro2. Gli Sciacalli e le Pecore.

E' finalmente ufficiale, da oggi, in Italia, la satira è fuorilegge.
Dopo le polemiche dei soliti "sciacalli" di Anno Zero, sul terremoto e la protezione civile, arrivano dall'alto le "contromisure governative" e questa volta, come già successo al comico Luttazzi, a subire le conseguenze dell'ira del Grande Nano è un'altra persona "avvezza" all'umorismo, il vignettista pistoiese, Vauro Senesi.
Colpevole di fare esercizio di una qualità evidentemente non comune alla massa dei parlamentari e iscritti del PDL, l'umorismo.
Forse il vedere da vicino le facce di "personaggi" come LaRussa, Gasparri e Calderoli, Bricolo, e Borghezio ha esaurito lentamente l'ilarità nel gruppo "azzurro", tanto da rendere il povero Vauro, "stantio" di fronte a tali somatismi naturalmente tragicomici.
Il problema è che qui c'è davvero poco da ridere.
Mi sforzo con tutto me stesso per cercare di essere imparziale, cerco di fare il possibile per mettermi nei panni di persone come Masi (colui che di fatto ha sospeso Vauro), Vespa, Berlusconi e i tanti politici del suo pseudo-partito, cerco di pensare alle parole giuste per chiamare un'azione come questa, ma il mio lessico, ahimè, non solo per colpa della mia ignoranza, si restringe.
L'unica parola che mi viene in mente, è regime.
Proprio oggi postando su uno dei blog amici, concordavo con altri riguardo il fatto che il nostro paese si trovi sotto il regime del cosiddetto "quarto potere" e se non sapete di che parlo guardatevi il film (nella traduzione italiana con il titolo appunto, omonimo) di Orson Wells.
Anche perchè pare che il motivo scatenante dell'epurazione preventiva del comico sia uno solo, ovvero questa vignetta che vedete qui in alto a sinistra all'inizio del mio post.
Vignetta ritenuta "gravemente lesiva dei sentimenti di pieta' dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico la vignetta di Vauro Senesi 'Aumento delle cubature. Dei cimiteri".
Ora come sapete sicuramente Vauro non nasconde una simpatia per la sinistra e in particolare per il comunismo, le sue vignette sul quotidiano il Manifesto sono celebri, ma forse nemmeno lo stesso Vauro si sarebbe mai aspettato un trattamento così "stalinista".
Si perchè ormai le cinque reti e mezza del premier, battezzabili ormai con il nuovo nome, Raiset, avrebbero di certo fatto invidia alla Pravda dell'Urss ai tempi della guerra fredda, tanto sono allineate.
Forse ci siamo dimenticati che al tempo il governo Berlusconi ante parentesi Unione, silurò in un colpo solo Luttazzi, Santoro, e il pericolosissimo sovversivo Enzo Biagi, oltre a censurare di fatto Raiot il programma di Sabina Guzzanti che sarebbe dovuto andare in onda su Raitre.
E se negli altri paesi è lecito farsi beffe di Chirac, LePen, o di Blair e dello stesso Bush, in Italia non si può, riguardo Berlusconi e la sua cricca di sudditi.
Inquietante anche il silenzio di buona parte del PD e di un politico come Gianfranco Fini che anzi si è pure espresso negativamente nei confronti della trasmissione, lui così "liberale" verso altri diritti dello Stato, come quello alla laicità.
Prendiamo atto di una cosa, in Italia non siamo liberi.
L'Italia non è più un paese libero.
Se è vero che dalla libertà d'espressione si misura la libertà democratica di una nazione, noi siamo immersi un un fascismo morbido impregnato di propaganda massimalista, ricollegato direttamente ai poteri ormai illimitati mediaticamente, di Silvio Berlusconi.
In Italia, sopravvivono organi di (dis)informazione come l'illegale TG4 di un certo Emilio Fede, (per cui noi italiani paghiamo una penale alla UE di 130 mila euro all'anno per via delle frequenze non cedute a Europa7), o calderoni di morti&amenità varie tipo Porta a Porta, del lacchè Vespa o anche organi di stampa del "padrone" come il Giornale, Panorama e via dicendo, oppure fogli e fogliettini di ex sgherri migrati su altri lidi vedi Vittorio Feltri (altrimenti veniva radiato dall'ordine dei giornalisti, vedi dichiarazioni false su DiPietro) dal Giornale a Libero.
Ma Vauro no.
Vauro ha passato il limite, forse perchè la Rai NON è la televisione pubblica, la Rai NON è di tutti noi, ma solo dei politici di turno, padroni della parola d'ordine e dell'immagine da passare al paese, sotto forma di omogeinizzati dell'informazione, sullo stile dei cinegiornali Luce dell'epoca del fascio littorio.
Altro che diritto di replica, altro che "contraddittorio".
Si possono mettere le "bandierine" sulla cartina dell'Italia per celebrare le regioni conquistate dal datore supremo di lavoro, si può insultare un padre che ha deciso di prendere la decisione più difficile, si può dare risalto a pigiami, biciclette, scarpe, zoccoli, stanze, pieni di sangue.
Ma gli sciacalli sono altri.
Lo sciacallo è un animale solitario difatti, che ulula spesso da solo nella notte, magro, diffidente, si nutre di ciò che trova nel duro ambiente circostante.
Forse allora Vauro è davvero uno "sciacallo", come Santoro, Travaglio e come noi, che usiamo il web per protestare, esclusi ora, sempre più dalla ribalta dei media tradizionali.
Gli altri sorridono beati e vanno in gruppo dove li conduce il bastone del padrone.
Come le pecore, in Rai evidentemente ce ne sono tante.
Da domani invece ci sarà uno "sciacallo in meno", benvenuto alla macchia caro Vauro.
Ci piacerai lo stesso, finchè avrai fiato e continuerai a dire quello che pensi.
Magari tra noi, sul web...

martedì 14 aprile 2009

Gli sciacalli dell'informazione...

Quali sono?
Secondo il direttore del "Giornale" Giordano e secondo il direttore Feltri di "Libero" sarebbero i seminatori di zizzania di Anno Zero, Santoro e Travaglio.
La solita schiera di tirapiedi lancia l'allarme!
Informazione deviata, sciacalli inquisitori!
E a ruota gli pseudo politici della PDL tuonano contro la "lesa maestà" del capo, del povero Bertolaso, del buon cuore dell'Italia intera!
Il buon Marco risponde e come vedrete anche lui parla di una certa "Impregilo" e anche lui come me accenna a condoni, espansioni abitative etc etc...
I giornali stanno fallendo, la carta stampata è alla frutta, aggiungo io, per fortuna.
A parte qualche piccolo buon quotidiano e qualche settimanale di qualità vale la pena che tutti questi "giornalisti" vadano a casa.
Sopratutto in Italia, dove non abbiamo certo Le Monde, El Pais o il New York Times.
E quindi l'informazione, o meglio la "controinformazione", la fanno i giornalisti (quelli veri) sul web, i comici, o addirittura i blogger.

Prendetevi una pausa e guardatevi il video

NB.
Viene dal blog di Beppe Grillo, di cui non condivido in nessuna maniera il suo approccio apolitico e antipolitico (di fatto anche lui con lei sue liste "civiche", fa politica) ma che ha il buon costrutto di tenerci informati su alcuni temi "caldi" della politica italiana, ospitando appunto, bravi giornalisti come il buon Travaglio.
E fate particolare attenzione alla parte finale in cui si parla di una bella serie di inquisiti...che c'entrano da vicino proprio con l'Abruzzo...

venerdì 10 aprile 2009

Impregilo e New Town.

In questi giorni in cui si sono scritti e detti fiumi di parole e in cui praticamente ogni organo d'informazione italiano ha dato la sua versione dei fatti sul grave terremoto abruzzese; solo in pochi hanno veramente approfondito le cause effettive dei danni del sisma.
E se la magnitudo della scossa è stata effettivamente sopra la media del livello di guardia, non si può dire che sia stata una scossa di eccezionale devastazione.
Vari sismologi internazionali, sopratutto di paesi come il Giappone e la California, sono stati concordi nel dire che una scossa sismica di simile entità, in altre nazioni non avrebbe causato simili danni ne tantomeno morti.
Come avrete già capito, quindi, le cause di tale devastazione sono da imputare prevalentemente allo stato precario di tante infrastrutture, anche molto moderne, che evidentemente non hanno rispettato le precauzioni antisismiche necessarie che dovrebbero tutelare i cittadini di un paese così critico come l'Italia.
E se può essere comprensibile la difficoltà di ammodernare le strutture di una nazione "antica", come l'Italia, piena di centri storici e borghi, rimane molto più difficile da capire, come, edifici di importanza pubblica e determinanti in una situazione critica, come un ospedale, subiscano ugualmente danni, diventando inagibili proprio in un momento in cui sarebbero d'importanza fondamentale.
E' quello che è successo dopo il terremoto all'Aquila.
Un progetto quello dell'ospedale aquilano, molto tribolato, con spese di capitale pubblico ingenti, e vari appalti a società diverse per concludere un lavoro mai di fatto, terminato.
Ultima società a beneficiare dell'appalto, una sorta di "specialista" degli ospedali e delle infrastrutture statali, come Impregilo.
Chi è Impregilo?
E' la più grande multinazionale dell'edilizia italiana,una delle più grandi a livello mondiale.
Un colosso che in Italia pare si sia aggiudicato diversi appalti per vari ospedali, tra cui l’ospedale di Lecco, l’Istituto Oncologico Europeo di Milano, l’ospedale di Modena, quello di Careggi di Firenze, quello di Poggibonsi, quello della Versilia, l’ospedale di Destra Secchia e inoltre, ospedali a Cerignola e Menaggio...
Oltre poi ad aver partecipato allo scandalo dei rifiuti di Napoli e del loro smaltimento, dove avrebbe dovuto provvedere alla costruzione dell'inceneritore di Acerra in cui si sarebbero dovute bruciare le famigerate "ecoballe", poi rivelatesi invece "non smaltibili" perchè piene di materiali potenzialmente pericolosi.
Stessa impresa che ha avuto la fortuna di vincere uno degli appalti più grandi di tutti i tempi sul territorio italiano e cioè, quello del ponte sullo stretto di Messina.
Basterebbe questo a insinuare dubbi su quest'impresa di "intoccabili" che sparge devastazione non solo in Italia, ma sopratutto nel mondo, come potete anche leggere in questo link.
E invece pare, che proprio Impregilo potrebbe essere uno dei "contractor" possibili per i progetti delle nuove centrali nucleari sbandierate ai quattro venti da ministro Scajola.
Bene, Impregilo, non è che l'emblema di un "modus operandi" da sempre in vigore in Italia e che caratterizza il nostro paese da sempre.
Quel modo di fare le cose "aggirando" la legalità, quel modo di fare da "furbetti" siano del "quartierino" o del "calcestruzzo", un modo di procedere costantemente al limite della legalità, che arriva su, fino al presidente del consiglio, ex imprenditore edile di successo, che ora usa termini come "new town" per risolvere il problema della tabula rasa abruzzese.
Un modo di vedere le prospettive abitative, spesso solo dal punto di vista del profitto, ed ecco allora la proposta dell'allargamento del 20/30% della superficie abitativa delle nostre case, come soluzione alla "crisi".
Sembra proprio il terremoto abruzzese, da questo punto di vista, una punizione di stampo "biblico".
La mano del terremoto ha "archiviato" per ora i propositi del governo in fatto di espansione, un governo pieno di esponenti che hanno condonato nella loro precedente parentesi legislativa, migliaia di abitazioni, grazie a leggi ad hoc.
Ma fino a quando?
Sappiamo tutti che la memoria dell'italiota e assai corta.
Il messaggio che passa costantemente però, è quello dell'impunità, dove si condona e quindi si "perdona" il trasgressore, così come si intercede per l'impreditore coinvolto nello scandalo di turno, che spesso esce di scena dopo processi farsa, comunque con la sua bella buonuscita in tasca, nel silenzio dalle cronache nazionali.
Quello che rimane a parte le macerie, sono i morti.
Quelli dell'Abruzzo, di Perugia, di Sarno, della scuola di San Giuliano, dell'Irpinia...
Distruzione, morte, tante "tabule rase".
Un' unica distesa vuota, che si protrae negli anni, nei decenni, cancellando tutto, famiglie, case, città.
Un grande spazio vuoto.
Beh, da qualche parte le dovranno pur costruire le "New Town"...



mercoledì 8 aprile 2009

Il Piano Casa dell'Abruzzo.

Erano giorni che mi circolava quest'idea in mente: cosa sarebbe successo se il tanto decantato "piano casa" del governo Berlusconi (difatto un via libera alla speculazione edilizia del "fai da te") fosse stato varato nel passato e fosse in vigore, che so, da dieci anni?
Probabilmente i danni sarebbero pure peggiori.
Questo dovrebbe farci capire con quanta leggerezza questo governo, si occupa, delle problematiche del nostro paese.
Si procede, come nella miglior tradizione berlusconiana, per "spot".
Tutti sanno cosa "farà"il governo, nessuno sa "come".
Ecco dunque il bisogno di "deregolamentare" la burocrazia, per permettere all'italiano medio, di fare quello che da sempre sogna, quello che gli pare.
Insomma il governo "finge" di fare qualcosa per lo stato, o almeno questo è il feedback che passa a tutti gli italiani, in realtà il governo non fa semplicemente nulla, ma da solo il "via libera" a chi vuole aggirare da sempre le regole.
Uno dei tanti motivi del successo di Berlusconi è proprio questa sua libertà rispetto agli interessi dei piccoli privati, indipendentemente dalle misure adottate, siano condoni edilizi o appunto, deregolamentazioni riguardo l'espansione della superficie abitativa di una casa.
Ho sentito parlare nelle settimane scorse sui vari TG nazionali, dove i soliti "esperti" a gettone e qualche pseudo politico, da sempre galleggiano; di "ristrutturazione di terrazzi", a mo' di "dependance esterna", c'è chi ha avuto pure il coraggio di citare una famosa pubblicità di una compagnia telefonica mobile, quella che "ti da il 20% in più".
Per l'appunto, quasi come il piano casa Berlusconi.
Immaginatevi oggi in un paese che è il più sismico d'europa, dove nell'ultimo secolo si sono verificati almeno quattro grandi terremoti con centinaia di migliai di morti, cosa sarebbe potuto succedere con un provvedimento simile.
Immaginatevi ora il ponte sullo stretto, a precipizio sul mare, situato in una zona particolarmente pericolosa per la sua sismicità, come la Sicilia (terremoto del 1908, circa 80,000 morti), immaginatevi ora le tre tre, quattro, cinque centrali nucleari che il nostro governo vorrebbe in costruzione..di cosa parleremmo oggi?
Il tutto condito dal silenzio penoso degli organi d'informazione televisivi e di stampa, che si lanciano in appassionati racconti, gonfi di drammaticità e ipocrisia, sui morti, i sopravvissuti, senza interrogarsi minimamente su come in questo paese a distanza di anni ci sia sempre una tragedia di massa che si ripete, e allora Perugia, San Giuliano, Sarno, non bastano, ci sarà sempre un dopo, un terremoto, una città che crolla, come l'Aquila.
Quello che non manchera mai sarà il popolino, pronto ad applaudire l'imbonitore di turno, sempre reattivo con una soluzione a portata di mano.
Pare che per nemmeno una tragedia riesca a far riflettere l'Italia.
Che ne sono certo, sarà sicuramente in villeggiatura ai monti o al mare per le vacanze pasquali, magari farà anche due chiacchere con qualche sfollato abruzzese, che il "grande capo", ha invitato "ad andare negli alberghi sulla costa".
Chissà chi pagherà la retta dell'albergo...
Probabilmente i soliti che hanno già "pagato" per il terremoto.

martedì 7 aprile 2009

Comunali 2009 a Firenze. Valdo Spini appoggiato da Rifondazione Comunista.

"Il CPP riunito il 6 aprile 2009 ricordato il deliberato votato il 6 febbraio 2009, confermato anche nelle successive riunioni del CPP, che individuava la compagna Mercedes Frias candidata a sindaco a Firenze e il compagno Andrea Calò candidato presidente della provincia, e metteva queste candidature a disposizione per la costruzione di un’ampia coalizione alternativa al Pd e al Pdl; nell’ambito della coalizione veniva considerata necessaria l’interlocuzione col PdCI, ritenendo importante lavorare per una loro presenza nella coalizione alternativa.

Negli incontri avuti con tutte le forze politiche e sociali è emersa la condivisione di contenuti e programmi ed è maturata la condizione per costruire la stessa coalizione in Provincia e in Comune.

In questo nostro percorso di ampia coalizione, con il PdCI era maturata la possibilità la condivisione di una lista unica sotto il simbolo delle europee.

A seguito dell’appello lanciato la scorsa settimana da Rifondazione per un ultimo incontro, si è svolta ieri mattina la riunione a cui hanno partecipato: Verdi, SUP, Sinistra per la Costituzione e i rappresentanti di insieme per Firenze, i quali hanno espresso la volontà di costruire coalizioni omogenee sia in Provincia che per il Comune, basate su un cappello politico forte, a partire dai temi del lavoro, dell’ambiente, della laicità, della democrazia e dell’etica nella politica, valorizzando i punti di convergenza già raggiunti in precedenza.

Per quanto riguarda le candidature, esprimendo la necessità che queste siano complessivamente espressione delle due anime della coalizione, quella laico-riformista e quella della sinistra di classe, è emersa per il comune una preferenza nei confronti di Valdo Spini e per la provincia di Andrea Calò.

Su queste basi il CPP:

- Conferma la volontà di costruire la coalizione più ampia possibile;

- Accoglie le indicazioni di candidatura (Valdo Spini e Andrea Calò) emerse dal tavolo;

- Rinnova la disponibilità al PdCI a costruire liste unitarie col simbolo delle europee per il Comune, la Provincia e le Circoscrizioni e a valorizzare nella lista provinciale la presenza di esponenti di Sinistra per la Costituzione;

- Individua come testa di lista per il comune di Firenze la compagna Anna Nocentini, alla quale va il ringraziamento per il lavoro svolto nei cinque anni in una situazione difficile, e il compagno Vincenzo Simoni;


- Ribadisce la stima nei confronti della compagna Mercedes Frias e impegna il Partito a valorizzare la compagna;

- Esprime apprezzamento per i compagni Targetti, Verdi e Calò per l’umpegno profuso nel consiglio provinciale;

- Chiede ai candidati sindaco e presidente e ai membri della coalizione di impegnarsi tutti per l’ampliamento della coalizione fino all’ultimo momento utile.


Firenze, 6 aprile 2009

Approvato con 35 voti favorevoli, 26 contrari, 8 astenuti."


Così il CPP fiorentino di ieri sera, del Partito della Rifondazione Comunista approva di fatto la candidatura di Valdo Spini a sindaco di Firenze.
Inoltre viene rilanciato anche l'appello alle altre liste fiorentine fuori dal duopolio Renzi/Galli, in particolare a quella della De Zordo, per avere una coalizione più ampia possibile nella corsa a sindaco di Firenze, al fine di intercettare più voti possibili.
La decisione di Spini, venuta fuori dopo un dibattito serrato ma corretto, lascia qualche dubbio nei rappresentanti delle mozioni di minoranza del CPP, contrarie.
La paura è che un'elettorato composto di variegati elettori, anche molto radicali, in quel di Firenze, possano non digerire una candidatura "moderata" di un ex socialista come Spini.
Il lavoro per la conversione su un nome come quello di Spini quindi, in Rifondazione sembra prioritario e urgente in vista delle comunali che ormai, sono davvero alle porte.


Messaggio

giovedì 2 aprile 2009

Elezioni europee 2009. Che succede a Sinistra?

Se sul versante del governo e del centro-destra in generale, la situazione dei partiti politici in vista delle elezioni europee (e amministrative) sembra chiara, così come ci si aspettano conferme stabili anche alle urne; nel centro-sinistra la situazione è assai più nebulosa e complessa.
E non solo in fatto di alleanze, che già bastano a confondere un'elettorato sempre più spaesato nel capire chi va e chi resta nei vari partiti, ma sopratutto nelle eventuali ipotesi di voto e di successo dei vari partiti che compongono la scelta possibile dell'elettore di centro-sinistra.
Cerchiamo di fare quindi un po' di chiarezza.
Se nel PD post Veltroni, con l'elezione a segretario di Franceschini, c'è stato un cambio di strategia ma non di rotta per quanto riguarda le "linee fondamentali" del partito che non hanno risolto varie questioni impellenti, di contraddizione, su varie tematiche a partire ad esempio dalla laicità o dalla collocazione dei membri del partito al parlamento europeo; nelle altre formazioni fuori da esso, c'è grande bagarre.
I vari congressi post-elezioni e post Sinistra Arcobaleno hanno lasciato strascichi pesanti nei vari partitini della sinistra "radicale", ma menzione particolare merita la situazione politica di Rifondazione Comunista.
E' innegabile infatti, che l'unica piattaforma concreta a sinistra oltre il PD, e ai tempi il PDS, sia sempre stata questo partito che, anche nei momenti di magra, successivi alle sue molte scissioni, ha sempre rappresentato il bacino ideale dello "sfogo" di tanti elettori alla ricerca di un'alternativa elettorale di sinistra.
Il congresso di Luglio a Chianciano è stato quindi una tappa fondamentale di un processo iniziato di fatto nel 2001, e conclusosi proprio nell'acceso dibattito congressuale, dove un partito ormai orfano del suo leader di sempre, Fausto Bertinotti, dibatteva sul proprio futuro nella debacle successiva alle elezioni politiche 2008.
E se Nichi Vendola, il più accreditato nome a sostituire l'ex leader (aldilà della parentesi Giordano, segretario provvisorio), ha avuto al congresso il numero maggiore di voti totali, non è riuscito comunque a vincere il congresso, che invece è andato, grazie alla confluenza di tutte le mozioni (tranne ovviamente la 2, quella pro Vendola) su un nome unico, quello di Paolo Ferrero, ex ministro del governo Prodi e "dissidente" del precendente gruppo maggioritario bertinottiano.
E tra veleni, polemiche, accuse su una campagna di tesseramento gonfiata dai vendoliani, di lì a pochi mesi , si è consumata all'interno di RC l'ennesima scissione.
Il punto fondamentale di scontro, seppur mai dichiarato direttamente, sopratutto dalla corrente Migliore-Vendola, era il superamento del partito, in favore di un'aggregazione di partiti che facesse dell'esperienza della Sinistra Arcobaleno, una fusione di fatto, in un'organismo nuovo, unitario.
Di contro i risultati elettorali impietosi, dell'aprile 2008, che rimarcavano ancora una volta come la rimozione forzata, di modelli, ideologie e simboli, a sinistra, in Italia, non abbiano mai portato ad un effettivo incremento di voti.
Non vale l'aritmetica pura quindi, nella politica; a confermare questo, un risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno che nemmeno nei peggiori pronostici si sarebbe potuto immaginare, un'impietoso 3,1 % che non era neppure il bacino d'utenza medio del partito maggiore di questa piccola coalizione, appunto, Rifondazione Comunista.
Ecco allora l'idea di "conservare" un'elettorato radicale, scontento del governo Prodi, probabilmente ancora radicatamente comunista; si veda a questo proposito la somma di due partiti come SC e PCL, unici partiti alle elezioni politiche del 2008 ad avere come simbolo la falce e martello e che se messi insieme, raccolgono un buon 1%.
Una piccola percentuale che avrebbe comunque consentito l'ingresso in parlamento, ad una Rifondazione "non sciolta", nel "carrozzone" arcobaleno.
Bisogna quindi probabilmente prendere atto di una cosa, in Italia, nonostante i vari passaggi moderati della politica dell'ultimo ventennio, esiste ancora oggi una minoranza comunista che di fatto è la base dell'unica piattaforma d'alternativa possibile a sinistra oltre il Partito Democratico.
E non è certamente soltanto il simbolo della falce e martello, (immagine sì radicata e comunque sempre piena di un suo fascino), a giustificare la diffidenza di un'elettorato che non ha digerito la proposta della "scorciatoia unitaria", della Sinistra Arcobaleno, ma sopratutto il fatto che la proposta in questione è stata giudicata poco credibile, autoreferenziale, espressione di un'elite di dirigenti politici e quindi di fatto bocciata.
Come dargli torto?
Nei mesi successivi all'interno dei partiti aderenti a quella proposta, ci sono stati vari movimenti tellurici dentro e fuori i vari congressi e tralasciando Rifondazione, di cui ho già detto sopra, Verdi, Sinistra Democratica e Comunisti Italiani, hanno vissuto momenti di fibrillazione politica, riaggregandosi in minuscoli gruppi e correnti diverse, con fuoriuscite varie di esponenti politici, verso partiti più grandi, come il PD in cerca di un posto nelle amministrazioni locali, o aderendo a progetti nuovi, riedizioni in piccolo, della perdente Sinistra Arcobaleno.
Se il PDCI, in questi mesi, con mille difficoltà, si riavvicinava a Rifondazione, invece, i fuoriusciti di quel partito, più i Verdi e Sinistra Democratica, interloquivano ad una nuova proposta, battezzata appunto Sinistra e Libertà.
Ad oggi la situazione per le europee è questa, un simbolo unico per i comunisti di Rifondazione e i Comunisti Italiani, coadiuvati anche dalla presenza dall'ex leader di Sinistra Democratica, Cesare Salvi e da una lista nazionale di consumatori vicini ai GAP (Gruppi d'Acquisto Popolare), e un "triumvirato" di forze politiche per il nuovo "movimento" Sinistra e Libertà, con Vendola e una piccola parte della mozione 2, fuoriusciti da RC, più Verdi, e Sinistra Democratica ora guidata da Claudio Fava.
Quello che è paradossale e che dovrà essere spiegato ad un'elettorato deluso, è il motivo per cui, di fronte ad un'innalzamento del limite percentuale per l'elezione al parlamento europeo al 4%, ci si presenti nuovamente divisi e frammentati in piccoli partitini.
La lezione della Linke e di Izquierda Unida non è evidentemente arrivata in Italia, non si è capito a mio avviso, che le scorciatoie politiche d'aggregazione non servono e che sarebbe bastato un processo "federativo" per mantenere un elettorato fedele alle sue differenze ed ai suoi simboli storici e indirizzarlo negli anni ad un progetto programmatico unitario futuro.
Attualmente l'unico progetto credibile e radicato pare quello dell' "autoconservazione" di Rifondazione Comunista, rimarcato anche dal fatto che eminenti personalità della sinistra italiana di sempre, come Pietro Ingrao, abbiano deciso di puntare "su un soggetto politico formato", mentre Sinistra e Libertà, pare pagare fin da subito la posizione interlocutoria con il PD, di fatto apparendo "meno utile" e concreta, avendo appunto una posizione intermedia tra il partito democratico e la sinistra radicale comunista.
Quel che è certo, con un PD in caduta libera nei sondaggi e l'IDV in grande ascesa, è che lo spazio a sinistra non manca, sta ora ai partiti "d'alternativa" essere convincenti e dimostrare di poter gettare le basi di un futuro politico in Italia che non sia solo ed esclusivamente bipolare.

mercoledì 1 aprile 2009

La Bastiglia di Grenoble. Sequestrati quattro manager di Caterpillar in Francia.

Geograficamente le attinenze non sono poi molte, ma le similitudini dal punto di vista dei contenuti, non sono poi così distanti.
In comune la crisi, una parte di popolo affamato, un gruppo ristretto di persone detentrici del potere economico che possono disporre delle masse a piacimento.
La notizia (ormai di ieri ndr) è comunque una notizia di quelle che sucitano grande sensazione.
Se non fosse uscita di questi tempi, si potrebbe addirittura pensare ad un clamoroso pesce d'aprile di qualche internauta in vena di scherzi e invece, tutto vero.
Quattro manager del gruppo statunitense produttore di macchine industriali per l'edilizia (ma non solo) Caterpillar, sono stati sequestrati ieri (liberati da poche ore) da un gruppo di lavoratori inferociti, che protestavano riguardo le politiche di taglio ai posti di lavoro che l'azienda americana starebbe per mettere in atto nella succursale francese.
Il disperato atto simbolico consumato ieri a Grenoble, ci riporta indietro di anni e se durante la rivoluzione francese la fortezza-prigione della Bastiglia fù uno dei simboli del crollo del potere costituito, oppressivo, fuori dalle regole, di una cerchia aristocratica ristretta; il sequestro di quattro dirigenti da parte di alcuni lavoratori trova la propria "Bastiglia" in un potere simile seppur diverso, il potere della grande Economia.
Ovvero quell'elite di persone che galleggiano su tutto il resto del mondo, decidendo di fatto con la speculazione, con l'accesso e il controllo delle materie prime e di pregio, la vita di tutti noi comuni mortali.
Un'elite non più per grado di appartenza a una particolare classe sociale, ma di fatto, comunque un'aristocrazia, o meglio un'oligarchia economica con diritto alla scelta, al lusso, che decide di tutti noi da piani altissimi, dalla loro "fortezza", appunto, fino ad oggi inespugnabile.
E allora la notizia che poche ore dopo, un'altro degli esponenti più famosi della classe dirigente francese e mondiale, Francois Henri Pinault, supermanager di Ppr gruppo multinazionale del lusso (di cui fanno parte marchi come Gucci, Yves Saint Laurent, Sergio Rossi, da Bottega a Balenciaga, dalla Puma alla casa d'aste Christie's) viene bloccato in auto da un centinaio di suoi lavoratori che lo costringono a rimanere chiuso dentro per circa un quarto d'ora, prima dell'arrivo della polizia; conferma lo stato di estrema tensione che sta nascendo verso gruppi e esponenti della dirigenza industriale, economica e politica nello stato francese.
Tensione e sentimento che si allarga oltre i confini della Francia per arrivare fino a Londra in Inghilterra, dove un corteo organizzato di manifestanti no global, riunitisi per protestare contro la riunione dei capi di stato del G20, dopo scontri con la polizia, ha preso d'assalto le banche della City, scatenando violenti scontri davanti alla Bank of England e riuscendo addirittura a penetrare in alcuni uffici della filiale londinese della Bank of Scotland, simboli del potere economico mondiale e colpevoli della grave crisi recessiva mondiale attuale.
Casi eclatanti che fanno rumore e che rompono il muro di gomma tra chi, dall'alto dei suoi patrimoni multimilionari decide della vita delle persone, promuovendo manovre economiche di "risanamento" (altro termine abusato) delle aziende, tramite il licenziamento di migliaia di persone, che non sono per loro, niente più di un elenco di numeri e nomi, da depennare eventualmente dalla lista a favore del "bene comune".
Se ne licenziano alcuni, se ne salvano altri, così si cerca di spostare il conflitto ad un livello individuale, dove ormai una base sindacale tradizionale sembra non bastare più a garantire i diritti dei lavoratori.
Ed ecco allora le soluzioni estreme, unica valvola di sfogo di una massa di persone, ormai sempre più estesa, emarginata dal potere decisionale, che si ribella nel momento in cui le viene negata ogni aspettativa di vita, ogni prospettiva di futuro, attraverso la perdita del posto di lavoro.
La sensazione è che da qui alla fine della recessione (avrà poi una fine così rapida come ci si aspetta?) ne vedremo delle belle e stavolta pare proprio che a salvare gli interessi delle "alte sfere" e dei grandi gruppi economici, non basterà più soltanto la propaganda.