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martedì 27 ottobre 2009

Santoro cacciato. Ma stavolta è un prete.


Se è vero che la tua fama ti precede, anche il cognome deve entrarci per forza qualcosa.
Come il più celebre Michele, don Alessandro Santoro, giovane prete della comunità dei "desaparecidos" del quartiere Le Piagge, estrema periferia fiorentina, ha la tendenza a creare scompiglio presso "l'ordine costituito".
Don Santoro, ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente ormai parecchi anni fa, circa 13, in una classe delle superiori di uno degli istituti scolastici fiorentini.
Alessandro era un giovanissimo prete, che a prima vista davvero si confondeva con i ragazzi, "fricchettoni", di quel mitico istituto d'arte.
Perennemente rasato, barba lievemente incolta, vestito di pochi indumenti, per niente appariscenti, arrivava se non ricordo male, sul suo scalcinatissimo "Ciao" (o era un Sì?) confondendosi nella massa indistinta dei ragazzi.
Ragazzi che ovviamente lo adoravano.
E credetemi, non è affatto cosa ovvia.
Don Alessandro, che immagino non sia affatto cambiato, ha un carattere per niente facile.
Non è certo il buon padre compassionevole che ti rassicura con una pacca sulla spalla, assomiglia più ad un fratello maggiore, che ti sbatte di continuo in faccia la realtà, senza tanti fronzoli.
Una di quelle persone, talmente autentiche, che empaticamente infonde rispetto.
I ragazzi apprezzavano il suo modo di mettersi alla solita altezza e anche la maniera in cui affrontava i problemi più spinosi, spesso al limite della normale posizione ecclesiastica.
Problemi però sempre concretamente attaccati alla realtà quotidiana, problemi che spesso quei ragazzi nemmeno osavano portare alle orecchie dei propri genitori.
Don Alessandro era perciò il confidente di tutti.
Dalla ribalta delle cronache devo dire che evidentemente è rimasto fedele a se stesso.
Costantemente al fianco dei diversi, delle situazioni problematiche, degli emarginati, degli ultimi.
Testardo come sempre, questa volta ha sfidato l'arcivescovo fiorentino, sposando due persone, di cui una delle due, ex transessuale, tale Sandra Alvino a Fortunato Talotta con una "simulazione di sacramento", come dice in tono dispregiativo, monsignor Betori, arcivescovo appunto della Curia fiorentina.
Un prete da sempre scomodo don Alessandro, un prete in marcia al G8 di Genova, un prete che "scrive una lettera allo spirito santo", un prete che ha sempre accolto nella sua comunità tutte quelle figure che di solito riempiono le cronache dei giornali bigotti del nostro paese, trans, gay, ragazze madri, clandestini, ladruncoli e che fanno la fortuna dei giornalisti di cronaca nera o dei moralizzatori "da pulpito".
C'è posto per tutti "sull'arca" di Alessandro.
Ovvio che qualcuno non sia soddisfatto, troppo stridente il contrasto tra chi detiene il potere ma non si sporca le mani, rispetto a chi è da sempre in prima linea, nonostante la posizione marginale.
Le Piagge nell'hinterland fiorentino infatti, sono una linea di confine, tra la bellissima città rinascimentale, vanto del mondo, e "il nulla" che è quell'indistinta area tra Campi Bisenzio, Firenze e Prato.
Area industriale, piena di "dormitori" di cemento, di disgregazione sociale, società sfilacciata, che negli anni don Alessandro si è impegnato a ricucire.
Una Barbiana dei giorni nostri, in pratica.
Uno dei tanti elementi che lo accomunano a Don Milani.
Conoscendolo un po', credo che anche si schermirebbe, sempre restio a certi illustri paragoni, che immagino la gente di continuo gli butti addosso.
Certo è proprio paradossale, "sollevato dall'incarico" perchè esercita alla lettera il messaggio evangelico.
Beh, non preoccuparti Alessandro, l'unico consiglio che mi sento di darti, in tutta umiltà, io che probabilmente nemmeno meriterei di darti consigli, è quello di prendere alla lettera un pezzo di un canto della Divina Commedia del sommo poeta fiorentino Dante,  "Non ragioniam di loro ma guarda e passa", vedrai che come con Don Milani,  la gente avrà sulla propria bocca e nel proprio cuore non loro, ma te.

2 commenti:

  1. pure io oltre a essere stata una sua parrocchiana quando lui era al galluzzo, l'ho avuto come insegnante all'istituto d'arte, e c'ha insegnato tanto, era un grande anche quando gli tagliavamo noi i capelli in classe... un'umiltà unica e con un carisma unico... ale è sempre stato giudicato e giudicato male, forse x invidia,xchè è raro trovare persone speciali come lui ,anche quando i pettegoli del galluzzo dicevano che aveva figli x mezzo paese e solo xchè era vicino ad ogni persona. Io c'ero, xchè nel frattempo stava nascendo mio nipote, quando lui era in ospedale a torregalli xchè una mamma aveva perso un bimbo mentre partoriva e lui gli ha dato forza le stava vicino, perhè era una morte sospetta... lui c'è e c'è sempre stato x tutti.. le persone dovrebberovedere queste cose e non giudicare, Io sono cattolicissima e praticante, ma qui a chiesa sbaglia, speriamo e qualcuno se e accorga... con affetto Valentina.

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  2. Non dirlo a me, Santoro, (e lo dico da ateo convinto) è una di quelle poche persone che ti mettono in dubbio di fronte alla religione.
    Peccato che poi alla relatà mi riportino le persone come Betori.
    Sono un ex-cattolico in fuga dal Vaticano, ateo per amore della ragione, ma aperto all'amore verso il prossimo, sia esso credente o meno.
    In questo Santoro è stato semplicemente "un maestro" per me.
    Che litigate ci facevamo!
    Io ateo comunista e presuntuoso ingenuo ragazzino!
    Uno dei pochi che hanno capito quanto ai tempi la mia irrequietezza mi facesse stare male, uno dei pochi che mi hanno ascoltato e che si sono battuti per me.

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