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mercoledì 22 luglio 2009

Grillo VS PD. Il trionfo dell'antipolitica di sinistra.

"Non ce la faccio più!!Ho un Grillo per la testa..ho un Grillo per la testa..."
Questo il simpatico "jingle" che ci accompagna nel momento in cui decidiamo di fare tappa sul blog del comico più famoso d'Italia e di accedere ad un video.
Questo l'incubo in forma sonora che circola da settimane nelle orecchie e nelle menti dei leader del PD.
Da quando cioè, il simpatico comico genovese, ha deciso provocatoriamente di candidarsi a segretario del PD per le primarie autunnali, ormai vicine.
Da lì in poi, tutta una serie di detonazioni all'interno del partito Democratico e dell'opinione pubblica.
Chi si dice contrario, chi stoppa la candidatura per impossibilità statutarie, chi per ovvie ragioni "morali", chi gli apre le porte nel tentativo di togliere terreno sotto i piedi ai candidati concorrenti.
Quel che è certo, è il caos e perdonate l'espressione quasi antitetica.
Il PD, non è un partito, e semmai lo fosse, non è certo "democratico".
Le arrampicate sugli specchi per stoppare la candidatura del comico, sono apparse come reazioni inconsulte provocate da un'attacco di panico collettivo.
Di fatto non c'è nessun motivo valido per rifiutare la tessera a Grillo.
Lo statuto stesso del PD lo chiarisce, nel senso, che non c'è nessun cavillo che lo impedisce.
Ora, tesserarsi in un partito (e ve lo dice uno che in un partito, ci milita da anni), non è certo cosa difficile, anzi.
Basti vedere come sempre, verso un congresso, più o meno in tutti i partiti ogni capopopolo, si porti dietro le sue "truppe cammellate".
A Castellammare di Stabia, ahinoi, da sempre (anche nello scorso congresso di Rifondazione purtroppo è successo così, che siano i soliti?) un gruppo folto di persone si sposta magicamente in un partito "X" e vota per questo o quel candidato.
Quindi da ciò si evince, come tesserarsi sia piuttosto semplice.
Non si capisce quindi perchè non si possa tesserare Grillo, o meglio perchè Grillo da tesserato, non possa correre come leader alle primarie.
Ma il punto è un altro.
Grillo non è stupido.
Sapeva benissimo che non l'avrebbero mai fatto candidare.
Quindi perchè provarci?
Perchè non creare da subito un proprio partito?
Molto probabilmente perchè Grillo sa benissimo come sia più semplice la vita da comico che da politico.
E i risultati delle liste delle "stelline" in tutta Italia, delle varie liste civiche dei "grillini", lo confermano.
A mio modo di vedere è stata semplicemente un'azione strumentale, anche perchè vista la scadenza a ridosso del tempo utile per presentare la candidatura, risulta assai difficile capire perchè il buon Beppe non si sia mosso prima.
Ovvio, perchè Grillo voleva solo aprire la solita "falla" nel PD.
Peccato che oltre all'antipolitica, bisognerebbe anche cercare ogni tanto, di fare politica.
Questo credo sia uno dei più grossi limiti del grande comunicatore Grillo.
Se non fosse in Italia, lui, come lo stesso Di Pietro, sarebbe molto meno popolare e incisivo.
Il rischio è quello di essere si molto famosi, ma sostanzialmente inutili.
Ecco il limite dell'antipolitica sulla politica.
In un paese di ipocriti poi, diventare famosi è molto più facile che portare poi voti a casa.
Grillo strilla, ma non cambia le coscienze e la sua manovra strumentale ne ha purtroppo per lui, delineato tutti i limiti.
Grillo vuol cambiare le cose?
Che faccia politica allora.
Inutile ridere del cadavere del Partito (Anti)Democratico, quando poi si cerca si saltare sul suo carro...
Quello che sgomenta è il vuoto che c'è a sinistra, se il PD ormai non è più definibile come partito di tale emiciclo parlamentare, a distruggere quel poco che ne resta ci pensano appunto personaggi "trasversali" come Grillo o Di Pietro, che nascosti dietro un'aurea di apparente nuovismo, sparano a zero sulla "casta", sui politici e sulla politica in se stessa.
Peccato che però all'elettorato di destra questo faccia poco impressione, mentre al contrario faccia "fuggire" verso l'astensionismo il popolo della sinistra "diffusa", per usare un concetto tanto di moda adesso.
Paradossalmente insomma, l'approccio distruttivo, distrugge solo una parte politica, quella che dovrebbe fare dell'antagonismo a Berlusconi.
E la polemica Grillo-PD non può che apparire come l'ennesima lotta "fratricida" a sinistra di Mister B. e se da un alto posso dare ragione al comico, da un altro nutro seri dubbi sulla bontà e il disinteresse reale per questo tipo di azione...
Insomma Beppe, non si discosta molto dalla casta che attacca violentemente, parla, parla, ma poi concretamente fa ben poco e certi documenti che cominciano a circolare in rete, vedi l'intervista mai fatta (chissà perchè poi?) con il giornalista dell'Espresso, Alessandro Gilioli, su alcuni modi da "divo" del comico geneovese, tanto simili alle "primedonne della politica", fanno un po' pensare...

domenica 12 luglio 2009

G8 concluso. Ma il movimento NoGlobal?


Chiuso ormai da qualche giorno il vertice del G8, nella contestatissima sede dell'Aquila, emergono alcune considerazioni da valutare attentamente.
La prima è che il vertice si è rivelato sostanzialmente inutile.
Innanzi tutto perchè non ha deciso alcunchè (aldilà delle solite dichiarazioni entusiastiche del solito Berlusconi) di importante.
In secondo luogo si è capito come, un vertice che non ha al suo internopaesi che per potenza economica e numero di persone sono i più grandi della Terra, non può arrogarsi il diritto di prendere nessuna decisione "vera".
Un vertice a cui, Cina e India non partecipano, è un vertice monco e basta vedere come poi nel cosiddetto G14, una sorta di allargamento del primo, proposte risolutive come quella della riduzione delle emissioni inquinanti, abbiano difficoltà oggettive a passare al vaglio del voto dei presenti e ad essere condivise da tutti.
I fondi poi destinati ai paesi più poveri della Terra per cercare di risolvere la crisi alimentare, circa 20 miliardi di dollari, di grande hanno solo la cifra per esteso, mentre in realtà sono ben al di sotto del minimo richiesto dai paesi stessi coinvolti che era almeno di 5o miliardi di dollari, cifra comunque assolutamente non sufficiente e ridicola di fronte alle cifre destinate invece a salvare banche e multinazionali, principali colpevoli, loro sì, della crisi economica mondiale.
La crisi alimentare poi, sembra sempre più un appoggio mediatico che un problema reale da risolvere.
Da quando il sottoscritto è nato, ormai quasi trent'anni fa, la crisi alimentare della fame nel mondo è argomento di discussione irrisolto, pare che serva come "elemosina pubblica" dei grandi potentati, come battaglia preferita di qualche star della musica o dello sport, come scudo alle critiche del capitalismo quando quest'ultimo lancia un'osso alla miseria per pulirsi la coscienza.
Un capitalismo di squali che oggi copre le sue malefatte e una crisi dilagante sempre più grave, solo grazie al sorriso e al carisma di Barack Obama, vera superstar dell'evento.
Ma quello che invece a mio parere dovrebbe saltare agli occhi e che invece non è stato abbastanza sottolineato è come sia sparito il movimento NoGlobal rispetto al 2001.
Sarà che ci sono diverse concause, come quella di aver voluto "boicottare" le proteste scegliendo il posto disastrato dell'Aquila, sarà che la sinistra in Italia ed in Europa appare un po' in crisi di voti e d'identità, sarà che non vi ho partecipato in prima persona come a Genova, ma l'impressione è che nonostante tutto, la presenza rispetto ad altre occasioni sia stata risibile.
E le manifestazioni "dell'Onda" nelle altre città italiane non bastano a colmare un vuoto di presenze evidente.
Eppure rispetto al 2001 i problemi non sono certo diminuiti, il capitalismo ha gettato tutte le sue maschere, la new economy, le bolle economiche, la globalizzazione, il successo del mercato della rete di internet, delle società dell'informatica della Silicon Valley, dell'esternalizzazione del lavoro, tutto questo oggi è paurosamente crollato, lasciando povertà, morte, devastazione nei mercati.
Le foto delle manifestazioni contro il G8 danno il triste messaggio di un manipolo di coraggiosi contro il sistema, un dito contro una valanga.
La sinistra antagonista assomiglia sempre più all'attivismo di Greenpeace,
Spettacolarizzazione mediatica con dietro ormai nemmeno più un "movimento".
Dov'è finito il "movimento dei movimenti" di cui tutti i leader della sinistra italiana negli anni 2000 si riempivano la bocca?
Quell'orgia di entusiasmo rivoluzionario che riempiva Genova il 21 luglio di ormai 8 anni fa, di trecentomila e più persone?
Dov'è finito il movimento della pace, sicuramente meno pregno di contenuti e sostanza di quello no global, ma comunque enorme e impensabile oggi; che riempiva il Social Forum europeo di Firenze nel 2002?
Poche tracce permangono di questi eventi, come se un ciclone fosse passato in Europa e in occidente a cancellare ogni tentativo, anche moderato, di costruire un'alternativa di sinistra alle socialdemocrazie ormai assuefatte allo stato delle cose esistente, dominato da un capitalismo assodato come unico sistema di governo e scambio economico possibile.
Eppure, come dicevo poco più su, il capitalismo oggi è più in crisi di dieci anni fa, le multinazionali sono percepite come quelle super potenze di stampo lobbistico quali sono in realtà, lo sfruttamento del lavoro, la mancanza di diritti è sotto gli occhi di tutti, l'amministrazione Bush ha coperto il mondo delle sue nefandezze, ma nonostante questo, nessun movimento si è aggregato, nonostante il web, la controinformazione, le varie "bibbie" di settore, fiorite in questi anni, alla No Logo per intenderci.
Ed è un fatto comune a molte delle crisi economiche dall'inizio dell'età industriale ad oggi.
In maniera paradossale, quando il sistema capitalista entra in crisi, le persone, sopratutto degli strati sociali più bassi, spostano il loro voto verso l'astensionismo o verso la destra, anche radicale.
Si rinnova la sempre eterna "guerra tra poveri", quando invece il re, incarnato dalla globalizzazione e dal capitalismo più feroce, si ritrova nudo e sarebbe in questo momento, facile metterne in evidenza i difetti più eclatanti.
Non bastano le teorie sulla ciclicità degli eventi storici, a spiegare l'espansione e contrazione del movimentismo e dei partiti politici di sinistra in questi ultimi cinquanta anni.
Bisogna forse indagare più a fondo e senza volermi addentrare in discussioni filosofico-antropologiche sulla condizione umana, senz'altro dobbiamo prendere atto di come, "l'egemonia culturale" di gramsciana memoria, sia rimasta esclusivamente in mano a pochi intellettuali mentre nella stragrande maggioranza delle persone faccia presa una sub cultura di "massa" tendente all'individualismo e alla competizione tra individui.
Ecco forse spiegato perchè, in periodi come questo, un movimento di milioni di persone si desertifica, siamo tutti troppo impegnati a salvare noi stessi, sacrifichiamo l'altruismo nei confronti di un'istinto di conservazione egoista che ci porta a combattere gli uni contro gli altri.
I media, poi non aiutano, distraggono, emettono sempre la stessa voce del padrone, la voce dello status symbol, delle mode effimere di mondi artificiosi, che non esistono.
Degni di essere rappresentati da un'insieme farlocco di potenti, riuniti sotto una sigla inutile, come quella di G8.
Salvata esclusivamente dal carisma di Obama, scudo modesto, magari pure politico sincero, non dico di no, ma comunque esiguo separè, a coprire una distesa infinita di problemi.
Con un rischio concreto, che l'innovazione intrapresa dal presidente degli Stati Uniti d'America serva solo a coprire il periodo tra la crisi economica in cui il sistema dovrà rigenerarsi e la "restaurazione" del sistema stesso.

lunedì 6 luglio 2009

Sansonettipensiero: Vedrei bene Vendola leader del PD

Il Sansonettigiornalismo colpisce ancora.
Non contento di aver osteggiato per mesi la nuova segreteria del PRC, di aver condotto il giornale di partito, Liberazione, come disomogeneo organo di una sola mozione in tempi di congresso, non contento di proclamare la sua "estraneità ai finanziamenti pubblici" per il suo nuovo giornale, (peccato poi sia ben distribuito da Mondadori), il nostro affezionatissimo "ciuffo" della sinistra ne spara un'altra delle sue.
Vendola leader del Partito Democratico.
Avete letto bene, se non fosse perchè l'ha detto proprio lui sul suo giornale e poi in un'intervista al "Foglio" di Ferrara, si potrebbe pensare ad una burla della rete.
Invece no, tutto vero.
E nonostante lo sgomento di parte della dirigenza di SeL, a partire dagli ex PRC come Migliore e Giordano, l'ipotesi in se non pare così improbabile.
Vendola ancora non ha detto la sua, impelagato in ben altri problemi con la sua giunta pugliese, ma questa di Sansonetti, pare proprio una "mini confessione", rispetto all'obbiettivo finale del progetto di Sinistra e Libertà.
Che se poteva apparire un cartello elettorale con molte contraddizioni al suo interno, ad oggi, traspare essenzialmente per quello che è: un insieme di dirigenti di partito riciclati.
Ritengo personalmente questa dichiarazione terribile, di una superficialità enorme per quello che rappresenta, le dichiarazioni di Sansonetti picconano qualsiasi intenzione di progetto e tradiscono l'intento di un gruppo di leader di partito, che non è di ampio respiro, che è vacuo, che può essere scosso da dichiarazioni di questo tipo, senza colpo ferire.
Come se si potesse giocare con un milione di persone che ti hanno votato, così, in tutta leggerezza, dicendogli che si "scusate, ci siamo sbagliati, il bipolarismo ha vinto e voi ci avete votato inutilmente".
Sinistra e Libertà e mi auguro che si possa comprendere la durezza delle mie parole, era e rimane un progetto (ammesso che si possa pensare che ce ne fosse uno al suo interno) inutile.
Non è alternativa, non è autonomia, non è diversità e di fronte alle dichiarazioni del buon Piero, nemmeno tentativo di "condizionamento".
Sansonetti invita ad entrare un milione di persone, di fatto nel PD.
Per seguire il lìder maximo, Nichi.
A che pro?
Nessuno lo sa, almeno non lo si capisce se lo si vede dal punto di vista dell'elttorato.
E la campagna elettorale di SeL, in cui sedicenti ex elettori "pentiti" del PD, dichiaravano con toni liberatori di votare altro per l'inizio di una "sinistra nuova"?
Già roba vecchia.
Si capisce così anche il no alla lista anticapitalista di PRC,PDCI e Socialismo2000 di qualche settimana fa sul tema della federazione della sinistra.
Non si vive in SeL se manca il principale interlocutore, il Partito Democratico.
Che seppure non se la passi bene, pare l'unico in grado di decidere delle sorti del partito di Vendola, Fava e della Francescato.
Quindi in fondo in fondo il ragionamento di Sansonetti ha un senso, se non si vive senza PD, perchè indugiare ad entrarvi dentro?
Sono convinto che molti dei dirigenti di SeL aldilà delle dichiarazioni di facciata, ci stiano pensando, al momento in una fase di stasi per paura di disperdersi al suo interno se non supportati da una forte corrente, anche minoritaria, che appunto sarebbe rappresentata da Vendola.
Il problema è, chi avrà il coraggio di dirlo agli elettori?