Ieri si è dunque concluso il congresso del PD e come ampiamente previsto ha vinto D'Alem...pardon, Bersani.
Gli eserciti cammellati ex DS, più una buona parte della sinistra extraparlamentare da "governo" (leggi SeL), battono Franceschini e consolidano il progetto "socialdemocratico" interno al PD, del "delfinissimo" di D'Alema.
Cosa cambia per lo scenario politico italiano?
In fatto di allenze e possibili coalizioni in effetti qualche modifica c'è, ed è Bersani stesso a dirlo per parole sue, e per dichiarazione di altri leader politici da Cesa, dell'UDC, per arrivare a Ferrero di RC.
Si perchè Bersani è un po' il rappresentante in pectore di quella corrente del PD ferma alle posizioni di un'intesa ampia in forma di coalizione di centrosinistra sul modello dell'Ulivo prima e dell'Unione poi.
Con Bersani l'idea di un partito "all'americana", fortemente voluta da Veltroni, di un partito cioè autonomo, figlio dell'impostazione bipolare della politica, è di fatto definitivamente tramontata.
Più che per reale "pentimento" di fronte a scelte passate, semplicemente per tatticismo politico.
E' fuor di dubbio che aldilà degli "sbandieramenti" di partito, sui numeri, e sul successo delle primarie, da parte della dirigenza PD, il Partito Democratico, abbia perso molto del suo appeal di fronte all'elettorato, nei confronti sopratutto dell'IDV ed è quindi arrivato il momento di rendersi conto che, per vincere, non bastano numeri da fare in solitaria, ma c'è bisogno dell'aggiunta di "aiuti esterni".
Ecco che allora dall'interno verso l'esterno, verso un ipotetico tavolo delle trattative, "il confronto sarà aperto a tutti".
Parole di Bersani stesso.
Anche alla sinistra extraparlamentare quindi, che con le dichiarazioni timidamente possibiliste del segretario del PRC, Paolo Ferrero, oggi fa un passo in avanti verso un possibile tavolo delle trattative.
Come sarà possibile far convergere in un unica alleanza politica, l'UDC e il PRC, questo sarà tutto da vedere.
Ma sopratutto sarà da vedere come questa ricerca di alleanze un po' verso tutte le latitudini politiche verrà digerita, all'interno del partito.
Che faranno i più conservatori di stampo cattolico, come Binetti, Rutelli, che su Bersani si erano espressi negativamente?
Usciranno veramente dal partito?
Ad oggi pare difficile, ma il silenzio post congresso pare solo un'amnistia in attesa di ulteriori sviluppi della scena politica, per ora bloccata.
Il grande bocciato, Franceschini, rilascia dichiarazioni distensive, ma è chiaro che nel suo entourage la delusione è tanta, così come non sarà facile la vita degli ex "fratelli" diessini, dissidenti Fassino e Veltroni, pericolosamente vicini all'esclusione dal centro del palcoscenico del Partito Democratico.
Staranno tutti buoni a sentire le soluzioni di un "leader" che in molti considerano un "fantoccio", figlio sopratutto del potere dei collegi pro D'Alema?
Ne dubito fortemente.
La risposta non si farà comunque attendere, le regionali sono dietro l'angolo e nessun paese al mondo è maestro nell'esercizio "del rimpasto politico" come l'Italia.
lunedì 26 ottobre 2009
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