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martedì 27 ottobre 2009

Esselunga. Quando il guadagno non si ferma nemmeno con la morte.


La notizia, di ieri pomeriggio, come al solito è passata sotto silenzio sui più grandi media italiani.
Certo, ormai alle morti bianche siamo abituati, con dati che assomigliano sempre più ad un bollettino di guerra giornaliero, proveniente da una qualche nazione in conflitto.
Dati che in media negli ultimi tre anni si attestano sempre vicino ai mille morti l'anno, più o meno.
Facile quindi che con tre morti circa il giorno (dati in base al 2008) ci si trovi assuefatti a certe notizie.
Eppure lo spunto di cronaca c'era ugualmente, anche per i soliti sciacalli in cerca della notizia facile.
Peccato che se la notizia porti a spunti di riflessione, poco ipocriti e invece velenosamente critici, ci si astenga dal portarla alla ribalta delle cronache.
Nulla di nulla, ne sui quotidiani della carta stampata, anche quelli della sinistra, ne sui principali siti della rete, niente radio, tv et similia, solo qualche passaggio sull'edizione nazionale di Radio Popolare Network.
A cercare bene in rete, si rimane stupiti che nemmeno l'ANSA, citi la notizia, neppure nelle edizioni regionali della Lombardia, regione in cui è avvenuto il fatto di cronaca, nonostante rilasci il "solito bollettino di morti&incidenti" giornalieri.
Vengono dubbi addirittura che il fatto sia avvenuto davvero, poi purtroppo però, la notizia spunta, dalle pagine dell'edizione regionale del Corriere della Sera, sul sito del medesimo giornale.
Qual'è la notizia?
La notizia è questa;

Un autotrasportatore di 45 anni, Claudio B., è morto nel parcheggio di un supermercato Esselunga in via Washington a Milano. Erano le 10,40 di lunedì mattina quando l'operaio, posizionato dietro il camion per togliere dei fermi, è rimasto schiacciato dal mezzo, che si trovava su una rampa, in lieve contropendenza. Il camion, evidentemente non frenato, è arretrato schiacciando l'uomo contro il muro del magazzino. Inutili i soccorsi: il lavoratore è morto sul colpo. Il camionista era un dipendente dell'azienda trasporti Capozi.
Così scrive il corrispondente del Corriere dal luogo dell'accaduto.
La notizia non pare legata a particolari negligenze nelle norme di sicurezza, ma sembra una tragica disattenzione, probabilmente uno dei motivi per cui la notizia non ha destato molto scalpore.
Quello che è grave però, è che fino alle 14,30, su protesta di alcuni lavoratori e clienti dell'esercizio, nessuno si è preoccupato di fermare, almeno in segno di rispetto per una vita umana, la catena di vendita del supermercato.
Sembra il pluricitato luogo comune dello spettacolo "the show must go on".
All'Esselunga, evidentemente, conta più il profitto di mezza giornata che il rispetto della persona, di una persona che come tutti aveva una famiglia e una vita.
Solo alle 17,00 e solo grazie alla protesta suddetta, il ciclo di vendita si è fermato.
Spiace dover prendere atto di come questo evento sia l'ennesima dimostrazione del pericoloso arretramento dei diritti del lavoro e dello scadimento morale e sociale dei luoghi di lavoro, dominati solo da logiche di profitto per cui, un lavoratore non è molto dissimile da un numero su un foglio excel.
Fa parte dell'ingranaggio.
Un'altra spiacevole pagina che si aggiunge alle numerose altre scritte in passato dall'azienda milanese, contro i diritti dei lavoratori, costantemente costretti a lavorare in condizioni di pressione e mobbing.
Azienda che si dice "dispiaciuta e vicina al cordoglio della famiglia" e "pronta a chiudere l'esercizio nel giorno dei funerali dell'operaio".
Se lo dicono loro c'è da fidarsi, in fondo il catalogo premi dell'azienda si chiama "Fidaty".




(Per l'immagine del fotomontaggio, immagine libera, si ringrazia il sito: http://subvertising.noblogs.org/)

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