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giovedì 8 ottobre 2009

E' tornato sulla terra. Berlusconi torna comune mortale.


Ancora una volta nell'occhio del ciclone.
Silvio Berlusconi, nonostante mesi di polemica con la stampa, la magistratura e gli oppositori politici, deve continuare a difendersi da uno dei tanti "j'accuse" che gli sono piovuti in questi giorni addosso.
Tornano d'attualità il Lodo Alfano e sopratutto il Lodo Mondadori, strettamente connessi l'uno altro, ma sopratutto strettamente connessi alle sorti politiche del premier.
La consulta della corte costituzionale, nonostante la mollezza vile del capo dello stato, Napolitano, che anche sullo scudo fiscale ha confermato la sua pochezza istituzionale; ha respinto la legge chiamata appunto "Lodo Alfano", dichiarandola incostituzionale con 6 voti contro 4.
Ma cos'è il Lodo Alfano?
Il lodo è appunto, una legge, che rende le prime quattro cariche dello stato immuni da procedimenti penali nei loro confronti o che consente di sospendere processi attualmente in corso.
E' ovviamente inutile che vi dica per quale motivo, il governo abbia spinto così tanto nel tentativo di far approvare questa legge, è talmente palese.
L'ennesima legge ad personam pro Berlusconi.
Una legge che avrebbe fermato tre procedimenti principali a carico del premier uno è quello legato alla corruzione dell'avvocato Mills (condannato a quattro anni e sei mesi), uno per la compravendita di alcuni diritti televisivi per ricavarne fondi neri, e per il caso del celeberrimo Lodo Mondadori, in cui lo stesso Berlusconi avrebbe corrotto dei giudici perchè decidessero in un arbitrato stabilito, a suo favore per l'acquisto dell'omonima casa editrice.
Con il respingimento di ieri infatti, del Lodo Alfano, Berlusconi sarebbe costretto a risarcire l'imprenditore De Benedetti, ex azionista di maggioranza della Mondadori, con una cifra di circa 750 milioni di euro, come da sentenza emessa dalla corte di cassazione nel 2007.
Se probabilmente la cifra, per un imprenditore del calibro di Berlusconi, non è certo irrisoria ma comunque ampiamente facile come colpo da "incassare", molto meno lo è il suo ridimensionamento politico.
Intervistato ieri sera dai giornalisti, il premier è parso visibilmente scosso, affanato nel rispondere e assai nervoso; segno evidente che il colpo è arrivato dove fa più male.
Il re non solo è nudo, ma è anche tornato dalla sua dimensione di semi-dio, è tornato ad essere un cittadino come tutti gli altri, perdendo quell'alone d'invicibilità che l'ha accompagnato per mesi.
Che sia il segno di un'irreversibile caduta a precipizio?
Personalmente non credo, è me lo fanno pensare le dichiarazioni ambigue degli alleati politici di Berlusconi (Fini, Bossi) e dei cosiddetti oppositori, D'Alema etc, che "smontano" un po' la questione. Nessuno infatti, a parte il solito Di Pietro e per la lista anticapitalista Ferrero (promotore tra l'altro anche di una raccolta di firme appoggiata dallo stesso ex giudice, contro il lodo, di grande successo) chiede le dimissioni del premier, tutti invitano comunque a continuare il lavoro come se nulla fosse e invitano "soltanto" a farsi giudicare.
Il perchè è presto detto, nessuno senza la figura dell'ormai onnipresente ometto di Arcore sa come muoversi, tutti presi comunque, a ruotargli intorno come tanti satelliti ad un pianeta, chi perso in scontri interni tra alleati, chi all'interno del guado del congresso del proprio partito come nel caso del PD.
L'orizzonte politico è tumultuoso, si cercano nuovi accordi in vista di eventuali elezioni anticipate, si verificano rapporti di forza all'interno dei partiti nel tentativo di consolidare nuove leadership.
Intanto il premier si dibatte come un animale ferito, peccato che nessuno si degni di dargli il colpo di grazia, come già successo in passato.
Più delle dichiarazioni dello stesso Berlusconi, su Napolitano, la corte costituzionale e i suoi membri o sulla magistratura, ritengo ancora più pericoloso per la democrazia il percorso intrapreso quasi trasversalmente dalla classe politica italiana.
Un percorso che vede la democrazia come optional al "leaderismo" di certi politici, sia Berlusconi o qualsiasi altro.
Basterà un Berlusconi in meno a far rinascere la politica in Italia?
Una poltica che sia prima morale, che tatticismo, che non sia autoreferenziale e espressione diretta della volontà popolare senza filtri?
Penso proprio che sia lecito dubitarne.
Ho l'impressione che Berlusconi non sia il reale "cancro" del paese, ma purtroppo solo la sua massima espressione.
In attesa della fine del premier e della sua dittatura "morbida", intanto prendiamo quel che dovrebbe essere scontato, come il respingimento di una legge anticostituzionale, per una piccola vittoria della democrazia.
Nella speranza che non sia una vittoria di Pirro.




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