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martedì 22 settembre 2009

Travaglio quasi come la Politkovskaja. Solo senza sangue.

In tante maniere si può "chiudere una bocca".
Volutamente, omettendo una frase scomoda per paura, con la forza, con l'omicidio, oppure con il subdolo mezzo dell'indifferenza.
Fortunatamente non siamo ancora ai livelli della Russia, dove i giornalisti scomodi, così come gli oppositori politici, vengono messi a tacere, con le cattive maniere.
Come nel caso della brava e coraggiosa Anna Politkovskaja.
Il metodo in Italia è diverso, ma l'intento è assolutamente il solito.
E guardate, tutto ciò ha bisogno davvero di una profonda riflessione, di una presa di coscienza vera.
Siamo ormai abituati nel nostro paese al consueto teatrino della politica, con maggioranza e opposizione che per pura prassi montano e smontano i consigli d'amministrazione e di conseguenza, a cascata, gli organici dei mezzi d'informazione pubblici, a seconda di chi al momento detiene il potere.
Bene, questo, tenetevi forte, non è assolutamente normale in nessun paese del mondo che possa definirsi democratico e libero.
Soffermiamoci sui fatti, ricapitolando, come si dice.
Un programma televisivo di grande successo, con molti ascolti, che fa informazione in maniera indipendente, viene ripetutamente messo in dubbio, perchè il suo direttore di rete, più volte trova il modo di "rallentare" il processo di messa in onda (mancanza di rinnovo dei contratti a tecnici e ospiti, mancata pubblicizzazione etc) tanto che a due giorni dall'inizio della prima puntata, uno degli ospiti più prestigiosi (e scomodi) non ha ancora collocazione certa.
Tutti sappiamo chi è Marco Travaglio, tutti sappiamo più o meno il motivo per cui, più volte "è stato un problema" all'interno delle trasmissioni in cui è intervenuto o per cui ha collaborato, nessuno quindi si stupisce, che la sua presenza (per ovvi motivi) sia in dubbio e sia oggetto di aspra contesa tra il conduttore di Anno Zero, Michele Santoro e il direttore di rete di Raidue, Massimo Liofredi.
Ma non è questo il punto, l'eventuale assenza di Travaglio da Anno Zero, deve darci un'altro grado di lettura, oltre la rimozione del "personaggio" (assai bravo e preparato tra l'altro, è giusto dirlo) ciò che Grassettoda veramente scandalo e che pochi vedono, è la gestione del servizio pubblico televisivo in Italia.
Un direttore di rete che osteggia pubblicamente un programma giornalistico, molto seguito, per il semplice fatto di essere scomodo sulla propria rete, è un fatto di inaudita gravità.
Il garante quindi, che dovrebbe difendere i propri dipendenti e ascoltatori, in nome della libera informazione, paradossalmente fa l'opposto.
Difende l'interesse della parte politica che l'ha nominato.
Qui nasce il vero problema, Anno Zero, Santoro e Travaglio sono solo le vittime di un sistema, inviso a tutto l'arco politico italiano in maniera indistinta, che fa dell'uso distorto del potere una prassi consolidata.
Ecco perchè nessuno anche da "sinistra" (leggi PD) s'indigna; ecco perchè nessuno, nonostante sia stato "vilipeso" nella sua etica professionale, è il caso ad es. di Ballarò, chiuso per esigenze di "copione" dal premier, protesta, o attraverso i propri elementi di spicco si dimette dando un chiaro segnale di anomalia.
E' normale, in Italia, che l'informazione, pubblica, privata, televisiva, radiofonica, o della carta stampata, sia espressione di un partito, di un centro di potere economico e che parli per essa.
Si perde cioè il motivo primario per cui si fa informazione, ovvero il racconto, la divulgazione, di un fatto accaduto, in maniera critica e autonoma, ma imparziale e sopratutto fedele alla realtà dei fatti.
L'informazione non è più "fatto" (e quindi incontrovertibile verità provata) ma "opinione".
Lo dice proprio Travaglio in un suo libro, si scambia la la realtà vera con la realtà comoda del padrone, con il proprio punto di vista personale.
E se almeno prima, in passato si erano rimosse certe figure dalla televisione pubblica perchè tacciate di essere "faziose", e quindi in seguito ad un' accusa per un fatto comunque accaduto, oggi invece siamo al censura preventiva.
Insomma, eliminiamo Travaglio prima che possa dire qualcosa di scomodo, come suo solito.
Soprattutto in un momento così delicato per il governo e per il presidente del consiglio, in difficoltà di fronte all'opinione pubblica internazionale.
Ma quello che dimostra, come una cartina di tornasole, lo stato di cattiva salute dell'informazione e della categoria dei giornalisti nel nostro paese, è il coro di voci che si sono alzate contro il programma di Raidue e verso Santoro e Travaglio, da diverse testate giornalistiche e colleghi dela carta stampata che parlano di programma "giustizialista".
Peccato che certe espressioni, appartengano a quell'editoria che risponde a datori di lavoro e partiti politici, spesso coinvolti in indagini e processi, se non proprio a personaggi già condannati e spiace constatare che certe "voci" anche della "sinistra", fanno parte del coro.
Si dimostra così ancora una volta come, su certi temi, purtroppo, il parlamento e i partiti siano una sola muraglia trasversale contro il diritto di critica, in difesa della casta politica e dei propri protetti.
Piaccia o no Anno Zero è uno dei programmi di maggior successo della televisione italiana, così come è giusto dire che Travaglio e Santoro sono due ottimi giornalisti supportati da una grossa fetta di pubblico e di consenso.
Consenso che visto il ruolo della televisione pubblica, andrebbe tenuto in maggiore considerazione, rispetto ai voleri dei "governanti" di turno.

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