In questi giorni l'uomo di Arcore è come al solito al centro dell'attenzione, ma non per qualche dichiarazione giornaliera al vetriolo contro le moltitudini di avversari o per qualche gaffe internazionale come suo solito.
Ma perchè, dopo una serie di polemiche sulla libertà di stampa, cominciate con gli attacchi ai quotidiani la Repubblica, l'Unità e l'Avvenire, alcuni dei suoi alleati politici stanno lentamente, ma nettamente, prendendo le distanze dal capo del governo.
Gianfranco Fini, attaccato duramente dal giornalista "a gettone" di Silvio Berlusconi, Vittorio Feltri, dopo alcune dichiarazioni riguardo la libertà di stampa, proprio contro i metodi antidemocratici del cavaliere, ha continuato in questi giorni a mettere in evidenza "un problema", così lui l'ha chiamato, che attualmente c'è all'interno del partito del PDL.
Un problema, che non è certo difficile immaginarselo, riguarda la leadership del partito stesso, oltre lo stesso Berlusconi, personaggio oramai impresentabile di fronte ai media e ai rappresentanti politici internazionali.
Berlusconi quindi, come hanno titolato alcuni giornali nei giorni scorsi, appare come una bestia ferita, che, viste le precarie condizioni di salute, si dibatte sempre più ferocemente contro l'aggressore, per paura di poter perire.
Se già alcuni fedelissimi del premier come Bonaiuti, si sono affannati a chiudere la breccia Fini-Berlusconi, altri però, stanno in attesa di ulteriori sviluppi, dato che non è chiaro ancora da che parte penderà la bilancia dello scontro e come sapete in Italia i nostri governanti sono maestri nel "riciclo politico".
Ma i movimenti tellurici non finiscono qui, tra gli alleati di maggior peso, anche per via di un pericoloso appoggio esterno, c'è la Lega.
Una Lega che ancora di più sa di avere un grosso potere decisionale nel governo e contro lo stesso Berlusconi; la storia d'Italia degli ultimi 15 anni ci insegna come il binomio Berlusconi-Bossi sia sempre stato labile e spesso frutto solo di ingenti finanziamenti da parte del presidente del consiglio all'amico-nemico "padano", atti a chiudere la bocca al focoso Umberto.
La richiesta di quattro o almeno tre presidenze regionali da parte del partito dei "verdi di Pontida" come controparte di un solido bacino di voti al Nord, pare ormai l'unica soluzione certa che ha il premier per non soccombere a una situazione che lo vede costretto in scacco da entrambe le parti dai suoi stessi alleati politici.
Gli attacchi degli scorsi giorni di Bossi contro Fini riguardo l'eventuale voto agli immigrati, sono l'ennesimo "tatticismo" in attesa di sviluppi concreti, di chi in questi anni è stato indubbiamente maestro (la Lega) nel far valere il proprio peso politico nel momento opportuno, nel momento in cui Berlusconi è stato sempre in evidente difficoltà e sopratutto dipendente dall'appoggio dei voti del "senatùr" padano.
Fini dal canto suo fa incetta di lodi sia da una parte che dall'altra dell'arco parlamentare, incassando consensi sia nel PD che tra le file dell'UDC, dove il presidente della camera dei deputati, ha addirittura ricevuto approvazioni entusiastiche intervenendo un paio di giorni fa al congresso degli Stati generali dell'Udc.
Congresso in cui, anche Rutelli in maniera sibillina, dichiara che auspicherebbe un nuovo partito di centro in cui riunire l'ala democratica dei fedelissimi di Fini, più l'UDC e la parte più moderata e cattolica del PD.
Più o meno l'idea del "grande centro" tanto decantata da Pierferdinando Casini in questi anni di esilio dalla casa delle libertà.
Ci sarebbe un orizzonte futuro tutto da scoprire, quindi, nella politica italiana, che assomiglia sempre più ad un terremoto se pensiamo che ad ottobre c'è anche il primo congresso del Partito Democratico.
Una situazione che potrebbe portare ad un rivoluzionamento pesante degli equilibri politici se il governo dovesse cadere, e che avrebbe pesanti ripercussioni sull'attuale capo di governo.
Che tornerebbe ad essere un politico come tanti e non più il leader indiscusso e il padre padrone della maggioranza.
Quel che è certo attualmente, oltre la cortina fumosa degli accordi possibili e fantascientifici tra forze di partito, è che il sistema elettivo maggioritario, così come l'idea di un bipolarismo all'americana, aldilà delle dichiarazioni di facciata, anche dello stesso Fini, è definitivamente stato bocciato, in un paese in cui il vecchio adagio "morto un Papa se ne fa un'altro" sembra ormai, non un proverbio popolare, ma un assodato teorema scientifico.
domenica 13 settembre 2009
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Credo che Belusconi cadrà dopo l'approvazione della finanziaria. Ormai la sua spinta propulsiva verso il nuovo dopo la prima repubblica si è esaurita, cos' come anche è fallito il sistema bipolare che fa fatto fare a Belsconi quel che Ha fatto.L'italia ha sperimentato che la sua storia dice che il sistema elettorale più idoneo è quello proporzionale e che il suo fututo come Stato-nazione può essre assicurato solo da un ritorno, sotto altre spoglie, della Balena Bianca. Non ci sono alternative. Quella della Lega è una alternativa che non conviene nemmeno al Nord; qualcuno se ne sta accorgendo. Non può essere un partito di governo ma solo di piazza.
RispondiEliminaCondivido, a parte ovviamente la "Balena Bianca".
RispondiEliminaMolti dei problemi dell'Italia sono nati proprio grazie alla vecchia DC, non dimentichiamocelo.
Certo è, che il confronto DC/PCI produsse, di riflesso, per anni, un grande avanzamento sociale nel paese, cosa che oggi non succede, anzi.
Va anche detto che probabilmente si è smarrita la "vera" classe politica.
Il parlamento oggi è popolato da un po' di tutto, dalle showgirl, all'imprenditoria più bassa, ovvio che poi questo si rispecchi nel paese stesso.