Italia, Toscana, aprile 2009.
Queste tre parole più una data numerica, farebbero pensare alle verdi colline della Val d'Orcia, o a una bella vacanza tra le vigne del Chianti, tra un bicchiere di vino e un pasto gustoso, nel relax più totale.
Da sempre la Toscana, pare lo spaccato "migliore" dell'Italia, quello politicamente corretto, anche innovativo, scevro dai comuni problemi che affliggono il bel paese da sempre.
Eppure sotto lo strato superficiale, di una regione dal sorriso facile, generosa, pulita, si annidano i centri di potere, quei centri di potere di una politica quasi monolitica nel suo tendere sempre a "sinistra" e che a suo malgrado da sempre, detta legge.
Una prepotenza dolce, niente sangue, niente clamore, niente scandali, non è la mafia casalese o siciliana, ma l'omertà è la stessa, quell'omertà diffusa che penetra nel sottosuolo della società e che permea gran parte delle istituzioni pubbliche, piccolo circolo ristretto di privilegi e privilegiati.
Allora può succedere che in un piccolo paese della Toscana, più precisamente del Chianti, si possano verificare esempi impensabili di mobbing lavorativo.
La cosa più preoccupante è che chi fa questo tipo di pressioni, sia un'azienda che collabora strettamente con le istituzioni pubbliche locali, del comune, che come vi sarà facile immaginare, sopratutto se conoscete minimamente la zona, sono legate a doppio filo, da sempre ad un certo partito.
Accade quindi, che un lavoratore, un giovane precario, contattato per entrare in lista alle amministrative per conto di un partito, venga "dissuaso" dal suo datore di lavoro, per la posizione conflittuale (essendo il suo partito in contrasto con la maggioranza attuale) che assumerebbe nel caso si presentasse in lista.
Quello che è più clamoroso è che l'associazione che fa pressione, gestisca in appalto servizi del comune ed abbia al suo interno, guarda caso, gran parte del suo organico legato strettamente al partito di maggioranza che gestisce il comune stesso.
Praticamente un piccolo "conflitto d'interessi", in pratica il datore di lavoro per ironia della sorte, è anche appaltatore e beneficiario dell'appalto, grazie alla presenza di tanti "fedeli tesserati" del partito che governa quel piccolo comune.
Una piccola "rete di potere", piccola, ma potente al punto giusto, da riuscire in poche ore a dissuadere un ragazzo di ventotto anni, dal far apparire su una lista elettorale pubblica, il proprio nome, perchè considerata, operazione "sconveniente".
Di fatto la pressione arriva non da un privato; ma dalla tendenza politica di questa azienda privata che, strettamente connessa ad un partito che governa il comune, fa una pressione di tipo politico.
In Sicilia, Campania, chiamerebbero questo processo, con un unico nome, Mafia.
E capita sempre più spesso di accorgersi che all'interno delle piccole comunità, gran parte dei ruoli pubblici comunali e paracomunali, siano espressione di "quote di partito".
Una gerarchia fatta di anelli d'acciaio, legati l'uno all'altro dal proprio posto di lavoro, dalla stasi della non belligeranza, di un processo conservativo della propria nicchia vitale.
Come se "un posto in comune" fosse il diritto acquisito di tanti "vassalli" fedeli che atteso il proprio turno, si ritrovano un lavoro sicuro da impiegato o dipendente comunale grazie appunto ai servigi, i voti e la "rete" di consensi a cui essi sono legati.
Ecco che allora, ciò che pare minimamente diverso, diventa motivo di preoccupazione, possibile pomo della discordia in un idillio di consensi, in cui tutti guardano le spalle all'altro.
Viene allora da pensare, che la mentalità tutta italiana, della raccomandazione, dell'acquisizione del privilegio, del nepotismo, non sia solo un problema del "mezzogiorno", ma che in maniera meno appariscente sia la prassi, nel sottobosco della politica e delle amministrazioni pubbliche di tutta la penisola.
Anche la Toscana quindi, purtroppo non è esente da questo modo di operare, di fare politica.
La regione delle "isole felici", ci racconta come in realtà, le persone che vi sorridono dentro siano sempre le solite, l'espressione di una piccola "casta".
Sì perchè la casta politica che governa questo paese, non che l'apice di un'elettorato marcio, che si riflette e si specchia come davanti a un'immagine fotocopia, nei suoi rappresentanti delle alte sfere.
E si sa, il popolino si dibatte, s'indigna, protesta sempre, a prescindere.
Salvo poi fare riverenza di fronte al padrone di turno...
giovedì 23 aprile 2009
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Una sola parola: allucinante.
RispondiEliminaAssurdo!
RispondiEliminaE invece nel 2009 succedono ancora di queste cose...
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