Se sul versante del governo e del centro-destra in generale, la situazione dei partiti politici in vista delle elezioni europee (e amministrative) sembra chiara, così come ci si aspettano conferme stabili anche alle urne; nel centro-sinistra la situazione è assai più nebulosa e complessa.
E non solo in fatto di alleanze, che già bastano a confondere un'elettorato sempre più spaesato nel capire chi va e chi resta nei vari partiti, ma sopratutto nelle eventuali ipotesi di voto e di successo dei vari partiti che compongono la scelta possibile dell'elettore di centro-sinistra.
Cerchiamo di fare quindi un po' di chiarezza.
Se nel PD post Veltroni, con l'elezione a segretario di Franceschini, c'è stato un cambio di strategia ma non di rotta per quanto riguarda le "linee fondamentali" del partito che non hanno risolto varie questioni impellenti, di contraddizione, su varie tematiche a partire ad esempio dalla laicità o dalla collocazione dei membri del partito al parlamento europeo; nelle altre formazioni fuori da esso, c'è grande bagarre.
I vari congressi post-elezioni e post Sinistra Arcobaleno hanno lasciato strascichi pesanti nei vari partitini della sinistra "radicale", ma menzione particolare merita la situazione politica di Rifondazione Comunista.
E' innegabile infatti, che l'unica piattaforma concreta a sinistra oltre il PD, e ai tempi il PDS, sia sempre stata questo partito che, anche nei momenti di magra, successivi alle sue molte scissioni, ha sempre rappresentato il bacino ideale dello "sfogo" di tanti elettori alla ricerca di un'alternativa elettorale di sinistra.
Il congresso di Luglio a Chianciano è stato quindi una tappa fondamentale di un processo iniziato di fatto nel 2001, e conclusosi proprio nell'acceso dibattito congressuale, dove un partito ormai orfano del suo leader di sempre, Fausto Bertinotti, dibatteva sul proprio futuro nella debacle successiva alle elezioni politiche 2008.
E se Nichi Vendola, il più accreditato nome a sostituire l'ex leader (aldilà della parentesi Giordano, segretario provvisorio), ha avuto al congresso il numero maggiore di voti totali, non è riuscito comunque a vincere il congresso, che invece è andato, grazie alla confluenza di tutte le mozioni (tranne ovviamente la 2, quella pro Vendola) su un nome unico, quello di Paolo Ferrero, ex ministro del governo Prodi e "dissidente" del precendente gruppo maggioritario bertinottiano.
E tra veleni, polemiche, accuse su una campagna di tesseramento gonfiata dai vendoliani, di lì a pochi mesi , si è consumata all'interno di RC l'ennesima scissione.
Il punto fondamentale di scontro, seppur mai dichiarato direttamente, sopratutto dalla corrente Migliore-Vendola, era il superamento del partito, in favore di un'aggregazione di partiti che facesse dell'esperienza della Sinistra Arcobaleno, una fusione di fatto, in un'organismo nuovo, unitario.
Di contro i risultati elettorali impietosi, dell'aprile 2008, che rimarcavano ancora una volta come la rimozione forzata, di modelli, ideologie e simboli, a sinistra, in Italia, non abbiano mai portato ad un effettivo incremento di voti.
Non vale l'aritmetica pura quindi, nella politica; a confermare questo, un risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno che nemmeno nei peggiori pronostici si sarebbe potuto immaginare, un'impietoso 3,1 % che non era neppure il bacino d'utenza medio del partito maggiore di questa piccola coalizione, appunto, Rifondazione Comunista.
Ecco allora l'idea di "conservare" un'elettorato radicale, scontento del governo Prodi, probabilmente ancora radicatamente comunista; si veda a questo proposito la somma di due partiti come SC e PCL, unici partiti alle elezioni politiche del 2008 ad avere come simbolo la falce e martello e che se messi insieme, raccolgono un buon 1%.
Una piccola percentuale che avrebbe comunque consentito l'ingresso in parlamento, ad una Rifondazione "non sciolta", nel "carrozzone" arcobaleno.
Bisogna quindi probabilmente prendere atto di una cosa, in Italia, nonostante i vari passaggi moderati della politica dell'ultimo ventennio, esiste ancora oggi una minoranza comunista che di fatto è la base dell'unica piattaforma d'alternativa possibile a sinistra oltre il Partito Democratico.
E non è certamente soltanto il simbolo della falce e martello, (immagine sì radicata e comunque sempre piena di un suo fascino), a giustificare la diffidenza di un'elettorato che non ha digerito la proposta della "scorciatoia unitaria", della Sinistra Arcobaleno, ma sopratutto il fatto che la proposta in questione è stata giudicata poco credibile, autoreferenziale, espressione di un'elite di dirigenti politici e quindi di fatto bocciata.
Come dargli torto?
Nei mesi successivi all'interno dei partiti aderenti a quella proposta, ci sono stati vari movimenti tellurici dentro e fuori i vari congressi e tralasciando Rifondazione, di cui ho già detto sopra, Verdi, Sinistra Democratica e Comunisti Italiani, hanno vissuto momenti di fibrillazione politica, riaggregandosi in minuscoli gruppi e correnti diverse, con fuoriuscite varie di esponenti politici, verso partiti più grandi, come il PD in cerca di un posto nelle amministrazioni locali, o aderendo a progetti nuovi, riedizioni in piccolo, della perdente Sinistra Arcobaleno.
Se il PDCI, in questi mesi, con mille difficoltà, si riavvicinava a Rifondazione, invece, i fuoriusciti di quel partito, più i Verdi e Sinistra Democratica, interloquivano ad una nuova proposta, battezzata appunto Sinistra e Libertà.
Ad oggi la situazione per le europee è questa, un simbolo unico per i comunisti di Rifondazione e i Comunisti Italiani, coadiuvati anche dalla presenza dall'ex leader di Sinistra Democratica, Cesare Salvi e da una lista nazionale di consumatori vicini ai GAP (Gruppi d'Acquisto Popolare), e un "triumvirato" di forze politiche per il nuovo "movimento" Sinistra e Libertà, con Vendola e una piccola parte della mozione 2, fuoriusciti da RC, più Verdi, e Sinistra Democratica ora guidata da Claudio Fava.
Quello che è paradossale e che dovrà essere spiegato ad un'elettorato deluso, è il motivo per cui, di fronte ad un'innalzamento del limite percentuale per l'elezione al parlamento europeo al 4%, ci si presenti nuovamente divisi e frammentati in piccoli partitini.
La lezione della Linke e di Izquierda Unida non è evidentemente arrivata in Italia, non si è capito a mio avviso, che le scorciatoie politiche d'aggregazione non servono e che sarebbe bastato un processo "federativo" per mantenere un elettorato fedele alle sue differenze ed ai suoi simboli storici e indirizzarlo negli anni ad un progetto programmatico unitario futuro.
Attualmente l'unico progetto credibile e radicato pare quello dell' "autoconservazione" di Rifondazione Comunista, rimarcato anche dal fatto che eminenti personalità della sinistra italiana di sempre, come Pietro Ingrao, abbiano deciso di puntare "su un soggetto politico formato", mentre Sinistra e Libertà, pare pagare fin da subito la posizione interlocutoria con il PD, di fatto apparendo "meno utile" e concreta, avendo appunto una posizione intermedia tra il partito democratico e la sinistra radicale comunista.
Quel che è certo, con un PD in caduta libera nei sondaggi e l'IDV in grande ascesa, è che lo spazio a sinistra non manca, sta ora ai partiti "d'alternativa" essere convincenti e dimostrare di poter gettare le basi di un futuro politico in Italia che non sia solo ed esclusivamente bipolare.
giovedì 2 aprile 2009
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