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giovedì 28 gennaio 2010

Avatar e il giorno della memoria...corta...


Ieri si è celebrato come ogni anno, giustamente, "il giorno della memoria", occasione annuale di ricordo dell'olocausto ebraico, fatto a cavallo della seconda guerra mondiale dalle milizie naziste di Hitler.
Sul grande schermo in queste settimane, però, sta avendo un grandissimo successo il nuovo film del "kolossal man" del cinema hollywoodiano, James Cameron, Avatar.
Mi permetto di parlarne, senza nemmeno averlo visto, non tanto per dare un giudizio sul film, che ovviamente non posso dare, ma per fare un parallelo tra la trama, banalmente ovvia, interna ad esso e lo sterminio di massa degli ebrei, sulla scia di un articolo molto bello e arguto di un giornalista del Guardian, George Monbiot, della settimana scorsa e pubblicato in Italia, come al solito da quell'ottima rivista cartacea settimanale, che è Internazionale.
Che c'entrino queste due cose a primo acchito distanti, l'una con l'altra?
Mi ha dato lo spunto proprio l'articolo suddetto.
Nell'articolo, si fa riferimento a come certi aspetti del film, pare, piacciano poco ai "repubblicani" per via di un velato senso di similitudine, tra la conquista del Nord America da parte dei "patrioti" americani a danno dei nativi, più comunemente chiamati con il nome di "pellirosse" e gli "aborigeni" virtuali del film in questione.
Il bravo giornalista ha poi l'occasione di mettere in evidenza come, anche critici di un giornale del calibro del New York Times, progressista e vicino ai "democratici", si limitino, bonariamente a chiudere un occhio, su quella che appunto pare la più palese delle metafore in Avatar, ovvero quella con il genocidio dei nativi, facendo riferimento solo, "ai totalitarismi" di stampo sovietico e nazista e alle loro efferatezze.
Tacendo o probabilmente non vedendo, come molti cittadini statunitensi "americano-centrici" sono abituati a fare, oltre i confini del proprio orgoglio storico, nazionale.
Torna allora a "puntino", il giorno del ricordo dell'olocausto, una delle peggiori atrocità della storia dell'umanità, ormai quasi una routine a cui tutti si accodano, con la lacrimuccia facile o con moltissima ipocrisia e contegno superficiale.
Salvo poi, tacere su altri drammi della storia, altrettanto gravi.
Che nessuno salti su a darmi dell'antisemita, avreste proprio sbagliato persona.
Ma non sono nemmeno uno di coloro che placidamente si accodano alla "legge del vincitore".
Sappiamo bene come spesso solo chi vince "scrive la storia".
Riprendendo quindi Monbiot, dal Guardian, non si può dargli torto, quando dice, che se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dalla Germania nazista, forse oggi l'olocausto sarebbe una parentesi in qualche libro di storia, un trafiletto generico, magari a margine di qualche "sussidiario" in un box, in cui con pietosa discolpa si narra l'eccidio, senza calcare la mano.
Così come non si può ignorare il collegamento tra tanta parte dell'economia statunitense e le comunità ebraiche o come ci sia, tra USA e Israele un rapporto privilegiato, sopratutto dal punto di vista militare.
Ecco che conviene allora,  molto di più parlare dell'olocausto, dimenticandosi di altri genocidi, altrettanto efferati  e magari di dimensioni anche peggiori come quelli appunto perpetrati nei confronti dei nativi o dei palestinesi, questi ultimi dagli anni 60 espropriati di una terra loro, da sempre.
Non sono solo gli USA a tacere, ma anche Spagna, Gran Bretagna, Francia, e quasi tutte le ex potenze coloniali dell'Europa, così come non c'è popolo che possa dirsi candido, privo di sangue sgorgato da qualche pulizia etnica, genocidio, campo di prigionia.
Avatar (semplicemente, pare) piuttosto banalmente ci narra come, sempre, quando una potenza tecnologica e militare incontri un popolo diverso, meno avanzato, lo consideri alla stregua del "buon selvaggio", di memoria illuminista.
"Buoni selvaggi" sono infatti gli abitanti del mondo fantastico di Cameron, che attraverso un prevedibile intreccio narrativo, arrivano verso uno scontato lieto fine.
Peccato che nella realtà, non sia così facile, ma anzi spesso, non esista proprio "l'happy ending".
Avatar è proprio il caso di dirlo, è l'alter ego virtuale di ogni popolo oppresso e colpito dagli inumerevoli genocidi di cui la storia dell'umanità è piena.
Nemmeno il fatto di "specchiarsi" nel grande schermo, però, pare sia sufficiente, agli oppressori o vincitori di oggi, per consentire a coloro, di fare un vero esame di coscienza collettiva, sul concetto di "imperialismo", ancora così in auge.
Vedere scorrere in tv le immagini terribili dello sterminio degli ebrei, sembra oggi, solo un velleitario memento, quando ancora nessuno ha reso effettivamente giustizia ad altrettanti "olocausti", dimenticati nel tempo perchè troppo scomodi da ricordare.

4 commenti:

  1. Hai ragione ho letto quell'articolo, davvero un bel pezzo (come la maggior parte delle cose che si trovano sull'internazionale). Ho visto il film, grandi effetti speciali logicamente, storia carina ma decisamente scontata... con un messaggio importante però che va contro "l'aggressività" delle guerre USA.
    un saluto

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  2. Grazie Ernest.
    In effetti quell'articolo è davvero, seppur sintetico, mirabile...
    Peccato che non ci sia nulla di simile o quasi nel giornalismo italiano.
    La nostra informazione si è imbarbarita, con tanti professionisti dell'editoria che hanno un solo obbiettivo, quello di dare risalto alle notizie che hanno un potenziale di vendita/economico, maggiore.
    Non a caso spopola la cronaca (nera spesso) e il gossip..
    Il cervello e l'onestà intellettuale, sono sempre più due optional...

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  3. Per quanto può valere,sono d'accordo anche io,
    c'è solo una cosa che vorrei sottolineare,
    le grandi colonizzazioni sono quasi sempre avvenute con l'appoggio e il benestare della chiesa cattolica
    un saluto

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  4. @ Ivy
    Grazie del commento.
    E certo che la tua opinione conta.
    In una Italia in cui l'informazione "normale" non esiste quasi più, i blogger underground e il loro universo di piccoli post, siti e commenti sono un grande patrimonio...
    Sicuramente hai ragione sulla chiesa cattolica, non l'ho citata solo perchè di fatto implicata solo "indirettamente"...
    Se spulci anche qualche articolo più vecchio, vedrai come anch'io ci vada giù "abbastanza pesante" con "l'Impero" di Bendetto XVI..
    Grazie dell'ascolto spero tu continui a seguiere il blog...

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