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sabato 16 gennaio 2010

Il Partito Democratico in guerra con Facebook.


Per una volta voglio darvi una notizia più "leggera" ma che merita comunque una riflessione, con a margine qualche risata, una notizia, però figlia dei nostri tempi.
Con ilarità leggo, questa news, rimbalzata nella rete, per cui, la sede nazionale del Partito Democratico, a Roma,  ha deciso "democraticamente" di oscurare il famoso sito di socialnetworking Facebook ai propri dipendenti.
Risate.
Il tutto è avvenuto nella giornata di ieri, in particolare nella mattinata, momento in cui c'è stato il blocco, probabilmente mediante filtro dell'indirizzo del sito.
La motivazione?
Quella di voler mettere un "freno" ad un atteggiamento troppo dispersivo degli impiegati del partito, che evidentemente erano ritenuti poco "produttivi" proprio per colpa di Facebook.
Da questo ragionamento è nata la necessità di "oscurare" il sito ai dipendenti che ovviamente hanno subito protestato, insieme ad alcuni politici, fino a che la decisione e il blocco non sono rientrati in serata.
Un "embargo" mediatico che farebbe la felicità del Ministro Brunetta e che fa sorridere se affiancato ad un partito che dovrebbe "difendere" i diritti dei lavoratori.
Così come sono altrettanto  comiche le "motivazioni ufficiali" della decisione (manco fosse una dichiarazione di guerra tra due nazioni) dei vertici del PD che in un primo momento hanno addirittura ammesso la cosa, dicendo che il partito aveva preso una decisione "troppo aziendalista", poi da bravi ex Pci, hanno sfoderato il solito volto mansueto dell'unità e della coesione, dicendo che in realtà era solo "un problema tecnico".
Quello che fa sorridere è proprio l'atteggiamento "cinese" di un partito chiamato "democratico", che forse, sull'onda delle polemiche di queste ormai vicine regionali, ha pensato bene di omettere buona parte della contestazione, dagli occhi del nucleo centrale del partito.
Peccato che, nel partito delle primarie (usate solo quando piace, però), della "democrazia dal basso", Facebook, così come l'altro popolare servizio di micro blogging, Twitter, siano stati due bacini di diffusione importanti via web, se non proprio fondamentali, durante l'elezione dell'attuale segretario Bersani, così come non si può sottovalutare l'importanza di un sito come appunto Facebook, dove il Partito Democratico ha una sua pagina in cui si contano 15,000 iscritti.
Uno strumento indispensabile proprio per chi fa politica, oggi, grazie alla sua interfaccia semplice e alla sua diffusione enorme, anche capillare.
Una decisione tragicomica che fa capire però come sotto l'immagine superficiale di democrazia partecipativa si annidi però un atteggiamento per nulla diverso da quello monolitico delle classi dirigenti ex PCI e DC, vertici poco inclini alla critica, così come sia eclatante che il partito che lotta per il "lavoro" ed i suoi diritti, tratti i propri dipendenti, come un imprenditore privato qualsiasi.
Sarà mica l'influenza dei vari Colaninno e Calearo?
La macchina del caffè con annessa pausa sta già vacillando...

2 commenti:

  1. E' chiaro che il pd è un partito che non vuole inserimenti dal basso, non vuole innovazione, non vuole forze fresche e pulite, ma vuole riamenere sotto l'ala della sua classe dirigenziale che ha portato il paese a non avere un forza di sinistra.
    un saluto

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  2. Non mi aspetto altro dai "peggiori" del vecchio PCI.
    Altro che Togliatti!
    D'Alema e Veltroni, così come Fassino e combagnia bella. si sono dimostrati moderni solo nel "rimuovere" i simboli (e ahimè, anche i contenuti) del vecchio partito comunista italiano.
    Ma lo stalinismo è rimasto lo stesso, tale e quale.
    D'Alema poi, per me, è il maggior artefice della distruzione della sinistra italiana tutta...

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