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martedì 5 gennaio 2010

Il PD nella bufera delle riforme.


Inizia il nuovo anno, all'insegna dell'amore universale, dopo l'attentato (?) a Silvio Berlusconi, ma nonostante un clima disteso, la situazione non pare cambiare per il Partito Democratico.
Un partito che ormai appare quasi come un animale mitologico, fatto di animali e pezzi di animali diversi, tenuti faticosamente assieme, ma che non incutono timore.
Non una chimera, non un grifone, il PD, sembra più un esperimento genetico riuscito male, un azzardo politico, in questo caso, ma che non ha trovato fusione.
Le polemiche dei giorni scorsi, riguardo le varie candidature per le elezioni regionali, sopratutto di Puglia e Calabria, misurano la temperatura di un partito, sempre più febbricitante.
Un partito, in difficoltà sopratutto nella propria collocazione politica, ambigua e lontana da certe pratiche "democratiche" come le primarie, oggi quasi una condanna per il PD, che invece di un'invenzione positiva, sono diventate un'arma a doppio taglio.
Lo spauracchio di una perdita di controllo sulla base, però, non è il solo problema con cui i dirigenti del partito si dovranno misurare, viste le polemiche di questi giorni, sulla questione delle "riforme".
Un argomento sulla bocca di tutta la classe politica, tranne che su quella degli elettori, un argomento caldo, invocato dalla Lega quanto dal PDL tutto.
Una discussione che passa attraverso la riforma della Costituzione, aldilà del silenzio di gran parte degli organi d'informazione, in un attacco a quest'ultima, duro, grave, senza precedenti.
Se infatti mesi addietro la carta costituzionale pareva l'ultimo baluardo a dividere i due grandi partiti contenitore italiani, oggi quest'ultima difesa pare assottigliarsi sempre più, fino a divenire un sottilissimo velo.
Le parole del ministro Brunetta, come una stilettata, colpiscono volutamente dove fa più male, come a saggiare il limite in cui spingersi al massimo, in attesa di un nuovo affondo.
Vittima, la democrazia repubblicana, agnello sacrificale sull'altare del nuovismo e sullo scambio di favori, tra i "berluscones" e i democratici, che evidentemente non hanno del tutto abbandonato l'idea di un sistema bipolare e sopratutto bipartisan.
La levata di scudi a difesa dell'articolo 1, minacciato dal ministro Brunetta, pare, rivolgendo lo sguardo alla massa piddina, un riflesso superficiale, a un colpo, appunto, troppo in profondità.
Mentre in realtà, "l'inciucio" tanto sventolato da Antonio Di Pietro e dalla stampa indipendente, sembra piuttosto chiaro, il campo, forse, le elezioni regionali, uno scambio di favori politici in base alle possibili candidature, più o meno forti da parte del PDL in alcune regioni, tese ovviamente a favorire il candidato opposto.
In cambio della possibilità di un'intesa, larga che vada dalle "riforme" istituzionali, fino su, su, agli articoli della costituzione italiana.
Uno scambio di "prigionieri", in cui ci sono in mezzo non solo i diritti democratici della Repubblica, ma anche i poteri della magistratura, l'accrescimento dei poteri del presidente del consiglio e altre amenità, di cui i grandi giornali parlano superficialmente, concentrati solo sulla polemica fittizia.
In mezzo, uno scontro tra alleati attuali e presunti, in cui danzano in un balletto giornaliero di dichiarazioni e polemiche, l'Italia dei Valori e l'UDC di Casini.
Uno scenario nebuloso, in cui il Partito Democratico, rimane congelato, tra trattative sottobanco e problemi interni al partito e con la base elettorale, sempre più spinosi da risolvere, come nel caso delle primarie in Puglia, in cui oggi è spuntato un terzo candidato, Francesco Boccia, di fatto per rafforzare il partito dalla minaccia del carisma dell'attuale governatore pugliese, Nichi Vendola.
All'orizzonte ben poche idee, con la sensazione, sempre più palpabile che l'attuale segretario, Bersani, sia sempre più solo al comando di una nave, la cui rotta non è chiara e il timone sempre più spesso strattonato dai veri "dirigenti occulti", in lotta tra loro, con il rischio grosso, di avvicinarsi al solito "iceberg" di sempre, letale come già nel 1994 e nel 2008, un iceberg, chiamato Silvio Berlusconi.

2 commenti:

  1. Davvero credo non ci siano più aggettivi per descrivere il disappunto verso la classe dirigente del pd!

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  2. La cosa peggiore però, è la mancanza totale di prospettive politiche...
    Allenaza con l'UDC, con l'IDV, con le sinistre?
    Ma a che pro?
    In realtài veri interlocutori occulti paiono essere nelle fila del PDL.

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