Vittoria netta dell'ex governatore Vendola, in Puglia alle primarie del centrosinistra, volute a "furor di popolo" dall'elettorato pugliese.
I dati, schiaccianti, 73 per cento contro un misero 27, non solo rafforzano il governatore uscente, ma mettono ancora di più in imbarazzo un partito, come quello Democratico che davvero non ne avrebbe bisogno.
La vittoria di Vendola non è solo frutto del carisma e delle scelte dell'amministrazione della regione, invero con qualche ombra, ma anche di una "ribellione" dal basso di tanta parte dell'elettorato democratico che in risposta ai diktat di D'Alema e soci ha votato in massa, il migliore dei due candidati.
Sì, perchè Boccia, un cognome che pare una condanna, era già stato "bocciato" proprio da Vendola, cinque anni orsono, in un ribaltone che all'epoca suscitò davvero molto scalpore e altrettante illusioni per la "sinistra" extra PD.
Una "minestra riscaldata" insomma che non si capisce da quale strategia politica possa essere sortita fuori, così palesemente perdente.
L'imbarazzo nel PD è a livelli stratosferici, D'Alema, il "grande manovratore occulto", della maggioranza interna, "burattinaio" di Bersani, ha subìto una sconfitta notevole, in uno dei suoi feudi maggiori, Gallipoli e in una delle provincie fondamentali come Lecce.
Vendola vince, ma nonostante ciò che dicono i giornali, il sottoscritto è tutto fuorchè sorpreso.
Direi addirittura che la vittoria di "Nikita", era assai prevedibile, quasi scontata.
Dopo l'harakiri sul nome di Emiliano, forse l'unico candidato concreto in risposta al governatore attuale, la scelta di Boccia appariva come una palese forzatura che l'elettorato, già arrabbiato per mancanza di democrazia interna, con conseguenti polemiche riguardo il metodo elettivo delle primarie in un primo momento "stoppato" dai vertici PD; probabilmente non avrebbe digerito.
Infatti.
Boccia è stato spazzato via, non solo da Vendola, ma da un'incompetenza politica nel PD, tanto incredibile da apparire quasi sospetta.
Per tutta risposta l'UDC di Casini, emarginato dalla coalizione, ha candidato l'ex PDL, Adriana Poli Bortone, facendo presagire quindi una "corsa" in solitaria.
Il PDL avanza un candidato, Rocco Palese, delfino del potentato Fitto, che non pare abbia le carte in regola, ora che anche l'UDC corre da solo, per insidiare Vendola.
Un Vendola sostenuto anche dalla Federazione della Sinistra di Ferrero, Diliberto e Salvi, in un tentativo di coesione sui contenuti e in cerca di un appoggio nelle altre regioni, contro anche lo stesso PD, come in Lombardia, dove Penati ha già messo un veto "ai comunisti".
Quel che è sicuro, è che si preannuncia all'orizzonte una battaglia politicamente interessante, in cui Vendola dovrà dimostrarsi all'altezza, non tanto degli avversari, quanto del suo nemico peggiore, il proprio carisma, uno scudo non sufficiente di fronte alle battaglie di cui la regione Puglia ha bisogno, che in dote di tanta fiducia, non potranno in nessuna maniera essere disattese di fronte ad un elettorato così generoso.
In caso di riconferma quindi, si aprirebbe uno spazio politico unico, in cui il governatore, dovrebbe per forza dimostrare non solo di essere un abile politico dal punto di vista mediatico, ma anche un amministratore capace, innovativo, moderno.
Cosa che nell'ultimo quinquennio, è accaduta solo a metà visto anche lo scandalo sulla sanità pubblica pugliese, che ci ha consegnato comunque un Vendola, ingabbiato tra i soliti poteri forti di clientela dei partiti maggiori, veri protagonisti dietro le quinte.
Una missione, che con lo "sgonfiamento" del progetto Sinistra e Libertà, recentemente rinominato, ma non per questo ripartito, determinerà anche il destino di questo politico, tanto amato, quanto controverso.
martedì 26 gennaio 2010
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