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giovedì 12 marzo 2009

Il Mostro dentro ognuno di noi.


Eccoli qui, accanto alle righe del mio post le foto dei due indagati per stupro nel parco della Caffarella, nella periferia di Roma, accaduto il 14 febbraio scorso.
Il dibattito di questi giorni, su questo caso, si infiamma prevalentemente su due questioni, la prima sull'incompatibilità delle prove biologiche del DNA rispetto ai due aggressori e la seconda su come in realtà ci siano altre dinamiche diverse che porterebbero negli sviluppi ad altre persone e di conseguenza cambierebbero la posizione dei due imputati da carnefici a possibili complici.
Non che questo sia un "palliativo" rispetto ad un'accusa così grave ed infamante, ma sicuramente da lo spunto per una riflessione su come gli organi d'informazione propongano le proprie notizie.
Se dall'inizio, con il riconoscimento da parte della vittima di uno dei due complici, sembrava non esserci nessun dubbio sull'identità dei "mostri", informazione che tanto ha aiutato il sensazionalismo di molte delle testate giornalistiche e televisive, rimane il fatto che comunque nessuno o quasi ha fatto il suo dovere di giornalista, che è per l'appunto quello di farsi alcune domande.
E' incredibile come su certi casi di cronaca nera, ci sia un approccio così nettamente diverso a seconda se l'imputato di un caso criminoso, sia genericamente "straniero" o invece "semplicemente" italiano.
Già dagli strilli dei notiziari e dei quotidiani, si omettono nomi e cognomi e si parla di "rumeni", "rom", "tunisino", "marocchino", si parla cioè di nazionalità, etnie, appartenenze comunitarie o meno e non di persone, individui.
E se nei confronti di un crimine qualsiasi, anche il più efferato, fatto da un nostro connazionale, si costruiscono ad arte mille teorie e dinamiche, che in alcuni casi arrivano quasi a destabilizzare l'opinione pubblica e che analizzano meticolosamente la parte della vittima, ma anche dell'eventuale colpevole; nel caso di un crimine commesso da uno "straniero" (meglio se di un paese povero, immigrato, in condizioni precarie di stanzialità) l'analisi è molto meno approfondita e molto più perentoria.
E' colpevole.
Punto e basta.
Nessuno ha mai sentito una sola parola di Karol Racz o di Alexandru Loyos Isztoika, fino a qualche giorno fa, (fino a che il solito giornalista/presentatore avvoltoio, in seconda serata, svolazzando ha rilasciato il video della presunta confessione di Isztoika, di fronte alle forze dell'ordine), ma nessuno si è mai preoccupato di ciò, in fondo le bestie non parlano, al massimo grugniscono mentre compiono abietti atti, appunto "bestiali".
Chi voleva apprendere quindi qualche informazione sulla questione della Caffarella, doveva farlo solo ed esclusivamente attraverso la casta giornalistica.
Ora, se in Italia ci fosse un'informazione veramente di qualità e libera dai vincoli economici di vendita ed editoriali, non ci sarebbero problemi nell'affidarsi alla categoria che dovrebbe preoccuparsi proprio fare informazione.
Evidentemente ciò non è più possibile.
Sono sparite le famose cinque "W" (Who/Chi, What/Cosa, When/Quando,Where/Dove, Why/Perché), regole cardine del giornalismo anglosassone, sostituite dall'interesse di bandiera per le posizioni politico/economiche dell'editore.
Questo rientra pefettamente nella politica di "terrorismo psicologico" che oggi compie il governo italiano, puntando forte sulla paura del diverso, portatore di tutti i mali possibili, sporco, sleale, criminale, concorrente al lavoro, nel mercato globale dei poveri.
Così si tengono sotto controllo le masse, troppo occupate a tenersi strette quelle poche cose che hanno in mano per vedere chiaramente i problemi di una società che non saranno certo gli Alemanno, i Maroni o le ronde di quattro pensionati a risolvere.
Il problema dell'Italia di oggi è la periferia.
Quella periferia in cui si compiono atti criminosi perchè ognuno di noi vive nell'indifferenza dell'altro, sempre di corsa per arrivare al proprio "loculo" di cemento in cui rinchiudersi, davanti all'informazione scadente dei TG e ai programmi televisivi spazzatura, che ci danno la dimensione distorta di un mondo in cui noi viviamo e che sarebbe solo a pochi passi dalla porta di casa.
Una periferia culturale e sociale in cui il nostro paese è entrato, una periferia dell'informazione, della ragione.
Che si sa, quando dorme, genera per l'appunto, mostri.
Mostri dell'ignoranza.

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