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lunedì 9 marzo 2009

Crisi della Sinistra...l'impossibilità di un unico partito. Parte Seconda

Ma ne siamo veramente convinti?
Potrebbe invece essere vero il contrario.
Ovvero che la politica a sinistra sia maggiormente dipendente dall'approccio concreto di questa rispetto al mondo reale.
Solo così è possibile spiegare perchè due processi simili, ma con obiettivi opposti, abbiano comuque fallito, mentre di contraltare due processi anch'essi simili entrambi opposti ma collocabili più a destra (Di Pietro non è certo un uomo di sinistra, da sempre) abbiano invece avuto successo.
Pare quindi che l'elettorato di sinistra probabilmente più critico e più avvezzo a cercare nella politica la valvola di sfogo di certi processi di innovazione radicale, perso di vista questo "mordente progressista" che evidentemente non era più così chiaro di fronte agli occhi della gente, ha bocciato l'esperienza della Sinistra Arcobaleno prima e del PD poi.
Evidentemente definendoli non incisivi e quindi inutili perchè troppo simili nell'impostazione verticistica e governista ai partiti dell'altra parte politica.
Persa di vista l'utilità reale di queste forme partitiche, gli elettori di centro sinistra hanno preferito astenersi in questi ultimi mesi, dal voto, in maniera diversa dall'elettorato di centro destra che più facilmente digerisce la propaganda televisiva di stampo allarmistico che viene fatta in Italia, sopratutto sul tema della sicurezza e dei diritti civili.
Sono arrivate quindi le sconfitte al comune di Roma, nelle regionali in Molise e sopratutto in Sardegna, dove anche un buon candidato come Soru, non è bastato per vincere di fronte al "commercialista di Berlusconi, Cappellacci.
Tutti elementi che hanno aiutato nella vittoria la compagine di Berlusconi che grazie anche ad altre falle ideologico/programmatiche, come ad esempio, (quelle sul tema della laicità di tanti politici di centro sinistra, convinti cattolici) hanno fatto breccia nell'elettorato e nel muro delle altre formazioni politiche , come il PD ad esempio, che non è riuscito a sopravvivere alle proprie contraddizioni interne su alcuni temi d'importanza fondamentale come nel caso clou dei diritti individuali, che è esploso negli scorsi mesi con il caso Englaro.
Non servono a molto i proclami di alcuni intellettuali verso una lista "unitaria" tra i piccoli partitini della ex SA, il problema è assai più profondo e affonda le sue radici nell'identità comune della sinistra italiana, incapace da sempre di sintetizzare un'identità trasversale, indipendente dai poteri forti dell'economia e del Vaticano.
L'impressione è che prima di rivedere un processo progressista concreto e forte, la sinistra italiana tutta, dovrà spogliarsi di molti degli orpelli accumulati in questi anni in cui la rincorsa ad un moderatismo "conciliante" tutto all'italiana, di temi in realtà inconciliabili, ha portato alla perdita di credibilità verso un elettorato che "sognava un mondo migliore" e che oggi non riesce più a riconoscere nettamente le differenze tra un raggruppamento e l'altro.
Paradossalmente questa crisi, potrebbe aiutare i partiti di sinistra, ma solo se, riconosceranno e criticheranno le falle di un sistema capitalista fin troppo digerito e accettato come unico modo di sviluppo possibile.
A sinistra la politica in Italia, sembra pagare ancora una volta il paragone duro con la realtà concreta dei fatti, quella di un paese povero, con enormi problemi di libertà d'informazione e irrisolti rapporti di piaggeria con l'unico "partito" che davvero non risente mai degli eventi storici in questo paese, ma che anzi governa occultamente, il Vaticano.

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