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lunedì 9 marzo 2009

Crisi della Sinistra...l'impossibilità di un unico partito.


Una delle tante questioni che da sempre accompagnano in Italia, la politica dei partiti della cosiddetta "sinistra" dagli albori dell'unità del nostro paese, passando per la nascita dei principali partiti di massa di inizio '900 fino ad oggi, è quella della difficoltà di trovare un intento programmatico comune che aldilà delle evidenti divisioni sociali o ideologiche di base, riesca ad unire esperienze politiche diverse in un unico progetto comune.
Le cause sono da ricercarsi in diverse variabili che da sempre accompagnano l'evoluzione sociale del nostro paese che differisce dalla stragrande maggioranza degli altri paesi del mondo occidentale e della stessa UE.
La situazione odierna ripropone alcuni temi classici delle problematiche di sempre e anzi, probabilmente oggi le acuisce, per colpa dello strascico lasciato dalle politiche dei partiti di centro sinistra post PCI e PSI, che hanno fatto del "governismo" e del "bipolarismo" due delle parole d'ordine di maggiore importanza.
E' per questo che con relativa velocità si sono sintetizzati processi politici che sembravano impossibili prima del 1989, anche in poco tempo.
Il percorso di rimozione storica iniziato dagli eredi del PCI nel 1991 (meno colpiti dalla fase di tabula rasa che è stato il mega scandalo denominato Tangentopoli, rispetto ai "fratelli ideologici" del PSI) è culminato, attraverso varie esperienze di governo negative, in un progetto che accomuna due identità da sempre distinte e spesso opposte del panorama politico italiano.
Ovvero, quello dell'unione di due diversi "bagagli storici" della politica italiana.
Nel 2007 questa fusione, di fatto iniziata prima con tutta una serie di processi federativi (Ulivo) , diviene realtà e nell'ottobre di questo stesso anno nasce il PD.
Il Partito Democratico venne fondato con l'obiettivo di unire gli eredi dei due più grandi partiti politici della storia d'Italia che abiurate le colpe e sopratutto le posizioni antistoriche dei loro vecchi partiti (PCI e DC) si proposero e si propongono sull'attuale scena come "processo nuovo" di unificazione con il fine primo di governare stabilmente il paese.
Tutto questo, lasciò ampio spazi a formazioni politiche più piccole, di estrazione più estremista, come Rifondazione Comunista che di fatto avrebbero dovuto raccogliere quell'eredità di voti persi da i potenziali scontenti dell'unione forzata di DS e Margherita, grazie allo stesso tipo di processo aggregativo simil PD.
In risposta nacque quindi la Sinistra l'Arcobaleno. unione di quattro partiti (PRC. PDCI, SD, Verdi), che avrebbero dovuto colmare quell'eterno bisogno di unità che da sempre l'elettorato di sinistra ha richiesto ai propri partiti in Italia.
Tutto questo preambolo mi serve per fare una sola riflessione, ovvero, quella quasi paradossale di come in Italia sia difficile, unire intorno ad un unico progetto anche un elettorato che da anni chiede un progetto politico unitario, in maniera indifferente sia che sia più moderato che più radicale.
La vittoria alle politiche nel 2008 di Silvio Berlusconi, rimette in gioco proprio questo punto di vista che pareva ormai dato per acquisito.
La Sinistra Arcobaleno non esiste di fatto più, e nascono nuovi bisogni identitari di comunismo, Rifondazione si è nuovamente scissa, Verdi, SD, PDCI fanno bagarre insieme a formazioni minori nella costruzione di alleanze in vista della prossima tornata elettorale alle europee, rimpastando equilibri che parevano ormai assodati.
Ma ciò che è più incredibile è che il PD non si giova di questa fase politica in cui le alternative radicali sono addirittura fuori dal parlamento ma anzi, rischia addirittura una sorte peggiore, che è giunta al suo culmine critico con le dimissioni dell'ex segretario Veltroni che pareva l'unico personaggio mediaticamente capace di calmierare due identità così diverse nel PD, quella cattolica e moderata degli ex Margherita e quella riformista e laica degli ex DS.
Insomma, pare proprio che l'unica strada per l'unità politica nel nostro paese sia quella del populismo.
Non a caso due fenomeni, simili dal punto di vista dell'impostazione leaderista hanno enorme successo in Italia a dispetto della crisi della politica e dell'economia attuale.
Ed è il caso del Popolo delle Libertà (di fatto, un partito ex federativo ma comunque incarnato nella figura del suo maggior esponente, Berlusconi) e dell'Italia dei Valori, compagine specchio dell'ex magistrato A.Di Pietro che contrapposti si assomigliano nell'impostazione a-ideologica dei loro programmi, o della loro impostazione mediatica.
Insomma, sembra che morte le ideologie (o meglio rimosse) vinca lo spot elettorale, lo scontro mediatico fine a se stesso, lo strillo più forte.

- Fine prima parte

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