Le elezioni regionali si sono ormai concluse da una settimana.
Aldilà dei vari proclami, più o meno di circostanza del Partito Democratico, sappiamo bene chi ha vinto.
Sono sempre le solite facce.
L'Italia, che lascia indietro gli altri due colori della sua bandiera, si tinge sempre più di un verde "padano".
L'astensionismo ridimensiona un po' tutti, ma sopratutto i due grandi partiti che seppur in maniera e con percentuali diverse, arretrano.
Se per il PD, l'emorragia di voti comincia a farsi preoccupante, anche grazie ad una migrazione di voti verso l'IDV, le sinistre extraparlmentari tengono con grande difficoltà, limitando i danni, rispetto ai dati delle elezioni europee.
Non bastano quindi alcune regioni da sempre negli ultimi anni, critiche per i partiti della sinistra (Veneto, Lombardia), per spiegare, in un momento che pure avrebbe potuto essere favorevole, un così pericoloso arretramento, mitigato, solo in parte dai buoni risultati (ma sempre con risultati ridimensionati) nelle cosiddette "regioni rosse".
In particolare, se guardiamo i dati di Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà, notiamo come, ambedue le forze politiche siano a lambire un risultato complessivo che si attesta attorno al 3% dei consensi che sarebbe ben peggiore, poi, per quest'ultima forza politica senza la presenza fondamentale del rieletto governatore della regione Puglia, Nichi Vendola che "in casa" alza di molto la media del suo partito a livello nazionale con un ottimo e prevedibile 9,7; ma nel resto d'Italia subisce un pesante arretramento rispetto ai dati delle europee con percentuali che vanno da 1,5 a 1,9 per cento.
Per quanto riguarda invece la Federazione della Sinistra nonostante alcuni buoni risultati, sopratutto in Umbria, nelle Marche (insieme ad SEL) e in Toscana, le sfide cruciali delle regioni di Lombardia (con Agnoletto) e Campania con la candidatura d'immagine del segretario PRC Ferrero, vengono pesantemente disattese con risultati mediocri, tra il 2 e l'1,5.
Per quanto riguarda invece il Partito Democratico, che vince con facilità in Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche, perdendo comunque molti voti (in Toscana quasi 8 punti percentuali), probabilmente essendo il partito più colpito di tutti dall'astensionismo, subisce due dolorose sconfitte in Piemonte (Bresso battuta da Cota, per un pugno di voti) e nel Lazio dove pesa lo scandalo Marrazzo e la candidatura non molto ben vista dai poteri forti del Vaticano, di Emma Bonino.
Chi cresce, ma nemmeno troppo è la solita Italia dei Valori di Antonio Di Pietro su cui non pesano nemmeno gli appoggi a candidature scomode per il partito dei "giustizialisti" come quelle di De Luca e Loiero, segno evidendte di come, anche nell'IDV, contino molto più i messaggi populisti del "leader" invece dei contenuti.
Sorpresa vera, le liste "Cinque Stelle" del comico Beppe Grillo che ottengono due risultati importanti in Piemonte grazie alla lotta alla Tav e in Emilia Romagna, suscitando le ire di buona parte del PD, che vede come maggiori responsabili della sconfitta i "grillini" riguardo la regione Piemonte, colpevoli di aver sottrato voti, visto il minimo scarto tra i due candidati.
Nell'empasse politica della sinistra italiana, dunque, si avvertono già le prime scosse di alcuni movimenti che appaiono sempre più come stravolgimenti tellurici.
Se nel PD riparte la solita guerra fratricida tra le vari correnti di vecchi e nuovi "potenti", le scorie dello scorso congresso dell'IDV fanno sbandare la minoranza di De Magistris a sinistra con proclami di unità oltre il PD su tematiche comuni e su esempi simili al fronte della "Gauche" francese.
Appello subito accolto da Nichi Vendola e dagli esponenti della Federazione della Sinistra, nel tentativo di uscire dall'isolamento politico in cui si trovano oggi i partiti "dell'alternativa".
Se per quanto riguarda la Federazione, il confronto vorrebbe essere programmatico e vorrebbe dare un'accelerazione al progetto stesso della Federazione ancora oggi percepita come una "sommatoria di partiti", in Sinistra Ecologia e Libertà si punta tutto sul carisma del leader pugliese, panacea di tutti i mali e della mancanza di contenuto politico.
Un Vendola che già prepara il colpo grosso per le prossime politiche in appuntamento tra tre anni, mirando alla carica di candidato unitario del nuovo "centrosinistra", coadiuvato anche dal benestare dei poteri "forti" vicini al Partito Democratico, come nel caso di De Benedetti (L'Espresso della settimana scorsa apriva con una copertina in cui s'intitolava "Non ci resta che Nichi..") e Scalfari che investono il governatore pugliese di questa carica.
Difficile pensare che l'asse Bersani-Latorre-D'Alema accetti tranquillamente lo "scavalcamento" senza colpo ferire.
A decidere saranno le primarie o un'investitura simile a quella del primo governo Prodi?
Quel che è certo, è che lo scenario politico per la siistra italiana tutta è ad un bivio.
Archiviato il progetto veltroniano di un partito democratico di stampo laburista, rintuzzati i rigurgiti socilademocratici d'alemiani, archiviato il comunismo e la sua eredità politica, frammentata in piccoli partiti, rimane a coprire le nudità di una sinistra italiana senza idee, pericolosamente in bilico tra populismo e pseudo-movimenti, soltanto il solito, vecchio leaderismo.
Le "Fabbriche di Nichi", i laboratori in cui il governatore Vendola, proverà a costruire un nuovo centrosinistra in grado di battere Berlusconi, sono già in movimento.
Basterà una dose di carisma e qualche poesia per battere il cavaliere e fermare la deriva clerico-fascista del nostro paese?
Un elettorato sempre più scorato e disilluso, probabilmente quella tanta parte astensionista e non votante sta alla finestra, in attesa di capire a cosa porteranno le "grandi manovre".
La sensazione, paurosa, è quella di vedere in Nichi Vendola sì, un degno avversario per la contesa del governo del paese al centrodestra, ma in un campo ormai delineato, che non vede più la critica allo stato di cose esistente come un bisogno reale e primario, ma accetta quest'ultimo, lo metabolizza e si piega ad esso.
Una politica fatta di slogan, di trovate pubblicitarie e campagne costose, tribune televisive, consenso populista.
Basterà giocare con "le regole dell'avversario" per risollevare le sorti della sinistra in Italia?
Il rischio è quello di non accorgersi che l'antagonismo nei confronti dell'avversario si sia in realtà trasformato nella nemesi (e nella compensazione) dell'avversario stesso...
Foto: di Loungerie
martedì 6 aprile 2010
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