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giovedì 29 aprile 2010

Consigli per gli acquisti. Il Sarto di Ulm.


Anche questa volta, per la rubrica "Consigli per gli acquisti", il consiglio, rimane in ambito letterario, con la promessa dalle prossime volte di un maggiore spazio anche alle altre forme di comunicazione.
Non potevo però, ignorare il testo in questione, che ho avuto occasione di conoscere, alla presentazione insieme all'autore, Lucio Magri, a Firenze, presso la sede dell'ARCI in piazza Ciompi.
Il libro che riprende il titolo da un'episodio in cui il dirigente PCI Pietro Ingrao, rispose ad una domanda dalla platea, di un'assemblea di partito in cui si discuteva di cambiare nome al PCI e se non fosse il caso, dopo gli eventi storici accaduti, di continuare a chiamarsi e credere alla parola comunismo.
Ingrao, rispose citando un'opera di poche righe di B.Brecht in cui si racconta di un sarto, che fissato con l'idea del volo, un giorno, convinto di essere arrivato alla soluzione, si gettò dalla cattedrale della città finendo morto, tra la derisione generale e dell'autorità religiosa cittadina, il vescovo.
Ingrao, aggiunse subito dopo che però, "un giorno effettivamente l'uomo è riuscito a volare".
In sintesi estrema, c'è un tempo per ogni cosa, così anche per tutto ciò che può attualmente sembrare impossibile.
Magri in questo libro interessantissimo e dalla prosa ben articolata, dal lessico forbito, ci descrive punto per punto la crono-storia, non soltanto del PCI, ma del comunismo italiano ed europeo, facendo un lavoro di ricostruzione e anche di riflessione riguardo i punti nodali, più importanti di ogni fase storica.
Quello che personalmente più mi ha colpito, è il processo inverso che attraversa le righe del testo; un processo in controtendenza a quanto, dal 1989, si è abituati a sentire e leggere sul comunismo.
Non c'è qui frettolosa archiviazione di alcunchè, ne tantomeno nessuna scorciatoia storica di facile opinione, ma anzi ogni processo e personaggio sia il Togliatti della svolta a Salerno, o Stalin riguardo le fasi fondamentali della seconda guerra mondiale, dal patto Ribbentrop-Molotov, allo scontro con i nazisti sul fronte orientale, è presentato con la giusta lucida visione di chi, da sempre militante e critico a sinistra, può permettersi di analizzare, senza falso pudore, alcune tematiche che ancora oggi rappresentano delle falle, dei tabù, per quella tanta parte politica ex PCI in Italia e d ex comunista nel mondo.
Magri è lucido, nell'affrontare i passaggi più scomodi senza cedere, dall'alto della sua età (probabilmente può permetterselo), alla tentazione di rimuovere tutto ciò che è oggi oggetto di una messa "all'indice", spesso proprio da sinistra. Proprio questo lavoro critico risulta di grande spessore a mio avviso e ci dimostra come ci sia un gap enorme tra i vecchi quadri del Partito Comunista Italiano e gli attuali dirigenti politici della "sinistra" italiana, sopratutto del Partito Democratico, incapaci anche culturalmente di una riflessione seria sull'eredità lasciata dal più "grande partito comunista d'occidente".
Nessun mea culpa, distoglie Magri dall'obbiettivo di una ricostruzione obbiettiva, seppur personale, della parabola del PCI, un partito fondamentale non solo per l'avanzamento dei diritti nel nostro paese, ma baluardo e spesso ago della bilancia nel conflitto USA/URSS, prima e dopo le fasi più critiche della guerra fredda.
Si riconoscono i giusti meriti e demeriti ad una dirigenza che ha affrontato i guadi più duri del 900, la cosa poi ha maggior valore se si pensa alla posizione critica di Magri, uno dei fondatori della corrente del Manifesto, espulso dal partito per poi solo in seguito, esserne successivamente riabilitato, quando con il proprio partito, il PdUP confluì nel 1984 nel PCI.
Magri ha la capacità di vedere e presentare alcuni "snodi" politici, al lettore, inducendo una riflessione sugli "scenari possibili" non attuati per via di scelte diverse.
Una su tutti, la cosiddetta "terza via", quella "corrente" (improprio definirla così) che agli sgoccioli della trasformazione del PCI in PDS, non ebbe, sopratutto per colpa di Ingrao (che all'ultimo non sostenne la linea di Magri) la capacità di mettere in minoranza la mozione di Occhetto ne tantomeno di dare un respiro maggiore alle posizioni critiche, ma asfittiche e vetero, di Cossutta, lasciando il partito ad una dolorosa spaccatura, tra chi aderì  al PDS e chi successivamente fondò il PRC.
Guardando la situazione della politica italiana odierna non si può essere almeno parzialmente coinvolti da quanto ci propone Magri, così come non si può in tutta onestà dire che, la rimozione del comunismo, in favore di svolte social-democratiche e riformiste moderate, abbia portato in dote chissà quali risultati, anzi, l'arretramento pare piuttosto chiaro.
Se come pare, una parte della dirigenza PD, è sedotta e possibilista riguardo un'imbarco o una trattativa con il dissidente PDL Gianfranco Fini, spostando l'asse della politica italiana ancora più a destra, in una deriva liberale sempre più estrema, questo libro potrà essere strumento utile a tutti coloro che non se la sentono di adagiarsi ancora sull'unico monotematico diktat del pensiero "unico".
Un pensiero "unico", che, ormai non prevede più vocaboli come "socialismo e comunismo", relegati a termini enciclopedici di eventi storici ormai passati.
A tutti coloro che credono che Marx sia quanto mai attuale, che si sentono orfani del PCI, ma sopratutto che credono ancora di "poter volare", consiglio caldamente questo libro.
A Magri il compito di analizzare (aldilà delle critiche di chi, dice che come al solito, Magri, si guardi bene dal dare una soluzione al problema, non credo sia compito suo), a noi il compito di ripartire da qui, con una riflessione seria su ciò che ancora oggi magari anche sotto altre spoglie può essere individuato e chiamato "comunismo".

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