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lunedì 14 giugno 2010

Se la Libertà diventa una merce.

Tra i calci di un pallone e il frastuono assordante delle "vuvusela" sudafricane, passa in questi giorni, con la stessa velocità di un pallone calciato il concetto di "libertà" nel nostro paese.
Un concetto così labile, perchè perennemente stritolato dalle polemiche, tra maggioranza e "opposizione" (doverose le virgolette..) nel solito ping pong televisivo del talk show politici in cui come al solito i fatti diventano "opinioni".
Mentre dai telegiornali infatti passano messaggi di indignazione a commento dei vari "regimi" sparsi qua e la nel globo e mentre si apre una campagna senza sosta di attacco agli "stati canaglia" come Cuba, colpevole di aver negato la grazia e la libertà d'espressione ai "dissidenti" (in realtà semplici detenuti strumentalizzati alla bisogna dalla CIA e da altri centri di potere anticastrista), tutto tace, per quanto riguarda lo spazio, sempre più esiguo, concesso alla libertà d'informazione nel nostro paese.
Qui, a margine,  una doverosa premessa; cos'è infatti, esattamente in una "democrazia" di uno Stato governato economicamente da un sistema capitalista "integrato" (dove il mercato non è necessariamente libero, non tanto per la presenza di enti pubblici statalizzati, quanto per una sorta di oligopoli nati dai vecchi enti parastatali...) il concetto di libertà?
Posso infatti, in questa "democrazia", esprimere la mia opinione, anche qui, in questo piccolo spazio web (seppur con crescenti difficolta...), posso far rimbalzare i miei discorsi sui principali social network, nazionali e internazionali e conivolgere così altre persone nella mia discussione...
Posso leggere giornali e ascoltare programmi televisivi d'informazione (sempre meno) che danno una visione opposta dei fatti rispetto a quella "canonica" del governo...
In teoria le mie libertà individuali non mi sono negate, anche se, sempre più il cerchio di esse si restringe pericolosamente...
Ma io, come individuo, sono veramente libero?
Partecipo veramente alle decisioni della collettività, all'interno della mia presunta "democrazia"?
Ho tanti partiti da poter votare, ma quale di questi, mi permette ad esempio di decidere chi candidare?
Oppure, in caso di revisione degli articoli o parti della Costituzione, come cittadino quale potere ho, io, di decidere di questo?
Posso comprare e scegliere qualsiasi cosa nell'offerta di mercato, ma non posso decidere dove indirizzare "il mercato", unico vero padrone ad oggi delle nostre vite...
Posso tesserarmi ad un sindacato, ma poi, gli accordi sindacali, sempre, sono frutto di trattative tra gruppi dirigenti, "eletti" (democraticamente, per carità, seppur spesso nell'ingenuità e nell'idiozia generale dei tesserati..) e gruppi ristretti delle forze politiche di governo.
Posso manifestare dissenso, ma non posso decidere dove cadrà "l'ascia" di una manovra economica di tagli...
Posso incatenarmi e protestare contro un progetto urbanistico che sventra l'area geografica in cui vivo, ma la decisione ultima sull'avvallo o meno di un progetto è sempre nelle mani di pochi, spesso interessati gruppi elitari di potere.
In questi giorni, il governo varerà un disegno di legge, in cui, come ben sappiamo, verrano limitate le libertà di cronaca e d'indagine non solo dei giornalisti e degli organi d'informazione, ma anche della stessa magistratura, quella stessa magistratura definita, senza eufemismi, dal Presidente del Consiglio italiano, (anch'esso democraticamente eletto..ci mancherebbe..) "politicizzata" e "catto-comunista".
I ragli della cosiddetta "opposizione" allora si alzano forti, ma paiono sempre più pantomime di ruoli assegnati dalla politica invece che convinte e sincere reazioni di sdegno.
Sì può non sorridere di Bersani che in tv alza la voce contro Tremonti, suo dirimpettaio come ministro, quando poi, in parlamento dopo le doverose schermaglie di rito ci si ritrova uniti a chiaccherare amabilmente delle "divergenti" e "opposte" opinioni, magari tra un caffè e una pacca sulla spalla?

Cito Gramsci: Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l'accorgerti che ha un po', o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è 
meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.

Ebbene, oggi, in nome di un "modernismo economico", di un progresso politico civile, in nome del bipolarismo e della logica "dell'alternanza", (tanto cara anche questa ad una certa democrazia, "capitalista" di stampo anglo-statunitense) oltre le ideologie e i retaggi novecenteschi, molti politici, fanno spesso, questo "saggio" esercizio, si mettono cioè, facilmente nei "panni dell'avversario".
Così tanto, se me lo concedete, da assomigliarvi pericolosamente.
Proprio in momenti come questi, vengono fuori termini e parole tanto cari al capitalismo e al libero mercato, si parla allora di "responsabilità economica", "confronto", "collaborazione tra i poli", o anche "riforme", "rilancio", "tagli" sempre dolorosi ma necessari, per far "ripartire l'economia", sempre ostaggio "di regole chilometriche", come quelle contenute nell'art. 41 della Costituzione italiana, si affretta a dire Tremonti dal convegno del sindacato cattolico della CISL.
Ed ecco che anche serie di affermazioni così ovvie, perchè così intrise di libertà e quindi anche di "controllo della giustizia" può dar fastidio al buon Tremonti.
Leggiamo allora quest'abominio, retaggio della "Costistuzione sovietica", eccolo: 


Art. 41
  
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali

Il capitalismo, dunque, non vuole ne "utilità sociale", ne "sicurezza", ma solo, "sicurezza dell'utile".
Tutto ciò che si frappone a ciò, sia pure la Legge, è iniquo e pericoloso.
Il concetto di Libertà quindi, qui è ribaltato, non è più libertà di espressione, di vita, ma libertà di poter fare ciò che si vuole, indipendentemente dal fatto che ciò leda, la "libertà altrui".
L'Art 41, così come la "libertà" dei magistrati di intercettare chicchessia sono due concetti di "libertà" che poco piacciono al capitalismo e ai loro "gestori politici", come Tremonti.
La "libertà" che piace a certi politici, non solo entro i nostri confini nazionali, ma in tutto il mondo, del "pensiero unico", un mondo, dominato da organizzazioni come il FMI (vero organo di potere trans nazionale) è solo una, quella della "deregulation" economica.
La mia, la vostra "libertà" si riduce quindi ad un mero "recinto", in cui "vivere", da bravi consumatori, liberi, liberissimi, di fare una cosa sola, di consumare, spendere, finchè la "legge della giungla" del "capiatlismo selvaggio" non c'incontra e ci colpisce, attraverso una crisi economica, un esubero aziendale, un fallimento.
Una sorta di mondo parallelo, quello del consumo, in cui pascolare "liberamente", ignari e tranquilli di quello che ci passa sulla testa, sia pure la nostra, vera e reale, "libertà", il nostro diritto di uomini di "essere liberi". un concetto  sempre più astratto e relegato a qualche bella ma inutile definizione di epoca illuminista.
Intanto per i più attenti, prosegue l'avanspettacolo della politica parlamentare e mentre Bersani, (in teoria il leader del maggior partito d'opposizione al governo) si affretta a precisare che - "su una cosa di questo genere non si sognino neanche di non dare i tempi per la discussione, perché veramente saremo oltre il limite" - sfugge l'unico pensiero sensato, ovvero che, su certe cose, caro Bersani, nemmeno si dovrebbe discutere.
Impossibile oggi fare anche solo certe affermazioni, o immaginare un altro "Aventino", si rischia di essere tacciati di "socialismo" o peggio di "comunismo".
Per un ex- PCI, si sa, Veltroni insegna, non c'è niente di peggio.
Perchè urlare allora, molto meglio accendere il televisore (che siamo liberi di comprare, sempre più grande), assorbire noiosamente le solite pillole di informazione (libera) magari su uno dei canali del Presidente del Consiglio (libero di avere più di un canale televisivo, come in tutte le democrazie che si rispettino) e ascoltare, pardon, ricevere una parte delle informazioni che i giornalisti (liberi anch'essi di dire la parte "libera" della libertà di informazione) ci trasmettono.
Non male, in fondo poi, tra qualche minuto c'è la partita della Nazionale di calcio, domani, gli italiani, avranno qualcos'altro di cui parlare.
Liberamente s'intende, mica siamo in Cina...



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