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giovedì 17 dicembre 2009

Una volta si chiamava Italia. Aperta la caccia all'untore.


Patatrac.
La frittata è fatta, il clima che da mesi si è instaurato in questo paese ha dato i suoi frutti.
I "signori Di Pietro e Ferrero" con il loro B-Day, Anno Zero, Travaglio e Santoro, hanno finalmente raggiunto il loro obbiettivo.
La levata di scudi è di quelle che fanno presagire un brutto clima.
A qualche giorno dall'attacco a Silvio Berlusconi, di Massimo Tartaglia, lo psicolabile che l'ha colpito con un souvenir di metallo, le polveri della contesa non si sono ancora schiarite.
Ovviamente il sostegno a Berlusconi, comunque un uomo di 72 anni, ingiustamente colpito, è unanime.
I dovuti distinguo nelle dichiarazioni dei leader dell'opposizione, stanno nell'ipocrisia o meno di certi personaggi, ma non sta a me in questo momento, dare un giudizio.
Il tema della questione è un'altro, e non è difficile intuirlo, vede come protagonista il futuro di questo bistrattato nostro paese.
Il sangue di Berlusconi è una ferita aperta che esemplifica bene come l'Italia, sia tutt'altro che una nazione, un'insieme coeso di cittadini, una ferita che si estende all'immaginario e alla memoria storica, collettiva, che trascende gli anni e rimette al centro dell'attenzione conflitti di fatto mai rimarginati.
L'Italia, paese vassallo, paese di capipopolo, totalitarismi da cortile, mode passeggere e "uomini qualunque".
Un paese spaccato a metà, appunto come una ferita.
Nel mezzo lo scontro politico, tutt'altro che feroce, assolutamente asfittico, appiattito, con i pochi personaggi in dissenso tacciati alla stregua di untori della peste.
E allora chi ha ancora il coraggio di ribadire che il premier, lavato del sangue di un'atto ignobile, è comunque la solita persona che centinaia di migliaia di persone hanno contestato in piazza il 5 dicembre a Roma, viene trattato come un pericoloso eversivo.
Persone che sarà difficile rivedere in piazza se il giro di vite, promesso dal ministro Maroni, su manifestazioni reali e virtuali di contestazione al governo, sarà attuato.
La sensazione di deja vù è forte, tornano in mente gli anni di piombo, in cui l'eversione era strumentale all'azione repressiva dello Stato, in cui la Repubblica era solo la parola messa come un cappello ad un'insieme di persone non coese, mai venute fuori dalla guerra civile.
Un'Italia che ancora oggi non è uscita dalla sua storia di frammentazione e asservimento al padrone di turno, che sogna sotto sotto, di prevalere sempre "sull'altra Italia", la propria nemesi.
Le parole di Maroni poi, invece che abbassare i toni dello scontro li alzano, si sente nell'aria il rumore dei manganelli e si intravedono i fumi dei lacrimogeni, pronti ad essere abbondantemente usati, per sedare "i contestatori".
Il sangue di Berlusconi, copre non solo il volto del premier, ma anche il diritto al dissenso, all'informazione, al confronto politico, alla satira, già minacciati da politiche repressive del governo in passato.
La campagna mediatica che si è scatenata contro "i mandanti" dell'attentato è di quelle impressionanti, dal TG1 di Minzolini al TG privato del premier su Rete 4 di Fede si alza un unico moto d'indignazione, si moltiplicano le manifestazioni di sostegno a Berlusconi, inondato da lettere, cartelli, fiori.
Nessuno che si chieda perchè, un gesto che in un'altro paese sarebbe apparso come un singolo episodio di una mente squilibrata, in Italia sia diventato un espediente politico per colpire l'opposizione al grande "caudillo".
Un'opposizione che farà bene a guardarsi le spalle da qui in avanti, perchè in un paese spaccato in due, c'è un'altra metà politica che grida vendetta e non vede l'ora di pareggiare i conti.
I nomi su cui rivalersi?
Li hanno già fatti i sostenitori di Berlusconi.

4 commenti:

  1. Hai ragione. Non essendo un paese normale non potevamo trattare tutta la vicenda normalmente... per noi è imposibile, il pretesto per tappare la bocca definitivamente alla democrazia è arrivato. Neanche gli Usa prospettarono leggi di questo tipo dopo l'attentato di uno psicolabile a Reagan.

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  2. Se non fossi in realista convinto ed aberrassi per natura teorie complottistiche di "paranoia di massa", direi che è incredibile il tempismo con cui è accaduto l'evento...
    Rimane il fatto secondo me, che Berlusconi al governo ha vita breve, la sua vita politica, dipende molto dal fatto di un'eventuale "trattativa" trasversale atta a far cadere il governo e a cambiare la riforma elettorale.
    Lo scossone potrebbe darlo solo Fini...

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  3. già nel momento in cui si parlava solo si Graviano e Spatuzza, dei rapporti con la mafia del premier spunta il lancio del duomo che fa acquisire il 2% di consensi in più all'imperatore di Arcore (sondaggio Repubblica) e fa parlare l'opinione pubblica di altro... è il colmo confidare in Fini la salvezza dello Stato un ex fascista e coordinatore delle sporche manovre fatte al G8 dalla caserma di San Giuliano... davvero il colmo
    un saluto

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  4. Quanto hai ragione Ernest...
    E' la solita storia a sinistra, appena qualcuno critica "il nemico" automaticamente diventa un alleato..
    Dovremmo limitarci a fare politica solo sui contenuti, vedendo i "nostri interlocutori" per quello che sono.
    Bene un governo tecnico contro il premier, ma non dimentichiamo chi sono Casini e Fini...e nemmeno DiPietro...

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