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venerdì 4 dicembre 2009

No B Day. C'è vita a sinistra oltre il PD?


Eccoci, -1.
Domani, si spera affiancata dal bel tempo (difficile, se l'adagio è vero, piove governo ladro!) ci sarà la manifestazione del No Berlusconi-Day, la seconda cronologicamente, dopo quella del 7 luglio 2008.
La differenza sostanziale tra quella "prima edizione" e questa seconda, è la presenza politica.
Se infatti, "la prima" oltre alla presenza dell'Italia dei Valori e di Antonio di Pietro, vedeva una quasi totale assenza dei partiti del centro sinistra e della sinistra extraparlmentare, con in più la presenza di "guest star" come il giornalista Marco Travaglio, e i comici Beppe Grillo e Sabina Guzzanti, oggi sul fronte politico qualcosa si è mosso.
Infatti la nuova manifestazione è stata annunciata insieme all'IDV anche dalla neonata Federazione della Sinistra (PRC-PDCI-Socialismo 2000) nella persona del segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero.
Poi successivamente, alla spicciolata, ha coinvolto anche altri membri politici come nel caso del Partito Democratico, i cosiddetti "dissidenti" della "linea Bersani", ovvero i "trombati" del congresso PD, tra cui Franceschinil'ex leader dimissionario Veltroni.
Tutti insieme contro lo "psiconano", tra un mal di pancia e l'altro, tra un progetto che nasce, come la federazione della sinistra, chi già lo affossa, vedi parte della base della "sinistra diffusa" interna agli stessi partiti, chi il progetto ce l'ha già in campo, come nel caso del PD, ma ognuno, da Bersani, a Veltroni, lo vede in maniera diversa, chi vivacchia allegramente su tutte e due le forze politiche sottraendogli voti come Di Pietro.
In Italia, abbiamo un enorme problema per la democrazia, con la presenza di Berlusconi.
Ma ne abbiamo ancora uno più grande, l'antiberlusconismo.
Quel "sentimento popolare" che giustifica tutto, il voto utile, governi rattoppati come l'Unione, la scomparsa di un'alternativa di sinistra dal parlamento, il bipolarismo, la mediazione con il "nemico" sul tema scottante delle riforme della giustizia, la rimozione anche di quanto di positivo fatto nella sinistra italiana.
Un'harakiri fatto di cecità, di mancanza di prospettive, progetti "calati dall'alto", il nulla insomma, oltre lui, il grande Capo.
Lo dico con tutto il cuore, lunga vita al governo Berlusconi!
Ad oggi una caduta del piccolo dittatore di Arcore, sarebbe la peggior cosa possibile, per la "sinistra" (termine abusatissimo, sempre più vuoto) tutta, da quella moderata, di governo o estremista; nessuno infatti, sia esso il PD o la sinistra extraparlmentare, passando per il fenomeno in ascesa (ma limitato all'esistenza di Berlusconi stesso e progetto in sostanza ben poco di sinistra) dell'Italia dei Valori, ha la minima idea di come affrontare un periodo politico "post Berlusconi", nell'immediato.
Un governo tecnico?
Una riforma del sistema elettorale?
Quali accordi politici? Quali alleanze di governo? Che ripercussioni sull'elettorato?
Ad oggi la caduta del gigante (lì si) mediatico del premier, potrebbe essere il colpo definitivo che schiaccerebbe non tanto i partiti ma il concetto di "opposizione" stesso nel nostro, ahimè, sempre più moderato ed ecclesiastico paese..
Continuerebbe quindi un processo ormai irreversibile di rimozione delle lotte, per i diritti civili, i diritti del lavoro, i diritti della persona, iniziato con la svolta (pessima e frettolosa) della "Bolognina" di occhettiana memoria da cui la sinistra post PCI si porta sempre pesanti fardelli sulle spalle, concretizzati da purosi vuoti di voti.
Si è dissolto l'elettorato di sinistra, il movimento operaio, l'egemonia culturale?
No, semplicemente non è mai stato così disilluso come adesso.
Come dargli torto guardando quel garbuglio indistricabile, quel paesaggio confusionario e nebuloso che è la "sinistra" in Italia?
La manifestazione di domani quindi, assume sì toni importanti, per contarsi, per far vedere che ancora la democrazia esiste in Italia, ma assolutamente non risolve niente, ne tanto meno aggrega.
Ai dirigenti dei partiti coinvolti, in primis quelli della sinistra "radicale" il compito di non disperdere e non illudere ancora un elettorato sfiduciato.
Pena l'inesistenza anche dopo la caduta, del grande nemico, Silvio Berlusconi.

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