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mercoledì 4 novembre 2009

Via Crucis europea. Per il Vaticano.


Anomalia.
Solo questo termine può venire in mente di fronte alla notizia che da ieri sera "scompiglia" il mondo politico filo-cattolico, italiano.
La corte di Strasburgo infatti, come prevedibile, ha bocciato il ricorso fatto dal nostro paese, sulla presenza nelle aule del crocifisso, simbolo della religione cristiana.
La cronologia dell'evento, risale fino al maggio 2002, quando due studentesse, insieme alla famiglia, fecero ricorso, per la presenza in aula del simbolo cristiano, al consiglio dell'istituto in cui studiavano allora le ragazze.
Ricorso respinto, che fu a sua volta "girato", al Ministero dell'Istruzione, che a sua volta, inoltrò il tema fino al Tar e poi alla Corte Costituzionale, che si pronunciò definendo il ricorso "inammissibile", e dando il via libera al ritorno verso il Tar che respinse di fatto la sentenza.
Motivazione, le due leggi regie, del 1924 e 1928 che regolamentano la presenza del crocifisso nelle aule, e che sono tutt'ora in vigore, tanto che, ne giustificano la presenza.
Si chiuse così la prima parte "italiana" della vicenda, con le parole della sentenza del Consiglio di Stato - il crocifisso - scrivono i giudici - non va rimosso dalle aule scolastiche perché ha "una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni"; non è né una "suppellettile", né solo "un oggetto di culto", ma un simbolo "idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" - tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, riguardo alla sua libertà, autonomia della coscienza morale nei confronti dell'autorità, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione - che hanno un'origine religiosa, ma "che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".
Sentenza poi passata in commissione UE e definita appunto ieri, dalla corte di Strasburgo, nulla, confermando il diniego di esposizione del simbolo nelle scuole italiane, perchè in aperto contrasto con la laicità del luogo scolastico e per la molteplicità di espressioni multiculturali (e quindi, multireligiose) che ormai vi sono nelle classi italiane.
Prevedibile a questo punto la reazione scomposta della Chiesa e dell'esercito di paggi ecclesiastici che fanno capo ad essa nei banchi del parlamento italiano.
A cominciare dal card. Bertone "La nostra reazione non può che essere di deplorazione", per continuare con Mariastella Gelmini che dichiara - "la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non corrisponde solo a un simbolo religioso, ma è un simbolo che unisce i valori, le tradizioni, le radici del nostro Paese", - per arrivare a Gasparri, Alemanno, Schifani, e terminare con Scajola che addirittura azzarda frasi del tipo - "se il Cristianesimo è un elemento di disturbo, vuol dire che trionfa di nuovo Pilato".
I "ciellini" del PD, fortunatamente fino ad ora sono in silenzio.
Anomalia si diceva ad inizio post, sì, perchè in altri stati, una notizia del genere non desterebbe nessuna attenzione, se si esclude magari una certa divertita curiosità, per il panorama delle bizzarrie legislative che da sempre esistono nel "Bel Paese".
Tombali i commenti degli esponenti in carica, attualmente, all'UE, che tramite José Manuel Barroso, commentano così -  "le radici cristiane dell'Unione, in generale sono e restano importanti. Ma sulla questione specifica del Crocifisso nelle scuole "non c'é nulla da dire".
Appunto.
Peccato che in Italia, al comando non ci sia la democrazia repubblicana eletta dal popolo, ma un piccolo"stato nello stato" , che da sempre condiziona pesantemente la vita di tutti i cittadini.
Una questione ovvia quindi, come quella di un luogo "laico" che dovrebbe per ovvietà essere sgombro da simboli spirituali, dogmatici, in cui si insegna la scienza, tempio della ragione, una "ragione", spesso in conflitto nei secoli, proprio con le gerarchie ecclesiastiche, diventa contesa pubblica, schiamazzo maleducato, genuflessione al potere Vaticano.
L'obbiettivo di certe voci, anche questa volta è materiale da "prestigiatori", con il fine di far sparire il significato vero della questione, così evidente da essere macroscopico, in favore di una farsa in cui si "levano gli scudi" in difesa del vilipendio dei vilipendi, un attacco alla nostra cultura di italiani, noi, da sempre cristiani, cattolici!
Bufale.
Da sempre religione e scienza sono incompatibili, aldilà delle intromissioni della prima nei confronti dei confini della seconda.
Dovremmo negli edifici scolastici italiani; forse accettare la presenza di un simbolo, di una confessione piuttosto che di un'altra?
Non è la scuola italiana, luogo per fedeli musulmani, ebrei, indù, shintoisti e chi più ne ha, più ne metta?
Non è il nostro sistema scolastico, come negli altri stati, superiore, ad ogni dottrina spirituale?
E' compatibile col dogma della vergine, con una chiesa, come, quella cattolica, che non accetta appieno, la teoria evoluzionistica di Darwin, che non accetta l'evoluzione scientifica della ricerca, figlia delle basi scolastiche, che in passato ha mantenuto nel buio la ragione stessa?
"Eppur si muove!"
Macchè, in Italia non si muove proprio nulla, forse qualcuno è ancora convinto che la Terra sia piatta, che l'uomo non discenda dalle scimmie, che al centro dell'universo non vi sia il Sole.
Trovo incredibile, che nel paese che ha dato i natali, (ops), a scienziati, studiosi e inventori del calibro di Galilei, Da Vinci, Fibonacci, Volta, Montalcini, Dulbecco, Hack, Montessori, Meucci e moltissimi altri, inchiodato su un muro, invece dei loro volti ci sia un simbolo arcaico di un personaggio forse nemmeno realmente esistito.
Ma che ci volete fare, nel paese dei santini, delle madonnine che piangono, delle stimmate di Padre Pio, delle reliquie, le superstizioni, le icone, nel paese dove i ricercatori sono costretti a "fuggire" per essere presi in considerazione, la scienza, l'impegno, contano meno del fato, della fedeltà instupidita di migliaia di fedeli, molto più simili a sudditi, della chiesa di Roma, unica e vera regina incontrastata, di quella monarchia nascosta, che è in realtà la Repubblica italiana.

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