Il consiglio, anche per questo mese è un libro.
Non è assolutamente uno dei tanti, ma a mia modestissima opinione, è un libro che tutti gli italiani, anche alla luce delle polemiche sul crocifisso e sulla laicità dello Stato, rispetto alle gerarchie vaticane, dovrebbero leggere.
Il libro in questione è, "La Questua - Quanto costa la chiesa agli italiani", dell'editorialista di Repubblica Curzio Maltese.
Per dovere intellettuale oltre che di cronaca, va detto che opportunamente poco dopo la pubblicazione del libro (del 2008), il giornale cattolico Avvenire, ha confezionato un opuscolo in cui cerca di confutare alcune critiche e dati del giornalista di Repubblica chiamato "La vera questua", di U Folena.
Rimangono comunque oltre la contesa, alcuni dati inquietanti, uno su tutti quello dell'8 per mille (fonti Cei) in cui si nota come lo Stato italiano, con un'acrobazia degna del miglior trapezista, "elargisce" alla chiesa romana, quella fetta di percentuale dell'IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, ovvero una tassa sul reddito di persone e imprese), per l'appunto l'otto per cento in maniera del tutto anomala per qualsiasi altro stato mondiale.
In altri paesi, anche di tradizione cattolica (come Spagna e Irlanda, scrive Maltese) normalmente il gettito non dichiarato (si perchè l'otto per mille deve essere opportunamente dichiarato barrando su una casella di scelta) rimane allo Stato.
In Italia semplicemente no.
Va all'ente con maggiori preferenze.
Dunque è possibile che un ente religioso come il Vaticano, nonostante abbia solo il 40 per cento delle preferenze rispetto alle altre confessioni religiose (magari pure cristiane, come quella valdese) si prenda quasi tutto il restante gettito fiscale, a danno dell o Stato stesso, uno Stato che non ha nessune interesse a contrastare il clero romano, ma anzi si fa ben volentieri da parte "lasciando" campo libero anche nell'assistenza sanitaria, nella scuola, nella pubblica assistenza, svendendo di fatto il "pubblico" al "privato", della chiesa cattolica.
Ebbene la cifra di cui parliamo non è certo irrisoria, ma supera i confini dell'immaginazione, solo dall'8 per mille il Vaticano ogni anno "prende" dalle nostre tasche, un miliardo (!) di euro.
Senza contare l'esenzione dell'ICI e di altre tasse di proprietà e finanziamenti vari che porterebbero la cifra annuale intorno ad un non quantificabile numero di 4 miliardi e 500 milioni di euro versati o non pagati.
Di questa cifra enorme, solo il 3 per cento in Italia (per l'estero non ci sono dati certi) va alle opere di carità, il resto serve al sostentamento del clero, alle spese di culto, a mantenere l'infinito e non quantificabile patrimonio immobiliare cattolico.
Oltre a questo altre interessanti notizie.
Sapevate che la chiesa cattolica ha una flotta di aerei di linea (la Mistral) tutta sua, per pellegrinaggi in aereo in "top class"?
Oppure che i bellissimi spot dell'8 per mille, appunto, sono fatti dall'agenzia di pubblicità, forse la più importante del mondo, Saatchi e Saatchi?
O anche che lo Ior, la banca vaticana, sia il deposito bancario preferito da evasori e clan mafiosi, per i loro "tesoretti" esentasse?
Bene se questo non vi basta, in questo libro (tra l'altro di sole 172 pag. compreso l'indice), c'è molto di più.
Sintatticamente scritto bene, chiaro e semplice (magari troppo scarno di dati e fonti rispetto ad altri saggi però), lo preferisco di gran lunga ad altri libri del filone ormai tanto popolare, nel nostro ipocrita paese, "di caste" e privilegi vari.
Il libro non scade in atteggiamenti laicisti, lascia stare le battaglie di diritto come quelle sul crocifisso appunto e presenta solo i fatti, spesso citando i dati della stessa Cei.
Se qualcuno guardando gli abiti, le auto, gli edifici lussuosi o le scarpette fatte a mano del pontefice, era ancora convinto che fossero privilegi accettabili, con questo libro fugherà ogni residuo dubbio.
Un libro imperdibile da leggere per capire come l'Italia sia uno "stato occupato" da un altro, quello Vaticano.
venerdì 27 novembre 2009
lunedì 9 novembre 2009
Il bambino e l'acqua sporca. Ipocrisia sul 1989.
9 novembre 1989.
Avevo nove anni nemmeno compiuti.
Tra un gioco e l'altro, mezzo bombardato dalla prima televisione commerciale italiana, probabilmente, stavo giocando con qualche giocattolo all'ultima moda del tempo, simulacro dell'allora "superomismo" americano, in cui è cresciuta la mia generazione; quando sullo schermo della mia tv accesa passavano le immagini di una cosa senza (almeno all'epoca, per me) senso.
Tante persone a cavallo di un muro di cemento, pieno di graffiti, tutti felici, chi con in mano un martello, chi un piccone, chi abbracciato ad un familiare, ad un amico, piangeva (dopo l'ho capito) lacrime di gioia.
Quei pochi tedeschi che conoscevo, di vista, in Italia, nel mio piccolo paesino di provincia, impazziti di felicità.
Immagini, che in quello schermo, in quell'anno si mischiavano con altre, sempre sensazionali e strane, immagini di giovani di fronte a carrarmati, immagini di statue di uomini barbuti che cadevano, parole come comunismo, socialismo, sulla bocca di tutti, URSS, Gorbaciov, cadute, fine, guerra fredda, cortina di ferro, NATO.
Il totalitarismo sconfitto.
1989 la fine di un'epoca.
Fine della "minaccia rossa", fine dei lacci che limitavano la libertà, libertà di pensiero, libertà di movimento.
L'inizio di una nuova era per l'umanità.
Crescendo, ho imparato ad avere naturale diffidenza per le cose e oggi quello che mi pareva così ovvio, così semplicemente assodato, ha tutta un'altra valenza.
Oggi il 1989, sembra un vecchio diorama di forme di vita in estinte, grimaldello usato per ricordare a tutti come, tutto quello che è fuori del "pensiero unico", sia "il male".
Il 1989, sintesi ed emblema delle atrocità del comunismo, la DDR, le dacie, l'economia pianificata, tutto spazzato via, come in un ipotetico Rocky IV, film in cui "l'America" reaganiana, vinceva il male di tutti i mali, il comunismo.
Oggi, il nemico di sempre, dell'occidente, del capitalismo dei disastri, non esiste più, c'hanno insegnato che il comunismo ormai è l'appiglio di pochi, ciechi, nostalgici adepti.
Ebbene, dato ciò, data la scomparsa della minaccia suprema, il mondo oggi, dovrebbe essere migliore.
Il muro di Berlino l'esempio, di quell'atto di libertà, come piazza Tian Anmen, per la Cina.
Nulla di più falso.
Le celebrazioni di oggi hanno il sapore della menzogna.
Di chi, sul carro dei vincitori, racconta solo una parte della verità.
I muri esistono eccome, ancora oggi, negli USA, in Israele, nei paesi dell'Africa, non più per difendersi dai comunisti, ma dagli immigrati, dai poveri, dai disgraziati, che l'economia di mercato dei vincenti di ieri, ha messo in ginocchio.
"I polacchi non morirono subito, ma inginocchiati agli ultimi semafori, rifacevano il trucco alle troie di regime" - cantava il grande Fabrizio de Andrè, in quello splendido affresco sulla frettolosa rimozione del comunismo, post 89, che è "La Domenica dell Salme".
Infatti, Solidarnosc, sindacato polacco di operai che protestava contro il regime, i russi post comunismo, un po' tutti i popoli dell'est, immolati sull'altare della "liberazione", hanno fatto appunto quella fine lì.
Si sono convertiti frettolosamente ad un'altro credo, forse ancora più spietato, senza gulag, ma altrettanto feroce, quello dell'economia libera di mercato.
Del "lasseiz faire".
Quello della shockterapia economica, un credo che parlava di libertà, di diritti, ma che invece mirava a scambiare una parola vuota, con un frullatore, un'asciugacapelli, un'auto, un marchio nuovo.
Spazzato via Lenin, subito lo si sostituisce con Ronald McDonald, crollano le ideologie, nasce la mitica globalizzazione, delle "bolle economiche", delle dot.com, via il grigiore indistinto dell'uguaglianza, la libertà ha il sapore dolciastro della Coca Cola, rimbomba nel cervello come la musica pop sparata da un piccolo Walkman, ha le vesti di una modella su una passerella, sfacciatamente proiettata verso il futuro.
Nel 2009, il muro di Berlino, nonostante le pompose manifestazioni, ridondanti, volte a mistificare, solo una parte del cielo sulla città tedesca, appaiono più come il tentativo maldestro di rafforzare l'impero che crolla che invece un convinto plauso alla libertà finalmente conquistata.
Vent'anni dopo, il comunismo, come si diceva è sparito, ma la libertà non è tornata; guerra, tortura, una spaventosa crisi economica hanno riportato alla realtà tutto quello che inizialmente aveva illuso milioni di persone, abbagliate frettolosamente dagli status symbol del libero mercato.
I poveri, hanno il telefonino, il televisore, ma sono ancora più poveri, la disuguaglianza è aumentata e nell'est europeo c'è già chi rimpiange la vecchia economia socialista, chi in Germania, rimpiange addirittura la DDR.
La Cina, unico "superstite" dei blocchi comunisti, ha da parecchio abbandonato l'economia pianificata, ma i diritti civili non sono migliorati, così nemmeno per la Russia di Medvedev e di Putin dove si uccidono i giornalisti come ai tempi dello stalinismo, oppure negli States, i paladini della libertà, partecipanti attivi ai peggiori governi repressivi degli anni '70 e '80, hanno esportato democrazia in Afghanistan, in Iraq, a suon di bombe, hanno torturato e deportato migliaia di persone grazie al Patriot Act, hanno chiuso terroristi e innocenti, senza distinzione, a Guantanamo, ma nonostante ciò, come accade invece per il socialismo, nessuno si sogna di mettere in dubbio il capitalismo come forma economica di governo.
Eppure la crisi economica batte forte, i maghi del FMI, i geni dell'economia di mercato liberista, sono stati sbugiardati, si comincia ad intravederne le scie di sangue lungo le strade che hanno calpestato, sangue di milioni di persone immolate alla causa del "cambiamento".
Dopo l'89 in Russia per la povertà e per le repressive misure economiche del governo post comunista, sono morti circa 6,000,000 di russi.
Nessuno lo dice.
Nel frattempo abbiamo tutti, a sinistra, nei partiti ex comunisti, ex socialisti, fatto a gara a "mollare" i panni del vecchio e muffito credo rivoluzionario, considerato puerile sogno di un tempo che non c'è più.
Imbarazzati dalla primavera di Praga, dall'invasione di Budapest, abbiamo rimosso tutto, senza pensare che Dubcek, nonostante tutto, così come gli operai di Solidarnosc, o gli ex abitanti della DDR, protestavano contro il blocco sovietico, contro il "maiale Napoleon", ma non contro gli ideali stessi del comunismo.
Abbiamo buttato via anche quanto c'era di buono nelle ideologie socialiste, come la statalizzazione di alcuni beni e diritti pubblici, abbiamo buttato, come si dice "sia il bambino che l'acqua sporca", parafrasando la dichiarazione di qualche tempo fa di Claudio Grassi.
Niente di più vero.
Chissà tra vent'anni che diremo di questo 1989.
Sarà ancora l'anno della "libertà", o magari sarà indicato come l'anno iniziale di un vent'ennio di "restaurazione"?
Quel che è sicuro, aldilà dei tristi lidi italiani, è che, rinasce un po' dovunque, grazie anche all'aumento della povertà diffusa, la voglia di un'alternativa, che in questi vent'anni è mancata.
Vincono un po' dappertutto i partiti "alternativi" alle vecchie e troppo moderate socialdemocrazie, aumentano nei consensi la LinkeD in Germania, il partito Comunista russo, le alleanze di sinistra in Portogallo, Francia, Grecia, in America Latina, "il cortile di casa" degli USA, fino a poco fa, dove vincono i Morales, i Chavez e già qualcuno parla di dittatura...
Nel 1989, finiva il comunismo, 20 anni dopo siamo ancora li a festeggiare, nel mezzo lo squallore della devastazione capitalistica, le coccarde e i sorrisi di oggi, danno sempre più la sensazione di avere davanti agli occhi un labile velo a coprire le malefatte di un sistema, che ancora oggi esibisce il trofeo di caccia, il comunismo, per distogliere lo sguardo da un vuoto d'idee e da una crisi economica sempre più spaventosi.
Arrivederci allora tra vent'anni, dove magari, parleremo di come ci siamo liberati anche dal capitalismo.
(Per l'immagine, ringrazio il grandissimo artista inglese Banksy, che generosamente elargisce le sue corrosive immagini, a patto che vengano usate senza fini di lucro)
Avevo nove anni nemmeno compiuti.
Tra un gioco e l'altro, mezzo bombardato dalla prima televisione commerciale italiana, probabilmente, stavo giocando con qualche giocattolo all'ultima moda del tempo, simulacro dell'allora "superomismo" americano, in cui è cresciuta la mia generazione; quando sullo schermo della mia tv accesa passavano le immagini di una cosa senza (almeno all'epoca, per me) senso.
Tante persone a cavallo di un muro di cemento, pieno di graffiti, tutti felici, chi con in mano un martello, chi un piccone, chi abbracciato ad un familiare, ad un amico, piangeva (dopo l'ho capito) lacrime di gioia.
Quei pochi tedeschi che conoscevo, di vista, in Italia, nel mio piccolo paesino di provincia, impazziti di felicità.
Immagini, che in quello schermo, in quell'anno si mischiavano con altre, sempre sensazionali e strane, immagini di giovani di fronte a carrarmati, immagini di statue di uomini barbuti che cadevano, parole come comunismo, socialismo, sulla bocca di tutti, URSS, Gorbaciov, cadute, fine, guerra fredda, cortina di ferro, NATO.
Il totalitarismo sconfitto.
1989 la fine di un'epoca.
Fine della "minaccia rossa", fine dei lacci che limitavano la libertà, libertà di pensiero, libertà di movimento.
L'inizio di una nuova era per l'umanità.
Crescendo, ho imparato ad avere naturale diffidenza per le cose e oggi quello che mi pareva così ovvio, così semplicemente assodato, ha tutta un'altra valenza.
Oggi il 1989, sembra un vecchio diorama di forme di vita in estinte, grimaldello usato per ricordare a tutti come, tutto quello che è fuori del "pensiero unico", sia "il male".
Il 1989, sintesi ed emblema delle atrocità del comunismo, la DDR, le dacie, l'economia pianificata, tutto spazzato via, come in un ipotetico Rocky IV, film in cui "l'America" reaganiana, vinceva il male di tutti i mali, il comunismo.
Oggi, il nemico di sempre, dell'occidente, del capitalismo dei disastri, non esiste più, c'hanno insegnato che il comunismo ormai è l'appiglio di pochi, ciechi, nostalgici adepti.
Ebbene, dato ciò, data la scomparsa della minaccia suprema, il mondo oggi, dovrebbe essere migliore.
Il muro di Berlino l'esempio, di quell'atto di libertà, come piazza Tian Anmen, per la Cina.
Nulla di più falso.
Le celebrazioni di oggi hanno il sapore della menzogna.
Di chi, sul carro dei vincitori, racconta solo una parte della verità.
I muri esistono eccome, ancora oggi, negli USA, in Israele, nei paesi dell'Africa, non più per difendersi dai comunisti, ma dagli immigrati, dai poveri, dai disgraziati, che l'economia di mercato dei vincenti di ieri, ha messo in ginocchio.
"I polacchi non morirono subito, ma inginocchiati agli ultimi semafori, rifacevano il trucco alle troie di regime" - cantava il grande Fabrizio de Andrè, in quello splendido affresco sulla frettolosa rimozione del comunismo, post 89, che è "La Domenica dell Salme".
Infatti, Solidarnosc, sindacato polacco di operai che protestava contro il regime, i russi post comunismo, un po' tutti i popoli dell'est, immolati sull'altare della "liberazione", hanno fatto appunto quella fine lì.
Si sono convertiti frettolosamente ad un'altro credo, forse ancora più spietato, senza gulag, ma altrettanto feroce, quello dell'economia libera di mercato.
Del "lasseiz faire".
Quello della shockterapia economica, un credo che parlava di libertà, di diritti, ma che invece mirava a scambiare una parola vuota, con un frullatore, un'asciugacapelli, un'auto, un marchio nuovo.
Spazzato via Lenin, subito lo si sostituisce con Ronald McDonald, crollano le ideologie, nasce la mitica globalizzazione, delle "bolle economiche", delle dot.com, via il grigiore indistinto dell'uguaglianza, la libertà ha il sapore dolciastro della Coca Cola, rimbomba nel cervello come la musica pop sparata da un piccolo Walkman, ha le vesti di una modella su una passerella, sfacciatamente proiettata verso il futuro.
Nel 2009, il muro di Berlino, nonostante le pompose manifestazioni, ridondanti, volte a mistificare, solo una parte del cielo sulla città tedesca, appaiono più come il tentativo maldestro di rafforzare l'impero che crolla che invece un convinto plauso alla libertà finalmente conquistata.
Vent'anni dopo, il comunismo, come si diceva è sparito, ma la libertà non è tornata; guerra, tortura, una spaventosa crisi economica hanno riportato alla realtà tutto quello che inizialmente aveva illuso milioni di persone, abbagliate frettolosamente dagli status symbol del libero mercato.
I poveri, hanno il telefonino, il televisore, ma sono ancora più poveri, la disuguaglianza è aumentata e nell'est europeo c'è già chi rimpiange la vecchia economia socialista, chi in Germania, rimpiange addirittura la DDR.
La Cina, unico "superstite" dei blocchi comunisti, ha da parecchio abbandonato l'economia pianificata, ma i diritti civili non sono migliorati, così nemmeno per la Russia di Medvedev e di Putin dove si uccidono i giornalisti come ai tempi dello stalinismo, oppure negli States, i paladini della libertà, partecipanti attivi ai peggiori governi repressivi degli anni '70 e '80, hanno esportato democrazia in Afghanistan, in Iraq, a suon di bombe, hanno torturato e deportato migliaia di persone grazie al Patriot Act, hanno chiuso terroristi e innocenti, senza distinzione, a Guantanamo, ma nonostante ciò, come accade invece per il socialismo, nessuno si sogna di mettere in dubbio il capitalismo come forma economica di governo.
Eppure la crisi economica batte forte, i maghi del FMI, i geni dell'economia di mercato liberista, sono stati sbugiardati, si comincia ad intravederne le scie di sangue lungo le strade che hanno calpestato, sangue di milioni di persone immolate alla causa del "cambiamento".
Dopo l'89 in Russia per la povertà e per le repressive misure economiche del governo post comunista, sono morti circa 6,000,000 di russi.
Nessuno lo dice.
Nel frattempo abbiamo tutti, a sinistra, nei partiti ex comunisti, ex socialisti, fatto a gara a "mollare" i panni del vecchio e muffito credo rivoluzionario, considerato puerile sogno di un tempo che non c'è più.
Imbarazzati dalla primavera di Praga, dall'invasione di Budapest, abbiamo rimosso tutto, senza pensare che Dubcek, nonostante tutto, così come gli operai di Solidarnosc, o gli ex abitanti della DDR, protestavano contro il blocco sovietico, contro il "maiale Napoleon", ma non contro gli ideali stessi del comunismo.
Abbiamo buttato via anche quanto c'era di buono nelle ideologie socialiste, come la statalizzazione di alcuni beni e diritti pubblici, abbiamo buttato, come si dice "sia il bambino che l'acqua sporca", parafrasando la dichiarazione di qualche tempo fa di Claudio Grassi.
Niente di più vero.
Chissà tra vent'anni che diremo di questo 1989.
Sarà ancora l'anno della "libertà", o magari sarà indicato come l'anno iniziale di un vent'ennio di "restaurazione"?
Quel che è sicuro, aldilà dei tristi lidi italiani, è che, rinasce un po' dovunque, grazie anche all'aumento della povertà diffusa, la voglia di un'alternativa, che in questi vent'anni è mancata.
Vincono un po' dappertutto i partiti "alternativi" alle vecchie e troppo moderate socialdemocrazie, aumentano nei consensi la LinkeD in Germania, il partito Comunista russo, le alleanze di sinistra in Portogallo, Francia, Grecia, in America Latina, "il cortile di casa" degli USA, fino a poco fa, dove vincono i Morales, i Chavez e già qualcuno parla di dittatura...
Nel 1989, finiva il comunismo, 20 anni dopo siamo ancora li a festeggiare, nel mezzo lo squallore della devastazione capitalistica, le coccarde e i sorrisi di oggi, danno sempre più la sensazione di avere davanti agli occhi un labile velo a coprire le malefatte di un sistema, che ancora oggi esibisce il trofeo di caccia, il comunismo, per distogliere lo sguardo da un vuoto d'idee e da una crisi economica sempre più spaventosi.
Arrivederci allora tra vent'anni, dove magari, parleremo di come ci siamo liberati anche dal capitalismo.
(Per l'immagine, ringrazio il grandissimo artista inglese Banksy, che generosamente elargisce le sue corrosive immagini, a patto che vengano usate senza fini di lucro)
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Indovina chi l'ha detto? Soluzione e nuovo quesito.
"Se vuol rifondarsi, la sinistra deve ripartire da vostro retroterra ideale.
La vera sinistra non nasce dal bolscevismo ma dalle cooperative bianche dell'ottocento.
Il partito Socialista è venuto dopo le cooperative, il partito comunista dopo ancora e i gruppi nati col '68 sono tutti spariti. Solo l'ideale lanciato dal CL (Comunione e Liberazione ndr) negli anni '70 è rimasto vivo perchè è quello più vicino alla base popolare.
E' lo stesso ideale che era anche nelle cooperative: un fare che è anche educare.
Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del PCI, per un po' penso di chiamarlo "Comunità e Libertà".
Perchè tra noi e voi le radici sono le stesse"
(Meeting di Rimini di CL, 23 agosto 2003)
Non c'è male eh?
Uno dei motivi per cui il crocifisso non sparirà mai dalle nostre scuole.
In questi giorni, ahinoi, ha aggiunto un'altra perla, proprio riguardo la polemica sul simbolo religioso cattolico, che ha "movimentato" i giorni passati:
"Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce per essere vittima del diritto. Io penso che un'antica tradizione come il crocefisso non può essere offensiva per nessuno".
Non ci aspettavamo certamente nulla di diverso, da un "ciellino" come lui...
Ora la nuova frase:
"Berlusconi ha pagato magistrati. In nessun paese al mondo avremmo un premier così.
Per essere chiaro, voglio prescindere dall'esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi.
Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi, prescrizione o no, abbia pagato o fatto pagare magistrati.
Così come da Palermo, quale che sia la qualificazione giuridica di questi fatti, emergono fatti e
comportamenti oscuri di cui qualcuno, Berlusconi in testa, dovrà assumersi la responsabilità politica".
(Dichiarazione alla stampa, dopo la sentenza di condanna di Marcello dell'Utri, 11 dicembre 2004)
Non è difficile, dai...ne fa anche un'imitazione bellissima Neri Marcorè...
La vera sinistra non nasce dal bolscevismo ma dalle cooperative bianche dell'ottocento.
Il partito Socialista è venuto dopo le cooperative, il partito comunista dopo ancora e i gruppi nati col '68 sono tutti spariti. Solo l'ideale lanciato dal CL (Comunione e Liberazione ndr) negli anni '70 è rimasto vivo perchè è quello più vicino alla base popolare.
E' lo stesso ideale che era anche nelle cooperative: un fare che è anche educare.
Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del PCI, per un po' penso di chiamarlo "Comunità e Libertà".
Perchè tra noi e voi le radici sono le stesse"
(Meeting di Rimini di CL, 23 agosto 2003)
Non c'è male eh?
Uno dei motivi per cui il crocifisso non sparirà mai dalle nostre scuole.
In questi giorni, ahinoi, ha aggiunto un'altra perla, proprio riguardo la polemica sul simbolo religioso cattolico, che ha "movimentato" i giorni passati:
"Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce per essere vittima del diritto. Io penso che un'antica tradizione come il crocefisso non può essere offensiva per nessuno".
Non ci aspettavamo certamente nulla di diverso, da un "ciellino" come lui...
Ora la nuova frase:
"Berlusconi ha pagato magistrati. In nessun paese al mondo avremmo un premier così.
Per essere chiaro, voglio prescindere dall'esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi.
Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi, prescrizione o no, abbia pagato o fatto pagare magistrati.
Così come da Palermo, quale che sia la qualificazione giuridica di questi fatti, emergono fatti e
comportamenti oscuri di cui qualcuno, Berlusconi in testa, dovrà assumersi la responsabilità politica".
(Dichiarazione alla stampa, dopo la sentenza di condanna di Marcello dell'Utri, 11 dicembre 2004)
Non è difficile, dai...ne fa anche un'imitazione bellissima Neri Marcorè...
mercoledì 4 novembre 2009
Via Crucis europea. Per il Vaticano.
Anomalia.
Solo questo termine può venire in mente di fronte alla notizia che da ieri sera "scompiglia" il mondo politico filo-cattolico, italiano.
La corte di Strasburgo infatti, come prevedibile, ha bocciato il ricorso fatto dal nostro paese, sulla presenza nelle aule del crocifisso, simbolo della religione cristiana.
La cronologia dell'evento, risale fino al maggio 2002, quando due studentesse, insieme alla famiglia, fecero ricorso, per la presenza in aula del simbolo cristiano, al consiglio dell'istituto in cui studiavano allora le ragazze.
Ricorso respinto, che fu a sua volta "girato", al Ministero dell'Istruzione, che a sua volta, inoltrò il tema fino al Tar e poi alla Corte Costituzionale, che si pronunciò definendo il ricorso "inammissibile", e dando il via libera al ritorno verso il Tar che respinse di fatto la sentenza.
Motivazione, le due leggi regie, del 1924 e 1928 che regolamentano la presenza del crocifisso nelle aule, e che sono tutt'ora in vigore, tanto che, ne giustificano la presenza.
Si chiuse così la prima parte "italiana" della vicenda, con le parole della sentenza del Consiglio di Stato - il crocifisso - scrivono i giudici - non va rimosso dalle aule scolastiche perché ha "una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni"; non è né una "suppellettile", né solo "un oggetto di culto", ma un simbolo "idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" - tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, riguardo alla sua libertà, autonomia della coscienza morale nei confronti dell'autorità, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione - che hanno un'origine religiosa, ma "che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".
Sentenza poi passata in commissione UE e definita appunto ieri, dalla corte di Strasburgo, nulla, confermando il diniego di esposizione del simbolo nelle scuole italiane, perchè in aperto contrasto con la laicità del luogo scolastico e per la molteplicità di espressioni multiculturali (e quindi, multireligiose) che ormai vi sono nelle classi italiane.
Prevedibile a questo punto la reazione scomposta della Chiesa e dell'esercito di paggi ecclesiastici che fanno capo ad essa nei banchi del parlamento italiano.
A cominciare dal card. Bertone "La nostra reazione non può che essere di deplorazione", per continuare con Mariastella Gelmini che dichiara - "la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non corrisponde solo a un simbolo religioso, ma è un simbolo che unisce i valori, le tradizioni, le radici del nostro Paese", - per arrivare a Gasparri, Alemanno, Schifani, e terminare con Scajola che addirittura azzarda frasi del tipo - "se il Cristianesimo è un elemento di disturbo, vuol dire che trionfa di nuovo Pilato".
I "ciellini" del PD, fortunatamente fino ad ora sono in silenzio.
Anomalia si diceva ad inizio post, sì, perchè in altri stati, una notizia del genere non desterebbe nessuna attenzione, se si esclude magari una certa divertita curiosità, per il panorama delle bizzarrie legislative che da sempre esistono nel "Bel Paese".
Tombali i commenti degli esponenti in carica, attualmente, all'UE, che tramite José Manuel Barroso, commentano così - "le radici cristiane dell'Unione, in generale sono e restano importanti. Ma sulla questione specifica del Crocifisso nelle scuole "non c'é nulla da dire".
Appunto.
Peccato che in Italia, al comando non ci sia la democrazia repubblicana eletta dal popolo, ma un piccolo"stato nello stato" , che da sempre condiziona pesantemente la vita di tutti i cittadini.
Una questione ovvia quindi, come quella di un luogo "laico" che dovrebbe per ovvietà essere sgombro da simboli spirituali, dogmatici, in cui si insegna la scienza, tempio della ragione, una "ragione", spesso in conflitto nei secoli, proprio con le gerarchie ecclesiastiche, diventa contesa pubblica, schiamazzo maleducato, genuflessione al potere Vaticano.
L'obbiettivo di certe voci, anche questa volta è materiale da "prestigiatori", con il fine di far sparire il significato vero della questione, così evidente da essere macroscopico, in favore di una farsa in cui si "levano gli scudi" in difesa del vilipendio dei vilipendi, un attacco alla nostra cultura di italiani, noi, da sempre cristiani, cattolici!
Bufale.
Da sempre religione e scienza sono incompatibili, aldilà delle intromissioni della prima nei confronti dei confini della seconda.
Dovremmo negli edifici scolastici italiani; forse accettare la presenza di un simbolo, di una confessione piuttosto che di un'altra?
Non è la scuola italiana, luogo per fedeli musulmani, ebrei, indù, shintoisti e chi più ne ha, più ne metta?
Non è il nostro sistema scolastico, come negli altri stati, superiore, ad ogni dottrina spirituale?
E' compatibile col dogma della vergine, con una chiesa, come, quella cattolica, che non accetta appieno, la teoria evoluzionistica di Darwin, che non accetta l'evoluzione scientifica della ricerca, figlia delle basi scolastiche, che in passato ha mantenuto nel buio la ragione stessa?
"Eppur si muove!"
Macchè, in Italia non si muove proprio nulla, forse qualcuno è ancora convinto che la Terra sia piatta, che l'uomo non discenda dalle scimmie, che al centro dell'universo non vi sia il Sole.
Trovo incredibile, che nel paese che ha dato i natali, (ops), a scienziati, studiosi e inventori del calibro di Galilei, Da Vinci, Fibonacci, Volta, Montalcini, Dulbecco, Hack, Montessori, Meucci e moltissimi altri, inchiodato su un muro, invece dei loro volti ci sia un simbolo arcaico di un personaggio forse nemmeno realmente esistito.
Ma che ci volete fare, nel paese dei santini, delle madonnine che piangono, delle stimmate di Padre Pio, delle reliquie, le superstizioni, le icone, nel paese dove i ricercatori sono costretti a "fuggire" per essere presi in considerazione, la scienza, l'impegno, contano meno del fato, della fedeltà instupidita di migliaia di fedeli, molto più simili a sudditi, della chiesa di Roma, unica e vera regina incontrastata, di quella monarchia nascosta, che è in realtà la Repubblica italiana.
Solo questo termine può venire in mente di fronte alla notizia che da ieri sera "scompiglia" il mondo politico filo-cattolico, italiano.
La corte di Strasburgo infatti, come prevedibile, ha bocciato il ricorso fatto dal nostro paese, sulla presenza nelle aule del crocifisso, simbolo della religione cristiana.
La cronologia dell'evento, risale fino al maggio 2002, quando due studentesse, insieme alla famiglia, fecero ricorso, per la presenza in aula del simbolo cristiano, al consiglio dell'istituto in cui studiavano allora le ragazze.
Ricorso respinto, che fu a sua volta "girato", al Ministero dell'Istruzione, che a sua volta, inoltrò il tema fino al Tar e poi alla Corte Costituzionale, che si pronunciò definendo il ricorso "inammissibile", e dando il via libera al ritorno verso il Tar che respinse di fatto la sentenza.
Motivazione, le due leggi regie, del 1924 e 1928 che regolamentano la presenza del crocifisso nelle aule, e che sono tutt'ora in vigore, tanto che, ne giustificano la presenza.
Si chiuse così la prima parte "italiana" della vicenda, con le parole della sentenza del Consiglio di Stato - il crocifisso - scrivono i giudici - non va rimosso dalle aule scolastiche perché ha "una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni"; non è né una "suppellettile", né solo "un oggetto di culto", ma un simbolo "idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" - tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, riguardo alla sua libertà, autonomia della coscienza morale nei confronti dell'autorità, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione - che hanno un'origine religiosa, ma "che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".
Sentenza poi passata in commissione UE e definita appunto ieri, dalla corte di Strasburgo, nulla, confermando il diniego di esposizione del simbolo nelle scuole italiane, perchè in aperto contrasto con la laicità del luogo scolastico e per la molteplicità di espressioni multiculturali (e quindi, multireligiose) che ormai vi sono nelle classi italiane.
Prevedibile a questo punto la reazione scomposta della Chiesa e dell'esercito di paggi ecclesiastici che fanno capo ad essa nei banchi del parlamento italiano.
A cominciare dal card. Bertone "La nostra reazione non può che essere di deplorazione", per continuare con Mariastella Gelmini che dichiara - "la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non corrisponde solo a un simbolo religioso, ma è un simbolo che unisce i valori, le tradizioni, le radici del nostro Paese", - per arrivare a Gasparri, Alemanno, Schifani, e terminare con Scajola che addirittura azzarda frasi del tipo - "se il Cristianesimo è un elemento di disturbo, vuol dire che trionfa di nuovo Pilato".
I "ciellini" del PD, fortunatamente fino ad ora sono in silenzio.
Anomalia si diceva ad inizio post, sì, perchè in altri stati, una notizia del genere non desterebbe nessuna attenzione, se si esclude magari una certa divertita curiosità, per il panorama delle bizzarrie legislative che da sempre esistono nel "Bel Paese".
Tombali i commenti degli esponenti in carica, attualmente, all'UE, che tramite José Manuel Barroso, commentano così - "le radici cristiane dell'Unione, in generale sono e restano importanti. Ma sulla questione specifica del Crocifisso nelle scuole "non c'é nulla da dire".
Appunto.
Peccato che in Italia, al comando non ci sia la democrazia repubblicana eletta dal popolo, ma un piccolo"stato nello stato" , che da sempre condiziona pesantemente la vita di tutti i cittadini.
Una questione ovvia quindi, come quella di un luogo "laico" che dovrebbe per ovvietà essere sgombro da simboli spirituali, dogmatici, in cui si insegna la scienza, tempio della ragione, una "ragione", spesso in conflitto nei secoli, proprio con le gerarchie ecclesiastiche, diventa contesa pubblica, schiamazzo maleducato, genuflessione al potere Vaticano.
L'obbiettivo di certe voci, anche questa volta è materiale da "prestigiatori", con il fine di far sparire il significato vero della questione, così evidente da essere macroscopico, in favore di una farsa in cui si "levano gli scudi" in difesa del vilipendio dei vilipendi, un attacco alla nostra cultura di italiani, noi, da sempre cristiani, cattolici!
Bufale.
Da sempre religione e scienza sono incompatibili, aldilà delle intromissioni della prima nei confronti dei confini della seconda.
Dovremmo negli edifici scolastici italiani; forse accettare la presenza di un simbolo, di una confessione piuttosto che di un'altra?
Non è la scuola italiana, luogo per fedeli musulmani, ebrei, indù, shintoisti e chi più ne ha, più ne metta?
Non è il nostro sistema scolastico, come negli altri stati, superiore, ad ogni dottrina spirituale?
E' compatibile col dogma della vergine, con una chiesa, come, quella cattolica, che non accetta appieno, la teoria evoluzionistica di Darwin, che non accetta l'evoluzione scientifica della ricerca, figlia delle basi scolastiche, che in passato ha mantenuto nel buio la ragione stessa?
"Eppur si muove!"
Macchè, in Italia non si muove proprio nulla, forse qualcuno è ancora convinto che la Terra sia piatta, che l'uomo non discenda dalle scimmie, che al centro dell'universo non vi sia il Sole.
Trovo incredibile, che nel paese che ha dato i natali, (ops), a scienziati, studiosi e inventori del calibro di Galilei, Da Vinci, Fibonacci, Volta, Montalcini, Dulbecco, Hack, Montessori, Meucci e moltissimi altri, inchiodato su un muro, invece dei loro volti ci sia un simbolo arcaico di un personaggio forse nemmeno realmente esistito.
Ma che ci volete fare, nel paese dei santini, delle madonnine che piangono, delle stimmate di Padre Pio, delle reliquie, le superstizioni, le icone, nel paese dove i ricercatori sono costretti a "fuggire" per essere presi in considerazione, la scienza, l'impegno, contano meno del fato, della fedeltà instupidita di migliaia di fedeli, molto più simili a sudditi, della chiesa di Roma, unica e vera regina incontrastata, di quella monarchia nascosta, che è in realtà la Repubblica italiana.
lunedì 2 novembre 2009
Primo sondaggio concluso...Riflessioni.
Qualche mese fa ho deciso di fare, un po' per gioco e un po' per diversificare il contenuto del blog, una prova.
Ho deciso, grazie alla funzione che Blogger da agli utenti, di aggiungere un sondaggio.
Il tema del sondaggio era: quale formazione politica, nel caso ci fossero delle nuove elezioni politiche, i lettori avrebbero votato, attualmente.
Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Innanzitutto, non avrei mai pensato che nonostante i pochi mesi di vita del blog e un traffico medio, d'utenza ancora basso, ci fossero comunque molte persone interessate ad esprimere una propria preferenza.
Inoltre, anche se ovviamente il sondaggio non ha nessun valore statistico, porta in dote, alcune interessanti considerazioni.
La prima è che, nonostante il blog sia orientato politicamente a sinistra, ha ricevuto nel sondaggio anche il voto di elettori del centro-destra, nella misura di 6 voti per il Popolo delle Libertà.
Altre chiavi di lettura interessanti che il sottoscritto ha tenuto d'occhio è il repentino aumento dei voti del PD, che si ferma a 13 voti, dopo l'elezione di Bersani, così come la costante crescita dell'Italia dei Valori, leader indiscussa di questo sondaggio, fin dai primi momenti, con 14 voti e il 33% totale.
La sinistra extraparlamentare, nonostante la nutrita presenza di "followers" di questo elettorato, rincorre con 8 voti e il 19% di voti totali.
Spicca però il dato da non sottovalutare, proprio perchè il blog è orientato a sinistra, della totale assenza di voti verso Sinistra e Libertà, con tutti i voti "sinistri" che pendono verso la Federazione della Sinistra d'Alternativa (ex lista anticapitalista di PRC-PDCI-Socialismo 2000), uno zero "pesante", per SeL, sopratutto perchè la dimestichezza di tanti utenti ed elettori con il web, ha sempre visto come protagonista questa lista nella rete.
Evidentemente, il congresso dei Verdi, gli scandali della giunta pugliese, del presidente Vendola, le molteplici gaffe, dell'ingombrante Sansonetti e un progetto un po' appannato, che a conti fatti si è rivelato solo un cartello elettorale, come dimostrano i tanti messaggi di disappunto degli elettori di SeL nei confronti della propria dirigenza politica, ha tarpato le ali al progetto.
Zero, come i voti alla Lega Nord, che trovano giustificazione forse, in un elettorato sicuramente più attempato, meno scaltro quindi, quando si parla di nuove tecnologie.
In ultimo, un applauso all'unico "coraggioso" che in questi lidi ha dato il suo favore all'UDC, quando la difesa della laicità e gli attacchi al Vaticano, sono il pane quotidiano del blog.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti voi per la partecipazione ed il sostegno al blog e v'invito a votare ancora più numerosamente ai prossimi sondaggi.
Ho deciso, grazie alla funzione che Blogger da agli utenti, di aggiungere un sondaggio.
Il tema del sondaggio era: quale formazione politica, nel caso ci fossero delle nuove elezioni politiche, i lettori avrebbero votato, attualmente.
Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Innanzitutto, non avrei mai pensato che nonostante i pochi mesi di vita del blog e un traffico medio, d'utenza ancora basso, ci fossero comunque molte persone interessate ad esprimere una propria preferenza.
Inoltre, anche se ovviamente il sondaggio non ha nessun valore statistico, porta in dote, alcune interessanti considerazioni.
La prima è che, nonostante il blog sia orientato politicamente a sinistra, ha ricevuto nel sondaggio anche il voto di elettori del centro-destra, nella misura di 6 voti per il Popolo delle Libertà.
Altre chiavi di lettura interessanti che il sottoscritto ha tenuto d'occhio è il repentino aumento dei voti del PD, che si ferma a 13 voti, dopo l'elezione di Bersani, così come la costante crescita dell'Italia dei Valori, leader indiscussa di questo sondaggio, fin dai primi momenti, con 14 voti e il 33% totale.
La sinistra extraparlamentare, nonostante la nutrita presenza di "followers" di questo elettorato, rincorre con 8 voti e il 19% di voti totali.
Spicca però il dato da non sottovalutare, proprio perchè il blog è orientato a sinistra, della totale assenza di voti verso Sinistra e Libertà, con tutti i voti "sinistri" che pendono verso la Federazione della Sinistra d'Alternativa (ex lista anticapitalista di PRC-PDCI-Socialismo 2000), uno zero "pesante", per SeL, sopratutto perchè la dimestichezza di tanti utenti ed elettori con il web, ha sempre visto come protagonista questa lista nella rete.
Evidentemente, il congresso dei Verdi, gli scandali della giunta pugliese, del presidente Vendola, le molteplici gaffe, dell'ingombrante Sansonetti e un progetto un po' appannato, che a conti fatti si è rivelato solo un cartello elettorale, come dimostrano i tanti messaggi di disappunto degli elettori di SeL nei confronti della propria dirigenza politica, ha tarpato le ali al progetto.
Zero, come i voti alla Lega Nord, che trovano giustificazione forse, in un elettorato sicuramente più attempato, meno scaltro quindi, quando si parla di nuove tecnologie.
In ultimo, un applauso all'unico "coraggioso" che in questi lidi ha dato il suo favore all'UDC, quando la difesa della laicità e gli attacchi al Vaticano, sono il pane quotidiano del blog.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti voi per la partecipazione ed il sostegno al blog e v'invito a votare ancora più numerosamente ai prossimi sondaggi.
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