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lunedì 24 agosto 2009

Sei Gay a Roma? Sei diverso, davvero.


In un'estate sanguinosa, tra clandestini, emigranti, morti via mare, proposte aberranti della Lega, si scopre ancora una volta come in Italia, sia difficile la vita del "diverso".
Che tu sia un clandestino, un emigrante su una "carretta del mare", o un ragazzo omosessuale che semplicemente passeggia per la capitale con il suo partner, per te, caro mio, sono cazzi amari.
Sei un "borderline" e non perchè tu sia al confine tra normalità e follia, non è la mente il tuo problema, ma il "concetto di normalità" che hanno gli altri di te in questo nostro bel paese.
Sei un diverso, anormale, fuorilegge addirittura.
Così diverso da non meritare nemmeno un trattamento uguale a tutti.
Infatti tu, a terra in una pozza di sangue, caro ragazzo mio, caro Dino (avrai mai un cognome? Difficile trovarlo sul web, sarà la privacy o il fatto che un gay è semplicemente "un gay" e basta?) sei invisibile.
Agli occhi della gente e a quelli del procuratore che ha lasciato andare il tuo aggressore.
Un "cavillo" burocratico ti ha tolto la dignità di essere come tutti una vittima.
Sei una vittima di serie B caro Dino.
Il tua aggressore se ne torna a casa come un qualsiasi cittadino, dopo averti accoltellato in un luogo pubblico, mentre tu lotti per vivere.
Ma chi impugnava il coltello non era un cittadino di serie B come te, non era un gay, un Rom, un rumeno o un "diverso" qualsiasi, ma semplicemente un cittadino italiano come te, solo un po' più uguale di te per la cosiddetta "morale comune".
In fondo il diverso sei tu, mica lui.
Sei tu quello "gay".
E mentre il povero Alemanno, si sbraccia e fa a "scarica barile" con il suddetto procuratore, Giovanni Ferrara, sei tu l'ennesima vittima di quella coltre nera che, ormai da quando il sindaco è in carica, aleggia su Roma.
Un manto nero che ricopre immigrati, omosessuali, mendicanti di strada, tutti i "diversi" nelle loro forme più disomogenee e li scova, li marginalizza ancora di più, li calpesta, li punisce.
In un' Italia in cui aleggia la paura, e in cui le ronde paiono l'unica soluzione contro di essa, mi domando chi ti difenderà, caro Dino.
Ti difenderanno forse coloro che su una fascetta intorno ad un braccio hanno cucite in un inquietante acronimo tre "S"?
O signori delle camicie verdi di celtiche origini?
Non credo.
Così come non credo ti difenderanno le forze dell'ordine, con quelle divise un po' "retrò" con uno stile così simile all'abbigliamento delle "milizie" di certi tempi andati..
Che forse stanno tornando di moda.
Potremmo difenderti noi caro Dino.
Noi che non ci riconosciamo nei valori di coloro che si arrogano il diritto di parlare di "patria", quando nemmeno hanno partecipato alla costruzione democratica di questa nostra sgangherata Repubblica.
Noi che non ci riconosciamo in un governo che reprime la diversità, si fa beffe dell'opinione pubblica, dei diritti civili e della rispettabilità internazionale di un paese.
Potremmo farlo, potremmo difenderti, ma solo se al più presto cominceremo a collegare una serie di episodi simili tra loro, a vederci un nesso ideologico di fondo e senza minimizzare riusciremo a dargli il giusto nome che gli compete, sia nella forma che sopratutto nella sostanza.
NeoFascismo.

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