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sabato 9 maggio 2009

Bertinotti e la morte della Sinistra. Tanto peggio tanto meglio.

Mettiamo subito una cosa in chiaro, chi scrive è da sempre un militante di Rifondazione, l'ha votata e continuerà a farlo alle europee di giugno, così come al congresso della "resa dei conti" del luglio 2008 ha votato la mozione Ferrero.
Nessun dubbio sul mio personale pensiero, proprio perchè voglio essere il più chiaro possibile.
Se per anni ho ritenuto (e lo ritengo, ahimè, ancora) Bertinotti, una delle più grandi "menti" della sinistra italiana, aldilà dei puerili sbeffeggi riguardo certe sue prese di posizione (una su tutte la "caduta" del primo governo Prodi), trovo sconcertante il discorso del vecchio "padre padrone" di Rifondazione Comunista riguardo la "tabula rasa" della sinistra extraparlamentare.
Trovo che le dichiarazioni di questi giorni su alcuni giornali (a cui il segretario attuale, Ferrero ha poi risposto oggi su Liberazione) in occasione della presentazione del suo nuovo libro ("Devi augurarti che la strada sia lunga", ndr) siano del tutto fuori luogo e denuncino il più grande limite di Bertinotti, mettendolo a nudo, ovvero che egli sia di fatto un "leader autoreferenziale", miope nel riconoscere i suoi stessi errori e quelli di una ex classe dirigente di delfini e figliocci suoi, che fino a qualche mese fa decideva le sorti di Rifondazione dalle poltrone più prestigiose.
Dire che "tanto peggio, tanto meglio", riferendosi ad una possibile scomparsa di tutte le piccole forze della sinistra italiana anche dal parlamento europeo, sa tanto di "muoia Sansone e con esso tutti i Filistei".
Peccato che il Sansone della sinistra italiana oltre il progetto moderato del PD, fosse proprio lui.
Non va certamente dimenticato come alcune decisioni abbiano messo Rifondazione all'angolo e se prima il sostegno (invero, a mio avviso obbligato) al secondo governo Prodi aveva scontentato buona parte della base più radicale del partito, l'elezione di un segretario a gettone come Giordano e la nascita dall'alto della Sinistra l'Arcobaleno poi, avevano definitivamente dato il colpo di grazia al partito.
Colui che oggi protesta, e accusa la sua ex creatura di essere "vetero comunista", è lo stesso che mesi addietro, con decisioni antidemocratiche (chi ha deciso di creare SA? I militanti, la base? O certi dirigenti di partito?) e assai discutibili ha di fatto, costretto il partito a ripartire dall'unica cosa che ancora rimaneva intatta, il suo simbolo, la sua identità d'alternativa radicale.
Anche perchè, ad oggi, tentare nuovi esperimenti politici all'insegna dell'apertura sembra assai rischioso, e purtroppo l'unica strategia che pare essere possibile è quella dell'autoconservazione, in attesa di tempi migliori.
Inoltre, nel panorama popolato da i nani della sinistra extraparlamentare, ogni nuovo progetto, vedi Sinistra e Libertà, non può che apparire all'elettorato come l'ennesimo fastidioso cartello elettorale, privo di contenuti veri, ingabbiato dalla situazione paradossale dell'unità a sinistra a partire però da scissioni, frazionamenti, veleni e intrighi di potere.
Eppure oltre il PD , nella devastazione delle idee e dei programmi, oltre il calderone del bipartitismo e dell'antipolitica, ci sarebbero praterie enormi.
Il principale errore di Fausto Bertinotti è stato quello di intravedere questi spazi, di cavalcarne i movimenti ma di non riuscire a convogliarli in un'unica spinta coesa.
Perdendo di vista l'unica maniera possibile di farlo, ovvero quello della partecipazione, della costruzione della politica dal basso, oltre i normali meccanismi dei partiti politici di vecchio stampo.
Nel 2001 Rifondazione era l'avanguardia vera di un processo politico, partito da Seattle e legato ai movimenti, che in altri paesi, vedi l'america latina, ha portato anche a casi clamorosi di successo, senza moderatismi, in maniera anche molto radicale e sopratutto a esperienze di governo.
Quello che Bertinotti rivendica e contemporaneamente in Rifondazione non vede, è questa spinta verso il "nuovo", verso la nuova politica.
Paradossale.
Proprio lui che questa spinta l'ha di fatto stoppata, fermata sul nascere.
Non basta proclamarsi altromondisti per essere "nuovi", se poi si mantengono gli stessi "vecchi metodi stalinisti" comuni al PCI (stessi metodi rimasti anche all'interno del PD) per creare questi "nuovi" soggetti.
La Sinistra l'Arcobaleno era solo un penoso tentativo di cartello elettorale così come oggi lo è Sinistra e Libertà.
Così come lo sono appunto certe dichiarazioni dell'ex "lider maximo", che nonostante non prenda chiaramente posizione, dice che poi voterà per Musacchio alle europee e quindi per Sinistra e Libertà, di conseguenza.
Insomma il vecchio re è nudo.
E dal suo esilio dorato, tra cachemire, poltrone e vitalizi statali vita natural durante, il vecchio padre da l'assenso ai vuoti progetti dei suoi eredi.
Peccato che oltre a se stesso, Bertinotti col suo modo di fare, non abbia creato nulla al di fuori della presenza ingombrante del suo carisma, se non un gruppo vuoto che è l'espressione stessa dei vizi del loro creatore, delfini appunto, che senza di lui sono niente.
Fortunantamente non è successo così anche per il "suo" ex partito, ancora in possesso almeno della storia delle lotte della sinistra italiana, ultimo baluardo d'immagine e si spera in futuro anche di contenuti, in quel deserto che è la sinistra in Italia.
E che lo stesso Bertinotti per colpa del suo enorme ego, ha contribuito a creare.

4 commenti:

  1. Vorrei provare alcune rapide considerazioni, anche se l’argomento sarebbe assai lungo. Rifondazione non è mai stato un Partito di massa. Mentre nel primo momento (gestione Garavini Cossutta) comunque raccoglieva l’anima di chi non aveva voluto partecipare alla nascita dei DS le gestioni successive si sono sempre più mosse nella direzione di cercare di andare la dove c’era più rumore perdendo comunque il legame culturale e di approccio politico che era rimasto del vecchio PCI. In tutti gli anni della gestione Bertinotti di fatto Rifondazione a mio parere non è stata in grado di elaborare un programma organico che esprimesse una linea chiara in quanto sempre alla rincorsa dei movimenti e mai partecipe di una linea su cui fare convergere i movimenti e confrontarsi con loro. Il 2001 di fatto è esemplare in quanto forse per la prima volta ci si rende conto della grande potenzialità dei movimenti ma al di la del cercare di cavalcarli in realtà PRC resta un comprimario e i fatti di Genova dimostrano quanto vuoto politico purtroppo c’era e quanto ce n’è stato successivamente.
    Posso anche concordare con te sul tipo di gestione dell’ultimo periodo che ha portato alle elezioni politiche scorse ma se da una parte la gestione non è stata condivisa dalla base, dall’altra non puoi negare che l’atteggiamento non sia stato di assenza alla competizione elettorale quando non boicottaggio dichiarato. Cose assai distanti dall’essere comunisti all’interno di un partito, considerando che con l’avvento di questo governo di destra l’abbandono di tutti quegli strati sociali che confidavano in una sinistra è stato totale.
    Evito per decoro di parlare del congresso.
    In tutto questo casino di autoreferenzialità la sinistra ha perso il rapporto con la sua base fino ad arrivare all’arroganza di rifiutare l’ipotesi di lista unica unitaria esterna alle segreterie. L’assemblea del 7 marzo alla casa del popolo di Cintola è l’apoteosi di questa arroganza. Anche chi si è presentato, lo ha fatto in maniera strumentale.
    La sinistra non scompare, la sinistra non partecipa. Soprattutto la sinistra non si sente rappresentata da questa dirigenza troppo assorta nei loro calcoli elettorali da non rendersi neanche conto dei barconi respinti dal nostro governo e quindi dell’implicita complicità nell’omicidio o nelle torture di chi a noi, Italia, si rivolgeva per chiedere rifugio politico.
    Non esiste un peggio a questo, il peggio è già raggiunto.
    Se ne hai voglia leggiti alcuni dei miei ultimi post.

    ps. spero che si sia comunque compreso che la mia critica non investe solamente PRC ma tutta la dirigenza di questa sinistra etraparlamentare

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  2. Assolutamente concordo.
    Voto e milito in Rc, perchè sopratutto la ritengo l'unica base possibile da cui "ripartire".
    E' ovvio però, che per rilanciare "la sinistra" in Italia, si debbano trovare altri soggetti.
    E penso soprattutto all'esempio tedesco della Linke, cioè ad un processo federativo che non sia appunto, solo un cartello elettorale, come lo è stata invece SA.
    La tua critica è giusta, il problema sono proprio i dirigenti politici e non solo dei piccoli partitini della "sinistra".
    Negli ultimi trent'anni la miopia della classe politica ex PCI è stata fatale a tutti noi...e Berlusconi è la giusta punizione...
    Credo però anche che in RC ci sia una base molto interessante da cui poter ricostruire qualcosa...ecco il motivo principale della mia militanza.

    Saluti,

    Zaccheo

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  3. E' proprio vero che si nasce incendiari e si muore pompieri. Vedo che abbiamo tanto in comune.

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  4. @Finazio

    Eh sì...come diceva il buon Rino Gaetano, "partono son tutti incendiari e fieri, quando arrivano sono tutti pompieri"...
    Il buon Fausto non fa eccezione...

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