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venerdì 17 dicembre 2010

Tutti hanno bisogno di Silvio Berlusconi.

Ebbene, seppur per un pelo (e mi astengo dal fare facili e scurrili battute) il premier ce l'ha fatta.
Con buona pace delle fibrillazioni degli ex alleati e dell'opposizione parlamentare.
Ma aldilà dei numeri, risicati, che ci riconsegnano ancora un Berlusconi, se non in forma, almeno più vitale, quello che si nota, ancora una volta, è che l'unico vero protagonista della politica italiana è uno solo, lui.
Tutti in questo paese dipendono da Berlusconi e non solo perchè molti sono proprio "suoi dipendenti", ma proprio perchè tanti, senza di lui, non esisterebbero.
Pensate a cosa sarebbe l'arco parlamentare senza mister B. ad esempio.
Tralasciando ovviamente i "fedelissimi" del PDL, lautamente pagati; anche all'opposizione, non si starebbe meglio senza l'ometto di Arcore.
Pensate ora al PD, un partito che, in caduta libera nei sondaggi, con una miriade di correnti e spifferi e ormai palesemente diviso al suo interno - come si vede anche dalle ultime primarie del centrosinistra a Trieste, dove il partito rischia la disfatta addirittura nei confronti del candidato della Federazione della Sinistra - in preda all'emorragia di voti, cosa farebbe se perdesse anche il suo unico e vero collante, l'arcinemico Berlusconi?
Oppure, contro chi urlerebbe il bravo Tonino Di Pietro (nemmeno lui esente dalla sindrome del berlusconismo, visto i due transfughi dell'IDV) senza il pluri-indagato Silvio?
E il Fini, leader, di una "destra moderna", di "stampo europeo", reggerà alla prematura rottura di una luna di miele conclusasi dopo 15 anni? Ma sopratutto, riusciranno a vederlo credibile gli elettori del centro-destra, dopo le accuse di "tradimento" che gli rimbalzano addosso dai giornali e i canali mediatici in mano al Cavaliere?
O anche Casini, leader "dell'Italia di mezzo", l'Italia che non si espone mai, senza un guado in cui stare a metà, che posizione sarebbe costretto a prendere?
La sensazione è che alla caduta di Berlusconi, che prima o poi, anche solo anagraficamente per forza di cose dovrà accadere, il risveglio - di quella tanta parte dell'Italia che per venti anni non ha potuto fare volente o nolente a meno di lui - sarà brusco.
In un paese in cui, l'unico sgambetto al premier viene addirittura dalla sua stessa parte politica, dopo un biennio di opposizione inesistente o peggio complice, senza Berlusconi tutti sarebbero costretti a fare per una volta ciò che non fanno da anni,  ovvero, politica.
Allora cadrebbero tutti i veli, che nascondono i vari "Re Mida" della politica italiana e si scoprirebbe che nella dissoluzione della sinistra, c'è un sovraffollamento di forze centriste, destrorse e moderate a contendersi il risultato elettorale.
Con buona pace dell'elettorato della sinistra che, in questo deserto rappresentativo si astiene dal votare o si dibatte nell'ansiosa ricerca dell'illusoria figura di un leader carismatico, da scoprire attraverso il sistema ambiguo, solo apparentemente democratico, delle primarie.
La situazione politica odierna insomma è indissolubile da Silvio Berlusconi.
Pensiamo solo alla sua nemesi politica, Antonio Di Pietro; uomo di destra, che ha fatto dell'opposizione a Berlusconi la sua principale proposta programmatica, in caso di dipartita dalla scena dell'avversario, il suo bacino di voti, in gran parte figlio dello scontento dell'elettorato del centro sinistra, sarebbe messo a dura prova.
Si scoprirebbe dunque che il leader dell'Italia dei Valori, ha posizioni molto diverse in ambito lavoro, rispetto a ciò che canonicamente ci si aspetterebbe da un rappresentante dell'opposizione, non in  contrasto ad una personalità come Berlusconi che non è sicuramente un difensore delle classi subalterne.
Su certi temi infatti, del mercato del lavoro e della sua regolamentazione ad esempio, si assiste ad una pesante sovrapposizione di idee da destra a sinistra, tanto che quasi tutti i politici di spicco, si affannano nel rincorrere le posizioni "responsabili" (leggi, nessuna regola, nessun diritto con la scusa della "crisi") dei vari "guru" dell'industria, del "made in Italy" e della "bella Italia", come Montezemolo o l'Ad di FIAT, Marchionne.
Addirittura si colma, in questo momento così drammatico per chi vive nel mondo reale, la distanza che da sempre c'era tra piattaforma sindacale e imprenditoria, se anche un segretario nazionale come Bonanni, segretario CISL, trova il tempo di scrivere un libro, con tanto di presentazione di chi?
Di Emma Marcegaglia, presidentessa di Confindustria.
Quello che invece non si ferma, è il disagio, per un'ondata repressiva senza precedenti dopo gli "anni di piombo" (in un deja vu del governo Tambroni), che investe i "contestatori", i precari della scuola, del lavoro, gli immigrati, tutte categorie unite dal filo invisibile della difesa dei propri diritti.
Si ricorre a vecchi metodi repressivi, si strumentalizza la manifestazione pacifica con i soliti metodi dell'infiltraggio, si stigmatizza poi la violenza degli "estremisti".
Pure il "chierico" Saviano, si diletta a scrivere ai ragazzi della manifestazione di Roma (del 14 dicembre scorso ndr), con toni "pasoliniani" (con le dovute proporzioni, d'intuito e intelligenza) senza aggiungere nulla di nuovo, senza domandarsi perchè - lui fine intellettuale - si tenda quando si commentano fatti del genere, sempre a focalizzarsi, su uno sparuto gruppo di ingenui che sono caduti nella solita trappola della "violenza pilotata", piuttosto che metterne in evidenza il mandante;  uno Stato, che spesso nella storia del nostro paese  si è rivelato antidemocratico, clericale e repressivo e autoconservativo delle proprie "elite" politicamente trasversali.
Acquietarsi alla corrente del buon senso, alle volte non si può, pena la perdita di contatto con la realtà che è appunto ciò che è successo ai partiti e ai leaders del "centro-sinistra".
Con i risultati che tutti bene conosciamo.
Uno dei motivi per cui, tanti leader politici - senza una direzione chiara verso cui muoversi e con l'incognita delle elezioni anticipate - alla riconferma del Cavaliere sullo scranno più alto di Montecitorio, avranno, ne sono sicuro, tirato un sospiro di sollievo.

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