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domenica 12 luglio 2009

G8 concluso. Ma il movimento NoGlobal?


Chiuso ormai da qualche giorno il vertice del G8, nella contestatissima sede dell'Aquila, emergono alcune considerazioni da valutare attentamente.
La prima è che il vertice si è rivelato sostanzialmente inutile.
Innanzi tutto perchè non ha deciso alcunchè (aldilà delle solite dichiarazioni entusiastiche del solito Berlusconi) di importante.
In secondo luogo si è capito come, un vertice che non ha al suo internopaesi che per potenza economica e numero di persone sono i più grandi della Terra, non può arrogarsi il diritto di prendere nessuna decisione "vera".
Un vertice a cui, Cina e India non partecipano, è un vertice monco e basta vedere come poi nel cosiddetto G14, una sorta di allargamento del primo, proposte risolutive come quella della riduzione delle emissioni inquinanti, abbiano difficoltà oggettive a passare al vaglio del voto dei presenti e ad essere condivise da tutti.
I fondi poi destinati ai paesi più poveri della Terra per cercare di risolvere la crisi alimentare, circa 20 miliardi di dollari, di grande hanno solo la cifra per esteso, mentre in realtà sono ben al di sotto del minimo richiesto dai paesi stessi coinvolti che era almeno di 5o miliardi di dollari, cifra comunque assolutamente non sufficiente e ridicola di fronte alle cifre destinate invece a salvare banche e multinazionali, principali colpevoli, loro sì, della crisi economica mondiale.
La crisi alimentare poi, sembra sempre più un appoggio mediatico che un problema reale da risolvere.
Da quando il sottoscritto è nato, ormai quasi trent'anni fa, la crisi alimentare della fame nel mondo è argomento di discussione irrisolto, pare che serva come "elemosina pubblica" dei grandi potentati, come battaglia preferita di qualche star della musica o dello sport, come scudo alle critiche del capitalismo quando quest'ultimo lancia un'osso alla miseria per pulirsi la coscienza.
Un capitalismo di squali che oggi copre le sue malefatte e una crisi dilagante sempre più grave, solo grazie al sorriso e al carisma di Barack Obama, vera superstar dell'evento.
Ma quello che invece a mio parere dovrebbe saltare agli occhi e che invece non è stato abbastanza sottolineato è come sia sparito il movimento NoGlobal rispetto al 2001.
Sarà che ci sono diverse concause, come quella di aver voluto "boicottare" le proteste scegliendo il posto disastrato dell'Aquila, sarà che la sinistra in Italia ed in Europa appare un po' in crisi di voti e d'identità, sarà che non vi ho partecipato in prima persona come a Genova, ma l'impressione è che nonostante tutto, la presenza rispetto ad altre occasioni sia stata risibile.
E le manifestazioni "dell'Onda" nelle altre città italiane non bastano a colmare un vuoto di presenze evidente.
Eppure rispetto al 2001 i problemi non sono certo diminuiti, il capitalismo ha gettato tutte le sue maschere, la new economy, le bolle economiche, la globalizzazione, il successo del mercato della rete di internet, delle società dell'informatica della Silicon Valley, dell'esternalizzazione del lavoro, tutto questo oggi è paurosamente crollato, lasciando povertà, morte, devastazione nei mercati.
Le foto delle manifestazioni contro il G8 danno il triste messaggio di un manipolo di coraggiosi contro il sistema, un dito contro una valanga.
La sinistra antagonista assomiglia sempre più all'attivismo di Greenpeace,
Spettacolarizzazione mediatica con dietro ormai nemmeno più un "movimento".
Dov'è finito il "movimento dei movimenti" di cui tutti i leader della sinistra italiana negli anni 2000 si riempivano la bocca?
Quell'orgia di entusiasmo rivoluzionario che riempiva Genova il 21 luglio di ormai 8 anni fa, di trecentomila e più persone?
Dov'è finito il movimento della pace, sicuramente meno pregno di contenuti e sostanza di quello no global, ma comunque enorme e impensabile oggi; che riempiva il Social Forum europeo di Firenze nel 2002?
Poche tracce permangono di questi eventi, come se un ciclone fosse passato in Europa e in occidente a cancellare ogni tentativo, anche moderato, di costruire un'alternativa di sinistra alle socialdemocrazie ormai assuefatte allo stato delle cose esistente, dominato da un capitalismo assodato come unico sistema di governo e scambio economico possibile.
Eppure, come dicevo poco più su, il capitalismo oggi è più in crisi di dieci anni fa, le multinazionali sono percepite come quelle super potenze di stampo lobbistico quali sono in realtà, lo sfruttamento del lavoro, la mancanza di diritti è sotto gli occhi di tutti, l'amministrazione Bush ha coperto il mondo delle sue nefandezze, ma nonostante questo, nessun movimento si è aggregato, nonostante il web, la controinformazione, le varie "bibbie" di settore, fiorite in questi anni, alla No Logo per intenderci.
Ed è un fatto comune a molte delle crisi economiche dall'inizio dell'età industriale ad oggi.
In maniera paradossale, quando il sistema capitalista entra in crisi, le persone, sopratutto degli strati sociali più bassi, spostano il loro voto verso l'astensionismo o verso la destra, anche radicale.
Si rinnova la sempre eterna "guerra tra poveri", quando invece il re, incarnato dalla globalizzazione e dal capitalismo più feroce, si ritrova nudo e sarebbe in questo momento, facile metterne in evidenza i difetti più eclatanti.
Non bastano le teorie sulla ciclicità degli eventi storici, a spiegare l'espansione e contrazione del movimentismo e dei partiti politici di sinistra in questi ultimi cinquanta anni.
Bisogna forse indagare più a fondo e senza volermi addentrare in discussioni filosofico-antropologiche sulla condizione umana, senz'altro dobbiamo prendere atto di come, "l'egemonia culturale" di gramsciana memoria, sia rimasta esclusivamente in mano a pochi intellettuali mentre nella stragrande maggioranza delle persone faccia presa una sub cultura di "massa" tendente all'individualismo e alla competizione tra individui.
Ecco forse spiegato perchè, in periodi come questo, un movimento di milioni di persone si desertifica, siamo tutti troppo impegnati a salvare noi stessi, sacrifichiamo l'altruismo nei confronti di un'istinto di conservazione egoista che ci porta a combattere gli uni contro gli altri.
I media, poi non aiutano, distraggono, emettono sempre la stessa voce del padrone, la voce dello status symbol, delle mode effimere di mondi artificiosi, che non esistono.
Degni di essere rappresentati da un'insieme farlocco di potenti, riuniti sotto una sigla inutile, come quella di G8.
Salvata esclusivamente dal carisma di Obama, scudo modesto, magari pure politico sincero, non dico di no, ma comunque esiguo separè, a coprire una distesa infinita di problemi.
Con un rischio concreto, che l'innovazione intrapresa dal presidente degli Stati Uniti d'America serva solo a coprire il periodo tra la crisi economica in cui il sistema dovrà rigenerarsi e la "restaurazione" del sistema stesso.

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