Dopo nemmeno un giorno e un blocco temporaneo da parte di Facebook (così presumo, visto che per mezza giornata la pagina sul sito non esisteva più), i creatori di Bella Ciao, hanno "potuto", rispondere al sottoscritto.
In uno sproloquio di frasi ridondanti, si sono difesi, accusandomi di dichiarazioni non mie, ribadendo la loro libertà e indipendenza rispetto a ogni partito politico.
Eppure come già appreso da altre fonti, linkate nel mio post precedente, proprio loro hanno detto di avere una certa preferenza verso un politico piuttosto che un altro.
Ma non è questo il punto.
La mia colpa, il motivo per cui, il mio link è stato rimosso e io sono stato bloccato dal poter pubblicare qualsivoglia testo sulla loro pagina; è che all'interno del link stesso ci sarebbe stata una foto del Duce e alcuni commenti offensivi.
Tutto vero.
Il problema è che l'evento del link e i commenti offensivi non sono miei.
L'unico motivo per cui l'evento è stato pubbblicato da me, è perchè al suo interno ci sono documenti, articoli, video e addirittura i contatti della persona che sarebbe (uso il condizionale) stata vittima dell'atto antidemocratico.
Nel pubblicare una cosa del genere, personalmente, il sottoscritto non vede niente di offensivo, anche perchè, chi avesse voluto era libero di leggere l'evento e farsi una propria opinione in merito.
Inoltre i commenti offensivi dietro cui si trincera la decisione della mia esclusione, non erano visibili sulla pagina di "Bella Ciao", essendo all'interno di un link.
Quindi non vi era nulla di offensivo, postato.
Quello che invece molti si sono persi, tra i tanti melensi attestati di stima, per "i portatori della Verità democratica", è il fatto che ancora il sottoscritto, non può dire la sua e se non si fosse attrezzato per farlo in altra maniera non lo avrebbe mai potuto fare.
Mentre loro hanno potuto scrivere (a pro proprio, inventandosi anche alcune cose, la prima che io sarei stato offensivo, falso) sulla loro bacheca ai propri iscritti il motivo della mia "giusta" esclusione.
Perchè?
Non sono sufficientemente intelligenti i lettori della pagina in questione da farsi una propria idea senza nessun filtro?
Inoltre il sottoscritto non è l'unico che è stato bloccato per il medesimo motivo.
Perchè?
Perchè, cari liberi amministratori di Bella Ciao, cancellate i commenti (anche inoffensivi e magari scherzosi) contro un determinato leader politico mentre altri (anche della stessa parte politica del personaggio in questione), li lasciate eccome?
Dite che alcuni commenti, che ripeto, mai hanno infangato la pagina, essendo interni ad un link, sono offensivi, ma alcuni sulla vostra bacheca seppur per la parte politica avversa non sono, quelli sì, veramente offensivi?
Oppure link come:
"Nostronzo (parodia di una celebre marca di tonno) 180 grammi di Fascismo, in olio di ricino" -
o anche - "Letterina per Babbo Natale, per Natale toglimi da coglioni questo stronzone"
- oppure -breve storia politica di Mara Carfagna: Nata a Salerno il 18 dicembre 1975, dopo una prestigiosa carriera da zoccola, Cicciolina docet...
- non sono forse da ritenersi offensivi?
Peccato che certi link mirino agli "avversari politici" e non alla parte politica gradita...
Taccio sui commenti delle persone a certi link, c'è di tutto e di più, altro che offese...mancano solo i messaggi minatori.
Ma quelle offese, evidentemente vanno bene, per gli amministratori di Bella Ciao, giovani virgulti, difensori della Democrazia con la "D" maiuscola e dell'Italia, quella vera, loro, i veri "resistenti"!
E allora cari amici libertari di Bella Ciao, perchè non date anche a me, la possibilità di dire sulla vostra pagina in maniera civile e verificabile, la mia, modesta, opinione?
Attendo, fiducioso la vostra risposta.
domenica 19 dicembre 2010
sabato 18 dicembre 2010
Democrazia? CIAO BELLA.
Il dibattito, riguardo i canali di comunicazione in rete è da sempre assai ampio, tra chi, ritiene che l'utilizzo del sistema informatico, dei social networking e della diffusione massima di informazioni sul W.W.W. sia deleterio e facilmente manipolabile e chi, ne elogia di contro, la grande possibilità comunicativa e di diffusione appunto, impedendo quasi sempre il filtraggio di notizie scomode ai governi o ai centri di potere.
Se vediamo ad esempio il caso del sito di Julian Assange, Wikileaks, non possiamo che essere sedotti da questa seconda ipotesi.
In fondo, che c'è di male nel veder tremare un po' "i potenti" sotto i colpi implacabili di un qualche hacker sconosciuto?
Ne guadagna sicuramente la verità dei fatti e la libertà d'informazione.
Ma questa libertà, (su cui ci sarebbe ampiamente da discutere, in maniera approfondita) alle volte, nasconde pericolosi coni d'ombra e rende paurosamente simile, la partecipazione democratica, al marketing, o peggio alla pubblicità subliminale.
Il caso di cui vi voglio parlare, da queste pagine (non è casuale che anch'io esprima, la mia opinione attraverso il medesimo canale che attacco, ciò rende bene l'idea di questa doppia faccia dell'informazione digitale) è una mia esperienza personale.
Su uno dei maggiori siti di socialnetworking (diciamolo va, c'è pure nella screenshot, Facebook), mi sono imbattuto come tanti di voi, in una pagina, di chiara tendenza politica, ma apartitica, che tra qualche sfottò e vignetta, aveva il merito di offrire numerosi post, e link ad articoli di qualità, offrendo un servizio, devo dire, di buona "controinformazione".
La forza di questo "gruppo" era proprio il connotato si politicizzato, ma apartitico e "democratico" delle notizie e dei contenuti, tanto che, come potete vedere dall'innumerevole (per non dire notevole) numero di "fan", in breve la pagina, sempre aggiornata, con relativo invio di mail ai membri a cadenza quasi giornaliera, ha avuto un enorme successo.
Ho fatto anch'io parte di questa pagina/gruppo per lungo tempo, discutendo e linkando ciò che mi pareva più opportuno, sui principali casi di attualità politica.
Fino a quando, non ho cominciato a criticare un certo politico, che, vista la grande esposizione mediatica di questi ultimi mesi, ha anch'esso, come il gruppo, grande successo.
Le mie critiche in effetti erano molto pesanti, ma mai gratuite e sopratutto vere e inconfutabili, con tanto di fonti consultabili, su cui magari dibattere seppur aspramente, ma comunque in piena libertà d'opinione.
Purtroppo, dopo l'ennesimo link, (vedi qui) il sottoscritto è stato elegantemente bloccato...è rimasto cioè membro del gruppo, salvo, non poter commentare, ne linkare o condividere nessun tipo di file nel "club".
La pagina in questione, ormai l'avrete visto e capito si chiama "Bella Ciao" e dovrebbe ispirarsi (anche dal nome) ai valori di libertà e uguaglianza democratica, figli della Resistenza.
Evidentemente anche alla discussione democratica c'è un limite.
Da qui qualche lecito dubbio...
In fondo, non sarebbe poi la fine del mondo essere "bannati" da una pagina o gruppo di Facebook, se non fosse che questa pagina conta, "solo" 128.640 persone che la seguono e che quindi, come è capitato al sottoscritto ricevono la mailing list della pagina stessa.
Ora, se la tendenza interna al gruppo e alla pagina e cara agli amministratori fosse super partes, andrebbe tutto bene, il problema è che - parole degli amministratori stessi (vedi qui) - c'è in effetti un "debole" politico nei confronti di un leader piuttosto che di un altro.
Se ci fate caso infatti, gli altri partiti, se non proprio oscurati, sono comunque in qualche maniera lasciati ad ampia libertà di critica da parte dei partecipanti.
Non è un caso che quindi, io come altri, che hanno avuto l'ardire di criticare un certo politico e non altri, siano stati bloccati...
In questa maniera purtroppo nascono legittimi dubbi sul lavoro degli amministratori.
Una pagina con 128.000 e più contatti, lo sanno bene i web master, non è certo una cosa che si fa, si mantiene e sopratutto si costruisce attraverso la casualità o nel tempo libero.
Se volete, provateci, aprite un qualsiasi sito, gruppo, blog o altro spazio in rete e guardate con gli appositi strumenti di analisi quante visite avete.
Vedrete dunque che, se siete comuni mortali e non personaggi famosi o persone del mestiere, avere 100.000 contatti è un vero è proprio lavoro a tempo pieno e forse, nemmeno una costante applicazione basta per raggiungere certe "vette".
Crediamo per un attimo alla buona fede, a nessun fine di lucro e ad un incredibile combine di tempo libero+fortuna.
Rimane il potere di condizionare, in maniera strisciante un numero così grande di persone.
Ecco il boomerang della "libertà digitale", ciò che in superficie pare l'unica "verità" ha purtroppo altri risvolti ed ha ben poche possibilità di riscontro e di controreplica.
Sopratutto se sei bloccato!
Se poi la tendenza è esplicitamente a favore di un personaggio politico che di comunicazione ne sa (e no, non è Silvio Berlusconi) eccome (celebre una sua campagna elettorale nel 2005) e che è contornato di varie persone del mestiere, nascono cattivi pensieri.
Qui mi fermo, ovviamente per non diffamare gratuitamente nessuno.
A voi trarre le opportune conclusioni e provare (dato che in molti siete iscritti a quel gruppo/pagina) a chiedere spiegazioni, dato che io non potrò farlo.
Con buona pace della "democrazia digitale" e della libertà d'espressione individuale...
E' proprio il caso di dirlo, democrazia digitale bella...CIAO!
Se vediamo ad esempio il caso del sito di Julian Assange, Wikileaks, non possiamo che essere sedotti da questa seconda ipotesi.
In fondo, che c'è di male nel veder tremare un po' "i potenti" sotto i colpi implacabili di un qualche hacker sconosciuto?
Ne guadagna sicuramente la verità dei fatti e la libertà d'informazione.
Ma questa libertà, (su cui ci sarebbe ampiamente da discutere, in maniera approfondita) alle volte, nasconde pericolosi coni d'ombra e rende paurosamente simile, la partecipazione democratica, al marketing, o peggio alla pubblicità subliminale.
Il caso di cui vi voglio parlare, da queste pagine (non è casuale che anch'io esprima, la mia opinione attraverso il medesimo canale che attacco, ciò rende bene l'idea di questa doppia faccia dell'informazione digitale) è una mia esperienza personale.
Su uno dei maggiori siti di socialnetworking (diciamolo va, c'è pure nella screenshot, Facebook), mi sono imbattuto come tanti di voi, in una pagina, di chiara tendenza politica, ma apartitica, che tra qualche sfottò e vignetta, aveva il merito di offrire numerosi post, e link ad articoli di qualità, offrendo un servizio, devo dire, di buona "controinformazione".
La forza di questo "gruppo" era proprio il connotato si politicizzato, ma apartitico e "democratico" delle notizie e dei contenuti, tanto che, come potete vedere dall'innumerevole (per non dire notevole) numero di "fan", in breve la pagina, sempre aggiornata, con relativo invio di mail ai membri a cadenza quasi giornaliera, ha avuto un enorme successo.
Ho fatto anch'io parte di questa pagina/gruppo per lungo tempo, discutendo e linkando ciò che mi pareva più opportuno, sui principali casi di attualità politica.
Fino a quando, non ho cominciato a criticare un certo politico, che, vista la grande esposizione mediatica di questi ultimi mesi, ha anch'esso, come il gruppo, grande successo.
Le mie critiche in effetti erano molto pesanti, ma mai gratuite e sopratutto vere e inconfutabili, con tanto di fonti consultabili, su cui magari dibattere seppur aspramente, ma comunque in piena libertà d'opinione.
Purtroppo, dopo l'ennesimo link, (vedi qui) il sottoscritto è stato elegantemente bloccato...è rimasto cioè membro del gruppo, salvo, non poter commentare, ne linkare o condividere nessun tipo di file nel "club".
La pagina in questione, ormai l'avrete visto e capito si chiama "Bella Ciao" e dovrebbe ispirarsi (anche dal nome) ai valori di libertà e uguaglianza democratica, figli della Resistenza.
Evidentemente anche alla discussione democratica c'è un limite.
Da qui qualche lecito dubbio...
In fondo, non sarebbe poi la fine del mondo essere "bannati" da una pagina o gruppo di Facebook, se non fosse che questa pagina conta, "solo" 128.640 persone che la seguono e che quindi, come è capitato al sottoscritto ricevono la mailing list della pagina stessa.
Ora, se la tendenza interna al gruppo e alla pagina e cara agli amministratori fosse super partes, andrebbe tutto bene, il problema è che - parole degli amministratori stessi (vedi qui) - c'è in effetti un "debole" politico nei confronti di un leader piuttosto che di un altro.
Se ci fate caso infatti, gli altri partiti, se non proprio oscurati, sono comunque in qualche maniera lasciati ad ampia libertà di critica da parte dei partecipanti.
Non è un caso che quindi, io come altri, che hanno avuto l'ardire di criticare un certo politico e non altri, siano stati bloccati...
In questa maniera purtroppo nascono legittimi dubbi sul lavoro degli amministratori.
Una pagina con 128.000 e più contatti, lo sanno bene i web master, non è certo una cosa che si fa, si mantiene e sopratutto si costruisce attraverso la casualità o nel tempo libero.
Se volete, provateci, aprite un qualsiasi sito, gruppo, blog o altro spazio in rete e guardate con gli appositi strumenti di analisi quante visite avete.
Vedrete dunque che, se siete comuni mortali e non personaggi famosi o persone del mestiere, avere 100.000 contatti è un vero è proprio lavoro a tempo pieno e forse, nemmeno una costante applicazione basta per raggiungere certe "vette".
Crediamo per un attimo alla buona fede, a nessun fine di lucro e ad un incredibile combine di tempo libero+fortuna.
Rimane il potere di condizionare, in maniera strisciante un numero così grande di persone.
Ecco il boomerang della "libertà digitale", ciò che in superficie pare l'unica "verità" ha purtroppo altri risvolti ed ha ben poche possibilità di riscontro e di controreplica.
Sopratutto se sei bloccato!
Se poi la tendenza è esplicitamente a favore di un personaggio politico che di comunicazione ne sa (e no, non è Silvio Berlusconi) eccome (celebre una sua campagna elettorale nel 2005) e che è contornato di varie persone del mestiere, nascono cattivi pensieri.
Qui mi fermo, ovviamente per non diffamare gratuitamente nessuno.
A voi trarre le opportune conclusioni e provare (dato che in molti siete iscritti a quel gruppo/pagina) a chiedere spiegazioni, dato che io non potrò farlo.
Con buona pace della "democrazia digitale" e della libertà d'espressione individuale...
E' proprio il caso di dirlo, democrazia digitale bella...CIAO!
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venerdì 17 dicembre 2010
Tutti hanno bisogno di Silvio Berlusconi.
Ebbene, seppur per un pelo (e mi astengo dal fare facili e scurrili battute) il premier ce l'ha fatta.
Con buona pace delle fibrillazioni degli ex alleati e dell'opposizione parlamentare.
Ma aldilà dei numeri, risicati, che ci riconsegnano ancora un Berlusconi, se non in forma, almeno più vitale, quello che si nota, ancora una volta, è che l'unico vero protagonista della politica italiana è uno solo, lui.
Tutti in questo paese dipendono da Berlusconi e non solo perchè molti sono proprio "suoi dipendenti", ma proprio perchè tanti, senza di lui, non esisterebbero.
Pensate a cosa sarebbe l'arco parlamentare senza mister B. ad esempio.
Tralasciando ovviamente i "fedelissimi" del PDL, lautamente pagati; anche all'opposizione, non si starebbe meglio senza l'ometto di Arcore.
Pensate ora al PD, un partito che, in caduta libera nei sondaggi, con una miriade di correnti e spifferi e ormai palesemente diviso al suo interno - come si vede anche dalle ultime primarie del centrosinistra a Trieste, dove il partito rischia la disfatta addirittura nei confronti del candidato della Federazione della Sinistra - in preda all'emorragia di voti, cosa farebbe se perdesse anche il suo unico e vero collante, l'arcinemico Berlusconi?
Oppure, contro chi urlerebbe il bravo Tonino Di Pietro (nemmeno lui esente dalla sindrome del berlusconismo, visto i due transfughi dell'IDV) senza il pluri-indagato Silvio?
E il Fini, leader, di una "destra moderna", di "stampo europeo", reggerà alla prematura rottura di una luna di miele conclusasi dopo 15 anni? Ma sopratutto, riusciranno a vederlo credibile gli elettori del centro-destra, dopo le accuse di "tradimento" che gli rimbalzano addosso dai giornali e i canali mediatici in mano al Cavaliere?
O anche Casini, leader "dell'Italia di mezzo", l'Italia che non si espone mai, senza un guado in cui stare a metà, che posizione sarebbe costretto a prendere?
La sensazione è che alla caduta di Berlusconi, che prima o poi, anche solo anagraficamente per forza di cose dovrà accadere, il risveglio - di quella tanta parte dell'Italia che per venti anni non ha potuto fare volente o nolente a meno di lui - sarà brusco.
In un paese in cui, l'unico sgambetto al premier viene addirittura dalla sua stessa parte politica, dopo un biennio di opposizione inesistente o peggio complice, senza Berlusconi tutti sarebbero costretti a fare per una volta ciò che non fanno da anni, ovvero, politica.
Allora cadrebbero tutti i veli, che nascondono i vari "Re Mida" della politica italiana e si scoprirebbe che nella dissoluzione della sinistra, c'è un sovraffollamento di forze centriste, destrorse e moderate a contendersi il risultato elettorale.
Con buona pace dell'elettorato della sinistra che, in questo deserto rappresentativo si astiene dal votare o si dibatte nell'ansiosa ricerca dell'illusoria figura di un leader carismatico, da scoprire attraverso il sistema ambiguo, solo apparentemente democratico, delle primarie.
La situazione politica odierna insomma è indissolubile da Silvio Berlusconi.
Pensiamo solo alla sua nemesi politica, Antonio Di Pietro; uomo di destra, che ha fatto dell'opposizione a Berlusconi la sua principale proposta programmatica, in caso di dipartita dalla scena dell'avversario, il suo bacino di voti, in gran parte figlio dello scontento dell'elettorato del centro sinistra, sarebbe messo a dura prova.
Si scoprirebbe dunque che il leader dell'Italia dei Valori, ha posizioni molto diverse in ambito lavoro, rispetto a ciò che canonicamente ci si aspetterebbe da un rappresentante dell'opposizione, non in contrasto ad una personalità come Berlusconi che non è sicuramente un difensore delle classi subalterne.
Su certi temi infatti, del mercato del lavoro e della sua regolamentazione ad esempio, si assiste ad una pesante sovrapposizione di idee da destra a sinistra, tanto che quasi tutti i politici di spicco, si affannano nel rincorrere le posizioni "responsabili" (leggi, nessuna regola, nessun diritto con la scusa della "crisi") dei vari "guru" dell'industria, del "made in Italy" e della "bella Italia", come Montezemolo o l'Ad di FIAT, Marchionne.
Addirittura si colma, in questo momento così drammatico per chi vive nel mondo reale, la distanza che da sempre c'era tra piattaforma sindacale e imprenditoria, se anche un segretario nazionale come Bonanni, segretario CISL, trova il tempo di scrivere un libro, con tanto di presentazione di chi?
Di Emma Marcegaglia, presidentessa di Confindustria.
Quello che invece non si ferma, è il disagio, per un'ondata repressiva senza precedenti dopo gli "anni di piombo" (in un deja vu del governo Tambroni), che investe i "contestatori", i precari della scuola, del lavoro, gli immigrati, tutte categorie unite dal filo invisibile della difesa dei propri diritti.
Si ricorre a vecchi metodi repressivi, si strumentalizza la manifestazione pacifica con i soliti metodi dell'infiltraggio, si stigmatizza poi la violenza degli "estremisti".
Pure il "chierico" Saviano, si diletta a scrivere ai ragazzi della manifestazione di Roma (del 14 dicembre scorso ndr), con toni "pasoliniani" (con le dovute proporzioni, d'intuito e intelligenza) senza aggiungere nulla di nuovo, senza domandarsi perchè - lui fine intellettuale - si tenda quando si commentano fatti del genere, sempre a focalizzarsi, su uno sparuto gruppo di ingenui che sono caduti nella solita trappola della "violenza pilotata", piuttosto che metterne in evidenza il mandante; uno Stato, che spesso nella storia del nostro paese si è rivelato antidemocratico, clericale e repressivo e autoconservativo delle proprie "elite" politicamente trasversali.
Acquietarsi alla corrente del buon senso, alle volte non si può, pena la perdita di contatto con la realtà che è appunto ciò che è successo ai partiti e ai leaders del "centro-sinistra".
Con i risultati che tutti bene conosciamo.
Uno dei motivi per cui, tanti leader politici - senza una direzione chiara verso cui muoversi e con l'incognita delle elezioni anticipate - alla riconferma del Cavaliere sullo scranno più alto di Montecitorio, avranno, ne sono sicuro, tirato un sospiro di sollievo.
Con buona pace delle fibrillazioni degli ex alleati e dell'opposizione parlamentare.
Ma aldilà dei numeri, risicati, che ci riconsegnano ancora un Berlusconi, se non in forma, almeno più vitale, quello che si nota, ancora una volta, è che l'unico vero protagonista della politica italiana è uno solo, lui.
Tutti in questo paese dipendono da Berlusconi e non solo perchè molti sono proprio "suoi dipendenti", ma proprio perchè tanti, senza di lui, non esisterebbero.
Pensate a cosa sarebbe l'arco parlamentare senza mister B. ad esempio.
Tralasciando ovviamente i "fedelissimi" del PDL, lautamente pagati; anche all'opposizione, non si starebbe meglio senza l'ometto di Arcore.
Pensate ora al PD, un partito che, in caduta libera nei sondaggi, con una miriade di correnti e spifferi e ormai palesemente diviso al suo interno - come si vede anche dalle ultime primarie del centrosinistra a Trieste, dove il partito rischia la disfatta addirittura nei confronti del candidato della Federazione della Sinistra - in preda all'emorragia di voti, cosa farebbe se perdesse anche il suo unico e vero collante, l'arcinemico Berlusconi?
Oppure, contro chi urlerebbe il bravo Tonino Di Pietro (nemmeno lui esente dalla sindrome del berlusconismo, visto i due transfughi dell'IDV) senza il pluri-indagato Silvio?
E il Fini, leader, di una "destra moderna", di "stampo europeo", reggerà alla prematura rottura di una luna di miele conclusasi dopo 15 anni? Ma sopratutto, riusciranno a vederlo credibile gli elettori del centro-destra, dopo le accuse di "tradimento" che gli rimbalzano addosso dai giornali e i canali mediatici in mano al Cavaliere?
O anche Casini, leader "dell'Italia di mezzo", l'Italia che non si espone mai, senza un guado in cui stare a metà, che posizione sarebbe costretto a prendere?
La sensazione è che alla caduta di Berlusconi, che prima o poi, anche solo anagraficamente per forza di cose dovrà accadere, il risveglio - di quella tanta parte dell'Italia che per venti anni non ha potuto fare volente o nolente a meno di lui - sarà brusco.
In un paese in cui, l'unico sgambetto al premier viene addirittura dalla sua stessa parte politica, dopo un biennio di opposizione inesistente o peggio complice, senza Berlusconi tutti sarebbero costretti a fare per una volta ciò che non fanno da anni, ovvero, politica.
Allora cadrebbero tutti i veli, che nascondono i vari "Re Mida" della politica italiana e si scoprirebbe che nella dissoluzione della sinistra, c'è un sovraffollamento di forze centriste, destrorse e moderate a contendersi il risultato elettorale.
Con buona pace dell'elettorato della sinistra che, in questo deserto rappresentativo si astiene dal votare o si dibatte nell'ansiosa ricerca dell'illusoria figura di un leader carismatico, da scoprire attraverso il sistema ambiguo, solo apparentemente democratico, delle primarie.
La situazione politica odierna insomma è indissolubile da Silvio Berlusconi.
Pensiamo solo alla sua nemesi politica, Antonio Di Pietro; uomo di destra, che ha fatto dell'opposizione a Berlusconi la sua principale proposta programmatica, in caso di dipartita dalla scena dell'avversario, il suo bacino di voti, in gran parte figlio dello scontento dell'elettorato del centro sinistra, sarebbe messo a dura prova.
Si scoprirebbe dunque che il leader dell'Italia dei Valori, ha posizioni molto diverse in ambito lavoro, rispetto a ciò che canonicamente ci si aspetterebbe da un rappresentante dell'opposizione, non in contrasto ad una personalità come Berlusconi che non è sicuramente un difensore delle classi subalterne.
Su certi temi infatti, del mercato del lavoro e della sua regolamentazione ad esempio, si assiste ad una pesante sovrapposizione di idee da destra a sinistra, tanto che quasi tutti i politici di spicco, si affannano nel rincorrere le posizioni "responsabili" (leggi, nessuna regola, nessun diritto con la scusa della "crisi") dei vari "guru" dell'industria, del "made in Italy" e della "bella Italia", come Montezemolo o l'Ad di FIAT, Marchionne.
Addirittura si colma, in questo momento così drammatico per chi vive nel mondo reale, la distanza che da sempre c'era tra piattaforma sindacale e imprenditoria, se anche un segretario nazionale come Bonanni, segretario CISL, trova il tempo di scrivere un libro, con tanto di presentazione di chi?
Di Emma Marcegaglia, presidentessa di Confindustria.
Quello che invece non si ferma, è il disagio, per un'ondata repressiva senza precedenti dopo gli "anni di piombo" (in un deja vu del governo Tambroni), che investe i "contestatori", i precari della scuola, del lavoro, gli immigrati, tutte categorie unite dal filo invisibile della difesa dei propri diritti.
Si ricorre a vecchi metodi repressivi, si strumentalizza la manifestazione pacifica con i soliti metodi dell'infiltraggio, si stigmatizza poi la violenza degli "estremisti".
Pure il "chierico" Saviano, si diletta a scrivere ai ragazzi della manifestazione di Roma (del 14 dicembre scorso ndr), con toni "pasoliniani" (con le dovute proporzioni, d'intuito e intelligenza) senza aggiungere nulla di nuovo, senza domandarsi perchè - lui fine intellettuale - si tenda quando si commentano fatti del genere, sempre a focalizzarsi, su uno sparuto gruppo di ingenui che sono caduti nella solita trappola della "violenza pilotata", piuttosto che metterne in evidenza il mandante; uno Stato, che spesso nella storia del nostro paese si è rivelato antidemocratico, clericale e repressivo e autoconservativo delle proprie "elite" politicamente trasversali.
Acquietarsi alla corrente del buon senso, alle volte non si può, pena la perdita di contatto con la realtà che è appunto ciò che è successo ai partiti e ai leaders del "centro-sinistra".
Con i risultati che tutti bene conosciamo.
Uno dei motivi per cui, tanti leader politici - senza una direzione chiara verso cui muoversi e con l'incognita delle elezioni anticipate - alla riconferma del Cavaliere sullo scranno più alto di Montecitorio, avranno, ne sono sicuro, tirato un sospiro di sollievo.
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