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lunedì 20 settembre 2010

Se Veltroni aiuta Berlusconi. Storie di un PD in crisi.

Ci risiamo.
Sembra un segno del destino, un legame astrale dei più potenti, una costante del fato, quando il primo è in difficoltà, il secondo, arriva in aiuto.
Questa volta Walter Veltroni, l'ha fatta davvero grossa.
Non contento di aver riabilitato "l'avversario", Berlusconi, già in tempi sospetti, causando la indiretta caduta del governo Prodi 2, dove si "premurò" di colloquiare - con una avversario emarginato e accerchiato dalle critiche dei suoi ex alleati (Casini e Fini) - di legge elettorale, riesumandolo da una precoce sconfitta; fino al disastro della caduta di governo, avvenuta anche grazie ad una stupida accellerazione sulla nascita del Partito Democratico; oggi il nostro affezionatissimo Walter, lancia un altro appiglio al traballante Cavaliere di Arcore.
Se infatti, non si placano le voci su un rimpasto della maggioranza, su elezioni anticipate nel Pdl, tra un colpo basso e l'altro, in un teatrino in cui da mesi sono protagonisti Fini, Berlusconi e i giornali di quest'ultimo, nel centro-sinistra, le cose non vanno certo meglio.
Proprio il fondatore del PD stesso, il suo più convinto estimatore, pare oggi, intenzionato a creare una frattura politica che sarà difficile da rimarginare e che pare frutto delle solite lotte intestine tra correnti del partito.
L'elezione a segretario di Bersani, si sa, non è stata vista di buon occhio da Veltroni, perchè quest'ultimo è visto (non a torto) come delfino di D'Alema che in un primo momento era rimasto ai margini del partito, causa scandalo intercettazioni e ora è tornato, seppur indirettamente, a riprenderselo.
L'empasse politico del PD è stato scosso in questi mesi proprio da Berlusconi stesso, che sembra aver nuovemente messo in subbuglio uno scenario politico apparentemente piatto per il PD fino al 2013.
Il rischio di elezioni anticipate infatti, ha stravolto i piani della dirigenza Democratica, causando una serie di proposte una in contrasto con l'altra, riguardo la soluzione politica da adottare come "tattica" nel caso di elezioni a marzo.
La concorrenza esterna di Vendola, la corsa al sistema "ultrademocratico" delle primarie di coalizione (o di partito?) e la proposta antitetica di un "Nuovo Ulivo" dello stesso Bersani, esteso anche alla sinistra radicale, per riformare la legge elettorale, ha causato più di un problema e più di una posizione interna la partito.
Veltroni, come in passato aveva già fatto Rutelli, non è da meno, ma il colpo è di quelli duri, a tal punto, che è lecito chiedersi dove miri esattamente Veltroni stesso, tanto è vicino il limite dell'autolesione.
La proposta dell'ex segretario infatti, nasce dalle firme di una settantina di fedelissimi che si sono aggregati intorno ad esso nel tentativo di creare un nuovo "gruppo" in parlamento.
Dopo i "Finiani", avremo anche uno spazio per i "Veltroniani" nell'arco parlamentare dunque?
Pare sempre più probabile, nonostante gli appelli accorati di rinunciare a tale eventualità, dalle pagine dei giornali, di alcuni dei leaders del PD, da D'Alema su l'Unità a Letta, ieri su, Repubblica.
Oggi Veltroni risponde e rimanda al mittente, proprio dallo stesso giornale, le accuse nei suoi confronti, affermando, che all'interno del documento, "non vi è un solo attacco al nuovo segretario" e quindi non c'è nessun intento distruttivo.
Nel documento si legge come, la fase bipolare e bipartitica della politica italiana non sia la principale causa del consenso del centro-destra e di come, si debba insistere su questo punto e su questa strategia al contrario per esempio, di soluzioni diverse (larghe alleanze) paventate da Bersani.
Eppure, il nuovo "Movimento" di Veltroni, appoggiato tra l'altro da Fioroni e Gentiloni, suscita più di un dubbio e già si aprono scenari che alcune delle lingue più velenose, interne al PD, vedono il documento come un excamotage una ricerca ad una candidatura per le primarie.
Primarie che nonostante i programmi, aleggiano da tempo sul PD e su una coalizione che non esiste ancora, il primo ad invocarle fu in estate Vendola, seguito a ruota da Chiamparino.
Quello che è certo è che non dovrebbero (almeno da statuto) esserci primarie interne al PD, dato che di norma, l'unico candidato, sarebbe obbligatoriamente (per il PD) Bersani.
Ecco che qui nascono i problemi.
Bersani non rappresenta ampiamente tutto il partito e moti tumultuosi tra diverse fazioni, lo confermano, impietosamente.
Intanto, manca quello che sarebbe in questo momento fondamentale nell'affrontare questa fase politica, un progetto serio di contrasto a Berlusconi, che nonostante le difficoltà, galleggia ancora sui propri avversari.
Veltroni stesso denuncia questa "falla" di programmi ed idee, i sondaggi (per quel che servono) danno in caduta libera il PD e raffrontati al 2008, il Partito Democratico scende ad un preoccupante 24% di consensi.
Concetto rimarcato proprio nel documento dei "Veltroniani".
Quel che è sicuro però, è che sarà molto difficile, che una base militante sempre più scorata e delusa, veda, in questo nuovo "scarto" di Veltroni, una linfa nuova per il partito.
La sensazione, spiacevole, porta a pensare che invece tra la base, questa scelta, sarà vissuta come l'ennesimo autogol dell'ex sindaco di Roma, un aiuto indiretto di cui, Silvio Berlusconi non avrebbe bisogno.

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