
Mettiamo subito una cosa in chiaro, chi scrive è da sempre un militante di
Rifondazione, l'ha votata e continuerà a farlo alle europee di giugno, così come al congresso della "resa dei conti" del luglio 2008 ha votato la mozione
Ferrero.
Nessun dubbio sul mio personale pensiero, proprio perchè voglio essere il più chiaro possibile.
Se per anni ho ritenuto (e lo ritengo, ahimè, ancora)
Bertinotti, una delle più grandi "menti" della sinistra italiana, aldilà dei puerili sbeffeggi riguardo certe sue prese di posizione (una su tutte la "caduta" del primo governo Prodi), trovo sconcertante il discorso del vecchio "padre padrone" di
Rifondazione Comunista riguardo la "tabula rasa" della sinistra extraparlamentare.
Trovo che le dichiarazioni di questi giorni su alcuni giornali (a cui il segretario attuale, Ferrero ha poi risposto oggi su Liberazione) in occasione della presentazione del suo nuovo libro (
"Devi augurarti che la strada sia lunga", ndr) siano del tutto fuori luogo e denuncino il più grande limite di
Bertinotti, mettendolo a nudo, ovvero che egli sia di fatto un
"leader autoreferenziale", miope nel riconoscere i suoi stessi errori e quelli di una
ex classe dirigente di delfini e figliocci suoi, che fino a qualche mese fa decideva le sorti di Rifondazione dalle poltrone più prestigiose.
Dire che "tanto peggio, tanto meglio", riferendosi ad una possibile scomparsa di tutte le piccole forze della sinistra italiana anche dal parlamento europeo, sa tanto di
"muoia Sansone e con esso tutti i Filistei".
Peccato che il Sansone della sinistra italiana oltre il progetto moderato del PD, fosse proprio lui.
Non va certamente dimenticato come alcune decisioni abbiano messo
Rifondazione all'angolo e se prima il sostegno (invero, a mio avviso obbligato) al
secondo governo Prodi aveva
scontentato buona parte della base più radicale del partito, l'elezione di un
segretario a gettone come
Giordano e la nascita dall'alto della
Sinistra l'Arcobaleno poi, avevano definitivamente dato il colpo di grazia al partito.
Colui che oggi protesta, e accusa la sua ex creatura di essere "vetero comunista", è lo stesso che mesi addietro, con
decisioni antidemocratiche (chi ha deciso di creare SA? I militanti, la base? O certi dirigenti di partito?) e assai discutibili ha di fatto, costretto il partito a ripartire dall'unica cosa che ancora rimaneva intatta, il suo simbolo, la sua
identità d'alternativa radicale.Anche perchè, ad oggi, tentare nuovi esperimenti politici all'insegna dell'apertura sembra assai rischioso, e purtroppo l'unica strategia che pare essere possibile è quella dell
'autoconservazione, in attesa di tempi migliori.
Inoltre, nel panorama popolato da
i nani della sinistra extraparlamentare, ogni nuovo progetto, vedi
Sinistra e Libertà, non può che apparire all'elettorato come l'ennesimo fastidioso
cartello elettorale, privo di contenuti veri, ingabbiato dalla situazione paradossale dell'
unità a sinistra a partire però da
scissioni,
frazionamenti,
veleni e intrighi di potere.
Eppure oltre il
PD , nella devastazione delle idee e dei programmi, oltre il
calderone del bipartitismo e dell'
antipolitica, ci sarebbero praterie enormi.
Il principale errore di
Fausto Bertinotti è stato quello di
intravedere questi spazi, di cavalcarne i movimenti ma di non riuscire a convogliarli in un'unica spinta coesa.
Perdendo di vista l'unica maniera possibile di farlo, ovvero quello della
partecipazione, della costruzione della
politica dal basso, oltre i normali
meccanismi dei partiti politici di vecchio stampo.
Nel
2001 Rifondazione era l'avanguardia vera di un
processo politico, partito da Seattle e legato ai movimenti, che in altri paesi, vedi l'america latina, ha portato anche a casi clamorosi di successo, senza moderatismi, in maniera anche molto radicale e sopratutto a esperienze di governo.
Quello che Bertinotti rivendica e contemporaneamente in Rifondazione non vede, è questa spinta verso il "nuovo", verso la nuova politica.
Paradossale.
Proprio lui che questa spinta l'ha di fatto stoppata, fermata sul nascere.
Non basta proclamarsi
altromondisti per essere "nuovi", se poi si mantengono gli stessi
"vecchi metodi stalinisti" comuni al
PCI (stessi metodi rimasti anche all'interno del
PD) per creare questi "nuovi" soggetti.
La Sinistra l'Arcobaleno era solo un penoso tentativo di cartello elettorale così come oggi lo è Sinistra e Libertà.
Così come lo sono appunto certe dichiarazioni dell'ex
"lider maximo", che nonostante non prenda chiaramente posizione, dice che poi voterà per
Musacchio alle europee e quindi per
Sinistra e Libertà, di conseguenza.
Insomma il vecchio re è nudo.
E dal suo
esilio dorato, tra cachemire, poltrone e vitalizi statali vita natural durante, il vecchio padre da l'assenso ai vuoti progetti dei suoi eredi.
Peccato che oltre a se stesso,
Bertinotti col suo modo di fare, non abbia creato nulla al di fuori della
presenza ingombrante del suo carisma, se non un gruppo vuoto che è l'espressione stessa dei vizi del loro creatore,
delfini appunto, che senza di lui sono niente.
Fortunantamente non è successo così anche per il "suo" ex partito, ancora in possesso
almeno della storia delle lotte della sinistra italiana, ultimo
baluardo d'immagine e si spera in futuro anche di contenuti, in quel
deserto che è la sinistra in Italia.E che lo stesso
Bertinotti per colpa del suo enorme ego, ha contribuito a creare.