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giovedì 24 febbraio 2011

Caro Nichi, perchè ignori la sinistra? di A.Burgio


di Alberto Burgio su il manifesto – 22 febbraio 2011
"Come siamo messi a sinistra? Siamo messi male. Non è una novità, certo. Ma, visto che le cose precipitano e ci potremmo trovare in campagna elettorale dall’oggi al domani, vale la pena di dirsi le cose come stanno, senza troppa diplomazia.
Sul manifesto si sono susseguiti in questi mesi gli appelli all’unità delle forze di alternativa. Appelli dettati dalla ragionevolezza e dalla responsabilità, non dall’ingenuità. A nessuno sfuggono le difficoltà del mettere insieme gli spezzoni di una sinistra andata in frantumi. Se si sostiene che, ciò nonostante, ci si dovrebbe sforzare di trasmettere al “popolo della sinistra” un senso di condivisione e di reciproco ascolto, è perché si ritiene che lo spettacolo delle divisioni (per non dire del settarismo e della litigiosità) rischia di respingere potenziali elettori (l’astensionismo è oggi il secondo partito italiano e recluta anche a sinistra) giocando a favore delle forze moderate.
Tutti questi appelli – nessuno escluso – sono sin qui caduti nel vuoto. Chi li ha lanciati ha svolto il frustrante ruolo della voce che urla in un deserto. La cosa appare particolarmente incresciosa adesso, alla luce delle ultime evoluzioni dello scenario politico. Sembra che alle elezioni si presenteranno tre poli. Con la destra berlusconiana e leghista competeranno un centro moderato a dominante destrorsa (Fli, Udc, Api, Mpa) e un centrosinistra a dominante moderata (Pd, Idv, Psi, Sel, Fds, Partito radicale, Verdi). La tripartizione della rappresentanza è un salutare congedo dal bipolarismo che ha prodotto guasti giganteschi negli oltre quindici anni della cosiddetta Seconda Repubblica. Ma la somma algebrica tra i partiti resta favorevole alle forze moderate. C’è da augurarsi che la prossima maggioranza nasca dalla convergenza tra centro e centrosinistra. Ma anche in questa eventualità si tratterà comunque di un governo assai più conservatore di quelli guidati da Romano Prodi (il che è tutto dire). In questa situazione davvero poco entusiasmante (dimostrazione che le condizioni sfavorevoli tendono a riprodursi e che assai raramente si verificano rimbalzi spontanei) chi si augura che il Paese volti pagina e cominci un nuovo cammino auspica che la sinistra aumenti quanto possibile il proprio peso relativo, e questo difficilmente potrebbe accadere qualora andassero dispersi consensi potenzialmente diretti verso Sel o verso la Fds.
Questa è la ratio degli appelli unitari susseguitisi con scarso successo su queste pagine. Ma a questo punto è giusto dire con chiarezza che le responsabilità dell’indifferenza che essi hanno sin qui incontrato non si ripartiscono in parti uguali tra i destinatari. La responsabilità è anche in questo caso proporzionale alla forza. È quindi in primo luogo su Nichi Vendola che incombe, se non altro, l’onere di chiarire il proprio pensiero in tema di unità della sinistra. Ciò, peraltro, lo aiuterebbe a definire con maggior nettezza e coerenza la linea strategica di Sel, evitando gli eccessi tattici che in questi giorni lo hanno portato ad avanzare proposte poco opportune.
Non stupisce che il meritato e travolgente successo della sua figura possa indurre Vendola in tentazione. Ma la troppa spregiudicatezza sul terreno della politica politicante è cattiva consigliera. E le sirene dell’autosufficienza non dovrebbero sedurre un politico navigato, consapevole della volatilità e dell’ambivalenza di un consenso raccolto in una società atomizzata e post-democratica (queste cose non valgono solo per la destra), pervasa (anche a sinistra) dalla subcultura del leaderismo carismatico.
Sta di fatto che l’ostentato silenzio di Vendola per ciò che riguarda le altre forze della sinistra – a cominciare da quella Fds che comprende un partito da lui stesso fondato – rischia di apparire agli occhi di tanti un’incomprensibile manifestazione di chiusura, se non di ostilità. E rischia di alienargli molte simpatie, tanto più che sulle persistenti divisioni a sinistra potrebbero far leva altri partiti (a cominciare dal Pd) giocando l’una contro l’altra le forze di alternativa e sfruttando a danno di tutte il noto meccanismo del «voto utile». Sarebbe davvero un peccato che anche questa speranza di un nuovo inizio venga ostacolata da comportamenti che poco sembrano avere a che fare con la «buona politica» che Vendola con forza invoca."


Il mio commento personale, è che  - oltre al sempre ottimo Burgio - non si può che condividere gran parte della sostanza dell'articolo.
Gli ultimi scivoloni verbali di Nichi (che meritano una riflessione, a presto un articolo su InControcorrente), possibilista verso addirittura il polo dei "finiani", con poi il successivo investimento a premier di Rosy Bindi (quanto c'è di vero e quanto di tattica?) hanno infatti creato più di un'inquietudine a sinistra.
I commenti pieni di perplessità per questa operazione, di Alfonso Gianni (su Liberazione), di Rinaldini, di Ferrero o anche di indignazione (sacrosanta) dei coniugi Guliano e Heidi Giuliani (genitori di Carlo Giuliani, per non confondersi), sono un buon metro di misura per capire come sia netto il dissenso di larghissima parte della sinistra alternativa.
Il problema è che, personalmente ritengo impossibile quanto auspica giustamente, Burgio.
Vendola non calcola minimamente chi è alla sua sinistra, ne tantomeno può permettersi di fare a meno del PD.
A presto un commento approfondito.

InControcorrente

mercoledì 16 febbraio 2011

La Caduta? Berlusconi e l'Italia a"nudo".

Pare proprio che lo processeranno.
In un finale cinematografico, che ricorda un po' le vicende di Al Capone, anche lui "incastrato" per motivi più "futili" di ciò che gli sarebbe dovuto essere stato imputato, Silvio Berlusconi, pare davvero al capolinea.
I reati imputati, le accuse di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile in merito al caso "Ruby", sono infatti passibili di giudizio con rito immediato.
Che sia dunque la fine?
Il resto dell'arco parlamentare, oltre il Pdl, si leva in un'onda di polemiche, assai prevedibili, tra dichiarazioni che sembrano ormai, una sorta di disco rotto, viste le molteplici occasioni avute in questi anni per commentare una sorta di "deja-vu" politico, che si è più volte ripetuto.
Un Berlusconi così in difficoltà però, francamente, non si era mai visto.
Tanto che, anche i fedelissimi, o anche gli alleati (vedi Lega), non sono più così sicuri del sostegno alla sua figura istituzionale, ma anzi, oltre le solite frasi di circostanza, di fiducia e garantismo nei confronti del premier, si ha la sensazione, che ci possa essere un massiccio riposizionamento nell'arco politico.
Persi i"finiani", da poco fondatori di Futuro e Libertà, anche la Lega pare guardarsi attorno, più che altro, per l'imbarazzo di dover sostenere, sempre più sola, un personaggio impresentabile, alla propria base, da sempre intransigente.
Se da un lato a destra, si aprono scenari incredibili, a sinistra, pardon, nel centro-sinistra, c'è una certa fibrillazione, dovuta non tanto all'emozione di vedere il nemico di sempre collassare, ma invece perchè, in caso di un prematuro giudizio del premier, tutti i veli, cadrebbero a terra.
Le ambiguità, sempre messe in secondo piano, grazie alla "extrema ratio" dell'unità tra diversi, contro "l'arcinemico", vengono, dunque a dissolversi.
Il Pd, la giustizialista IdV, ma anche il leader di SeL Vendola, sono ora alle scelte decisive.
Come si posizioneranno in un'eventuale "dipartita" di Berlusconi?
Ci sarà l'esigenza di costruire le nuove "sante alleanze" su programmi chiari e non più contro qualcuno.
Difficile che ciò accada in tempi brevi e nel caso di elezioni anticipate,  si attendono dei veri e propri stravolgimenti giornalieri, tra indiscrezioni di vario tipo, seduzioni "centriste" per il Pd, aperture possibiliste a larghe intese per Vendola, silenzio per l'Idv, quasi orfana ormai, del nemico di sempre.
Se Berlusconi cadrà, lascerà un paese, che come più volte ho detto, non può più fare a meno di lui.
Il "berlusconismo", ben visibile, non solo, nel "leaderismo" politico dei partiti-personali, di questa ultima coda della "seconda Repubblica", si allarga anche alla società italiana tutta, permeata di quella "cultura dell'immagine" ormai inscindibile dai costumi degli italiani.
Sorge il dubbio quindi, del fatto che, debellata la radice del "male", gli "anticorpi" della società italiana siano oggi insufficienti per debellare la totalità del "male" stesso, ormai esteso, come un cancro, a tanta parte del corpo delle istituzioni italiane.
Berlusconi che anche Nichi Vendola, riesce comunque a vedere come "l'uomo nuovo della politica italiana negli anni post Tangentopoli", ha superato, forse inconsapevolmente se stesso, ha creato le premesse per un disegno reazionario più grande della sua figura stessa.
Nell'Italia in cui, c'è una situazione di estrema difficoltà economica e sociale, Berlusconi, ha eluso il conflitto, ha creato il consenso "fasullo" attraverso i media, ha introdotto una sub cultura (qualcuno l'avrebbe chiamata "rivoluzione passiva") che sì è sostituita agli ultimi baluardi che permanevano innestati nell'anima della costituente post bellica.
Berlusconi - e non sono un caso i suoi legami con la massoneria di Propaganda 2 - ha "rivoluzionato" il panorama politico italiano, cambiando tutto, anche i propri avversari.
Che sono oggi solo i rappresentanti, di una sovrastruttura, qual'è oggi la politica italiana, del tutto scollata ormai, dal favore dei potenziali elettori.
Berlusconi, com'è evidente, cadrà, prima o poi, se non il 6 aprile, lo farà per altre questioni, in altre occasioni, fossero anche i suoi - come quelli di tutti - limiti biologici.
L'eredità, il lascito però, rischia di essere più pesante della sua figura stessa.
Il "caimano" infatti ha cannibalizzato non solo se stesso, ma anche tutto il costume e la società italiana, del tutto "berlusconizzata", perchè incentrata sulla sua figura, seppur decadente, ma sempre indispensabile.
Tanto che, i suoi avversari politici, anche agli albori della sua dipartita politica, sono del tutto incapaci di pensarsi senza di lui, nessuna proposta, nessuno "scarto progressista", solo commenti, qualche futile raccolta di firme.
Come se con una semplice raccolta di firme si potesse cacciare un poltico, regolarmente eletto.
Occorrerebbe forse, domandarsi come sì è arrivati a questo punto.
La sensazione, spiacevole e che desta inquietudine, è quella che nell'Italia post Berlusconi non si sia compiuto, quel decisivo passo che portò dopo il fascismo alla nascita di uno Stato nuovo, innestato sulla Carta Costituzionale.
Gli anticorpi non sono, questa volta, stati prodotti, e l'Italia malata, rischia di essere come una paziente operata in ritardo, se non morta del tutto, destinata ad una serie di danni irreversibili...

mercoledì 9 febbraio 2011

Il mio diritto alla Noia. Storia di un paese diviso, un nano e qualche ballerina.

La notizia, ed è sicuramente importante, è quella di una richiesta, da parte dei Pm di Milano nei confronti di Silvio Berlusconi, di rito immediato, riguardo il tristemente famoso "caso Ruby", che non mi dilungo nemmeno a spiegare cos'è, tanto se n'è parlato.
Ciò significherebbe che Berlusconi, costretto a processo, potrebbe essere giudicato subito e nel caso fosse ritenuto colpevole dell'accusa di "concussione e prostituzione minorile", rischierebbe il carcere, come previsto per legge riguardo il seguente reato.
Senza possibilità d'appello ne di spostamento dei tempi di giudizio.
Non potrebbe dunque avvalersi di quella che è sempre stata la sua fortuna, la prescrizione.
Una notizia così, che giustamente rimbalza su tutti i media internazionali e potrebbe essere uno spartiacque della nostra politica nostrana, dovrebbe far balzare sulla sedia un qualsiasi medio e attento cittadino.
Invece no.
Io personalmente, trovo tutto ciò tristemente noioso.
Almeno quanto il finale già scritto, di un fim mediocre.
La realtà dei fatti, incomincia pericolosamente ad assomigliare ad una fiction tv, con sceneggiatura e sceneggiatore mediocri, attori e comparse che si barcamenano in parti e recite viste e riviste.
Il protagonista poi, inflazionatissimo, è la brutta copia di tanti potentati "italioti" succedutisi negli anni, che non solo non fanno più ridere, ma nemmeno piangere.
Questo sentimento d'indifferenza, che forse indignerà qualche "benpensante", credo che sia condiviso con me, da tanti italiani.
La noia di vivere in questo paese, in cui tutto pare un diorama muffito, uno scenario di mummie imbalsamate è amplificata, se possibile, dalla totale mancanza di alternativa rispetto al governo esistente.
Nel paese del "celodurismo", dove settantenni s'illudono di correre dietro a prorompenti nullità a pagamento, dove c'è una "miss" per ogni cosa, da "miss Italia" a "miss Padania", dove il nepotismo regna imperante, dove dei secessionisti sono "Ministri della Repubblica Italiana", dove nell'orgia dei talk show si può scoprire che due deputati della maggioranza di governo (Bocchino e Castelli a Annozero giovedì scorso ndr.) si scannano l'uno con l'altro perchè manca "l'opposizione", dove gli ex condannati di "Vallettopoli" scrivono libri o si candidano in politica, dove cristiano cattolici democratici (leggi democristiani) sguazzano tra le file dell'arco palamentare con la stessa disinvoltura con cui divorziano e prendono i sacramenti, in questo stesso paese, dove il segretario del principale partito d'opposizione sembra il presidente di una Cooperativa qualsiasi, dove l'unica proposta politica è il - si "raccolgono firme" (sic!) per "cacciare il Presidente del Consiglio" - in questo stesso paese dove sono tutti "nuovi" salvo essere eletti da almeno 25 anni in una delle due camere, dove destra e sinistra si mescolano tra interpreti che sembrano la stessa cosa, in questo paese pieno di religiosi che si astengono dal far politica ma poi commentano su tutto, in questo paese di laici, che corrono al "family day" o ai meeting di Cl, in questo paese dove sono in via d'estinzione gli atei e i comunisti, salvo "richiamarli" come spauracchi alla bisogna; in questo triste, tristissimo paese dove anche il Presidente della Repubblica dice cose banali di fronte a l'immagine di questo squallore, di quest'immenso "Circo Barnum", pieno di nani e ballerine, cocotte e macchiette, io invoco -  il mio diritto alla Noia.
Sono annoiato!
Che si fottano tutti, per primi coloro che urlano il cambiamento  da pulpiti privilegiati, si fottano i nani, ma anche i "grilli parlanti", i "nuovi poeti" e le vecchie "balene bianche", si fottano gli intellettuali di sinistra e di destra (incredibile nel nulla di oggi, esistono anche loro), i giornalisti a pagamento, gli opinionisti, le soubrette, le prostitute, (non necessariamente in quest'ordine), si fottano i "falsi giovani" della politica, replicanti dei vecchi, si fotta la cosmesi delle cose, la rimozione della memoria storica, il Festival di Sanremo alle porte, con il suo stuolo di trombe e tromboni, si fotta il servizio pubblico, "i capitani coraggiosi" dell'Industria, si fottano i rottamatori, si fottano i diplomatici incapaci di una posizione netta, si fotta la "destra moderna ed europeista" e il "centro-sinistra riformista", si fottano i movimenti che durano pochi mesi, si fotta la politica, ma anche l'antipolitica, si fottano i testimonial tv, i consigli per gli acquisti, le fasce "pro-tette" e il perbenismo, sia quello falso che quello vero, si fotta la "reazione" tutta, sopratutto quella religiosa.

Rivendico il mio diritto ad indignarmi, io ti odio, italiano medio!

Disgrazia di questo miserabile paese!
Nella ricorrenza dei 150 anni dalla nascita di questa nazione divisa, talmente debole da essere nata tra i sotterfugi della casta politica del tempo, in una sorta di destino già scritto, faccio leva sul sentimento d'indignazione comune.
Lasciamoli soli nella loro mediocrità.
Lasciamoli soli a contemplare la fine di loro stessi.
Il 17 marzo che nessuno innalzi un moto d'orgoglio.
Non è difficile, in fondo, la Nazionale di calcio, quel giorno, non gioca...