"E' arrivato il momento di essere seri, di essere responsabili, la crisi è uguale per tutti."
Sembra questo il messaggio - l'unico possibile - che Sergio Marchionne, l'Ad di FIAT, cerca di far passare, con il suo solito "tono pacato", parole sue, dalla poltroncina di Che Tempo Che Fa, il talk show (o anzi il "sussurro show") dell'ingessatissimo Fabio Fazio.
Facce pulite, che paiono messe lì apposta per "stemperare" i toni, duri che aleggiano sulla grande imprenditoria italiana, toni che si alzano dalla manifestazione FIOM di Roma, del 16 ottobre scorso e che, inutile dirlo, vedono in Marchionne e la CISL e la UIL i "nemici" dopo la divisione tra le sigle sindacali avvenuta in merito all'accordo di Pomigliano.
Peccato che, oltre l'apparenza la sostanza, seppur enunciata, attraverso un modo placido di parlare, con toni pregni di raziocinio e senso di responsabilità, sia di una durezza granitica, come un pugno d'acciaio sulla bocca dei lavoratori FIAT (e non solo, essendo la FIAT, da sempre banco di prova in Italia di ogni tentativo "restaurativo" imprenditoriale).
Le parole dell'Ad FIAT infatti, l'uomo senza giacca, ma in golf, l'uomo dai toni austeri e di basso profilo, tanto invidiato anche da buona parte dei politici italiani del centro sinistra, il capitalista dal volto umano, sono macigni.
A corredo di quanto detto ieri sera, anche un articolo sul Corriere della Sera, di oggi, rimbalza il Marchionne pensiero, in cui l'amministratore delegato della fabbrica torinese si scaglia addirittura contro il "sistema Italia", motivo maggiore per cui, FIAT nell'ultimo anno non decolla nelle vendite.
"Senza l'Italia la FIAT potrebbe fare di più", queste le parole di Marchionne e ancora - nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 arriva dal nostro Paese. " Fiat - aggiunge - non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre."
Parole che trovano subito l'immediato sconcerto di praticamente tutto l'arco parlamentare italiano da Fini a Sacconi, da Calderoli a Damiano, a Vendola.
Giudizi, tra i più disparati che seppur in contrasto con le parole dell'Ad FIAT, non incidono, sopratutto perchè non scendono nel merito, come al solito delle questioni che Marchionne stesso propone.
Parole che sono, quelle di Marchionne, anche volendo usare un eufemismo, sconcertanti, che non tengono conto di come ad esempio FIAT sia molto di più che una semplice multinazionale che ha stabilimenti in Italia, ma sia una costola stessa dell'industria del nostro paese, da sempre.
Al punto tale da essere quasi sempre un metro di paragone storico, con cui misurare non solo l'avanzamento economico e tecnologico del paese, ma anche metro di misura dei conflitti e dell'avanzamento dei diritti sociali dei lavoratori.
Tanto che, più di una volta FIAT è stata lautamente aiutata dallo Stato italiano, (vedi qui: www.lavoce.info), Marchionne forse, dimentica il perchè, ovvero perchè FIAT è il maggior gruppo privato a dare lavoro nel nostro paese (senza calcolare poi, il relativo indotto).
FIAT è da sempre un'azienda di Stato, tanto che, in tempi non sospetti, addirittura Gianni Agnelli ebbe ad esclamare - "Ciò che va bene per la FIAT, va bene per l'Italia" - tanto per indicare come la politica industriale fosse legata a doppio nodo con la casa automotoristica di Torino.
Oggi, lo sappiamo il mondo è cambiato, non solo per via degli ovvi cambiamenti storici che ci hanno portato verso l'assimilazione del concetto neo liberista del "pensiero unico", ma sopratutto perchè, realmente il mercato è globale e consente, attraverso una deregulation selvaggia, di fare alle multinazionali ciò che vogliono, "galleggiando" sui vincoli messi dagli Stati stessi.
Più o meno ciò che ha fatto FIAT negli ultimi anni, non contenta di essere un azienda in crisi (e quindi sostenuta dallo Stato, per questo, anche con gli incentivi alla rottamazione), tramite Marchionne il gruppo italiano, si è lanciato in ambiziosi progetti di politica "geo-economica", come nel caso dell'acquisizione del 20% di Chrysler nel 2009 dove anche lì, saranno a pagare i contribuenti americani, grazie al prestito concesso al gruppo Chrysler dall'amministrazione Obama.
Progetti, che oltre a varie politiche industriali di delocalizzazione verso mercati più agevoli dal punto di vista dei diritti sindacali e del costo del lavoro (l'esportazione di alcuni marchi FIAT in Polonia, Serbia etc), non vedono però un congruente piano di rilancio dell'azienda.
FIAT, è essenzialmente ciò che è il suo Ad. Marchionne, non un industriale ma un manager, ovvero una grande multinazionale gestita però, come una holding finanziaria quale è, senza preoccuparsi troppo di una politica industriale, si punta molto più sul brand e sul peso dell'azienda nei mercati finanziari invece di quelli "reali".
FIAT, isomma, è un esempio emblematico di come il mercato economico sia passato rapidamente a sbilanciarsi verso l'alta finanza, verso mercati fatti di speculazioni, scatole cinesi, paradisi fiscali, un mondo di teoremi con ricadute però, purtroppo reali; uno dei motivi per cui, questo sistema economico si trova in crisi.
Sfortunatamente, quando le cose vanno male, gli errori di pochi li pagano tutti.
Marchionne dunque, con certe dichiarazioni, di fronte all'immobile Fabio Fazio, "indora la pillola", ma implicitamente preme sull'argine della deriva dei diritti del lavoro in Italia.
Sfondata la diga a Pomigliano, arginata la protesta di Melfi (irresponsabili anarchici i tre lavoratori, sostenuti addirittura da una sentenza!), isolata la FIOM, il buon Marchionne punta in alto, e con un pizzico di populismo e una spruzzatina di antipolitica, molto di moda ora, si accanisce contro il rango politico e certi immobilismi vecchi, frutto di una politica compiacente verso i sindacati.
Nemmeno al governo ci fosse il PCI di Togliatti.
La risposta, contrariata, ma flebile, da parte del ceto politico tutto.
Sotto le dichiarazioni di Marchionne si intravede un solo scenario possibile, quello, con la scusa della crisi, che prospetta nuove "risttrutturazioni" - leggi licenziamenti - nel ramo italiano di FIAT, a meno che i lavoratori non accettino condizioni e accordi "capestro".
Il teatrino della politca da talk show intanto riparte, nel mezzo, tra le schermaglie verbali dei ceti plutocratici del nostro paese, la devastazione della base sociale, di chi, la crisi la subisce e purtroppo la subirà davvero...
lunedì 25 ottobre 2010
martedì 5 ottobre 2010
Indovina Chi l'ha detto?
“Nella vita ho imparato a non escludere mai nulla, tutto è possibile, non sono alla ricerca di una poltrona, ma sicuramente mi farebbe piacere contagiare il centrodestra su certe questioni che non devono più essere affrontate ideologicamente o per partito preso.
D’altronde ho sempre pensato che l’elettorato del centrodestra è più liberale dei suoi rappresentanti in Parlamento e le mie battaglie non sono mai state di parte perchè mi sono sempre confrontata con gli avversari politici , non mi sono mai sottratta al dialogo.
Sono grata al Ministro La Russa per i complimenti e la stima dimostrata, e sono pronta a lavorare affinchè tutto l’arco parlamentare sia coinvolto in una seria riflessione sui diritti civili.
Non ho mai avuto tessere di partito e non ho alle spalle una storia di militanza politica.
Sono una persona libera e non ho alcun problema a dichiarare che apprezzo alcuni ministri del centrodestra per le aperture fatte sulle nostre questioni: in particolare Rotondi e Brunetta per i Di Do Re, la Carfagna per l’impegno su una legge sulla discriminazione sessuale e La Russa per la questione dei gay nell’esercito” .
Ecco a voi Vladimir Luxuria, all'anagrafe alias Vladimiro Guadagno, x deputata di Rifondazione Comunista nell'ultimo governo Prodi, che come si legge da queste dichiarazioni, evidentemente sulla propria collocazione politica ha cambiato idea.
Un'altro esempio di come la politica italiana sia un "teatrino della marionette" dove tutti, nei salotti televisivi si insultano, salvo poi, esclamare dichiarazioni sorprendenti come queste.
Risolto questo, un altro quesito, stavolta più difficile:
"L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori si potrebbe togliere, sarebbe un elemento di modernizzazione del Paese...Il nostro programma e quello di Confindustria? Non vedo tutte queste differenze."
5 marzo 2008 sul Il Riformista
Inutile dire che anche lui "ha fatto il salto della quaglia" proprio in questi giorni nel sostegno al governo Berlusconi...
Etichette:
Indovina chi l'ha detto,
rifondazione comunista
venerdì 1 ottobre 2010
Vendola, Berlusconi e Don Luigi Verzè. Incroci pericolosi e facili entusiasmi.
Un Nichi Vendola in buona forma, ieri sera, ad Anno Zero, miete consensi quando "rimbrotta" il sempre fedele al Fascismo, Ignazio La Russa.
Tanto che, come al solito, il governatore pugliese, viene ampiamente condiviso in social networking e blog, tra i soliti commenti entusiastici.
In apparenza tutto bene, il leader di Terlizzi, grande comunicatore e lanciatissimo nella corsa sotto traccia delle primarie di coalizione, "buca lo schermo", come suo solito con frasi immaginifiche, prese da ambiti distanti dalla politica e rielaborate con "poesia".
In rete però, che si sa, è strumento potente e ingestibile, non tutti sono abbagliati dal carisma dell'ex leader di SEL, vi sono infatti, anche schiere di contestatori che tra le pieghe del web, hanno dato vita ad un singolare confronto tra "pro" e "contro" Nichi Vendola.
Tutto nasce da una serie di articoli, di un giornale online, ItaliaTerraNostra, diretto da Gianni Lannes, che mesi fa, lanciò quella che è una bomba giornalistica ancor oggi, destinata a fare polemica ancora a lungo nel tempo.
La polemica parte dall'avvallo della giunta pugliese di un progetto assai discutibile di sinergia pubblico-privato nel campo della sanità.
E' stato infatti approvato, con delibera della Regione Puglia (qui il link diretto), il progetto che permetterà, alla fondazione San Raffaele, di Milano, di costruire il più grande centro di ricerca e cura, specializzato in oncologia nel sud Italia, più precisamente a Taranto.
Fin qui, niente di interessante.
Quello che salta agli occhi e fa sobbalzare di stupore, sono le connessioni tra Regione ed ente privato.
Difetti, da come si legge nella delibera (in un primo momento "smarrita" perchè non pubblicata sul sito regionale), la Regione Puglia, stanzierà una cifra introno ai 100 milioni di euro, per un progetto che sarà sì patrimonio della Regione stessa, ma sarà di fatto gestito dalla fondazione privata del San Raffaele, clinica milanese molto chiaccherata con a capo il religioso Don Luigi Verzè.
Un'operazione priva di gara d'appalto pubblico, (per sveltire le lentezze burocratiche di appalti pubblici etc. dice Vendola) che "vola sopra" le teste dei pugliesi, in maniera antidemocratica, se si pensa che i soldi, sono comunque fondi pubblici.
La fondazione San Raffaele poi, insieme al suo fondatore sono altri elementi da dibattito che danno adito e fiato alla più dure critiche.
Infatti, il fondatore della clinica milanese del San Raffaele del Monte Tabor è un personaggio molto discusso per i suoi intrecci con la politica e i vari capi d'imputazione a suo carico dalla tentata corruzione alla truffa, per non dire dei suoi rapporti privilegiati con alcune talpe del SISMI come Pio Pompa.
Ma la cosa che colpisce ancora di più è il rapporto privilegiato che da sempre Don Luigi Verzè, ha con Silvio Berlusconi, fin dagli inizi, fin dai tempi di Edilnord (vedi qui:Don Luigi Verzè), rapporti talmente stretti e amicali, da indurre il sacerdote ad appellare Berlusconi con parole sempre generose, come quando defini, il Cavaliere di Arcore - "Lui è l'uomo della divina provvidenza che salverà l'Italia" - e ancora, - "Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni e lui pensa che arrivando a 150 anni metterà a posto l'Italia - , un legame che insomma, è sempre fatto di reciproci scambi d'affetto (e di favori...), come quando lo stesso Don Verzè, è arrivato in soccorso di Berlusconi nel momento del suo divorzio "pubblico" da Veronica Lario.
Berlusconi ha risposto partecipando a quasi tutte le cerimonie di inaugurazione dei vari centri del San Raffaele o ai compleanni del religioso, in una sorta di ossequiosa serie, di riverenze mediatiche.
Già questo basterebbe a far storcere il naso a molti, evidentemente lo stomaco del governatore pugliese è così forte, da riuscire ad andare oltre.
Ma c'è dell'altro.
Silvio Berlusconi non solo è amico del fondatore del San Raffaele, ma è addirittura socio in affari di Verzè.
Tanto da detenere, un pacchetto di azioni della società "MOLMED", (acronimo di molecular medicine), la stessa società che vede nel suo consiglio di amministrazione il vicepresidente del nuovo San Raffaele del Mediterraneo (in divenire) Renato Botti e che in un intreccio di nomi tra la società e le fondazioni del San Raffaele di Milano e del Mediterraneo, in cui figurano Luigi Berlusconi (figlio minore di Silvio, maggiore azionista di Molmed s.p.a), Ennio Doris (presidente Banca Mediolanum, sempre gruppo Fininvest, ovviamente e consigliere del San Raffaele di Milano), fino ad arrivare al Ministro della Sanità Ferruccio Fazio, anch'esso con doppio e triplo incarico, nel San Raffaele (Direttore dei Servizi di Radioterapia) di Milano e presidente del San Raffaele di Cefalù.
A capo di tutte le varie fondazioni, Don Luigi Verzè.
Insomma gli scambi di "effusioni" non si limitano tra Berlusconi e Don Verzè solo al lato "umano" ma anche a quello imprenditoriale (dettagli qui: Berlusconi e il San Raffaele), tanto da far venire seri dubbi sull'operazione.
Quel che è certo, facendo una sintesi brutale è che Silvio Berlusconi, in qualche maniera, seppur indirettamente, beneficerà di quei fondi pubblici per suoi servizi privati connessi alla ricerca oncologica.
Di fronte a ciò, nemmeno Vendola stesso poteva non rispondere e preso in causa, si è affrettato tramite la redazione del suo sito internet personale a rispondere ad una serie di domande proposte dallo scomodissimo Lannes, in una serie di 24 quesiti sull'affare San Raffaele (qui le risposte: risposte alle 24 domande).
Se alcune possono essere anche plausibili seppur molto generiche e vaghe, ci sono pericolosi scivoloni, come nella risposta 10, dove con un laconico e sintetico "No", Vendola risponde, che non è al corrente del fatto che Don Verzè e Berlusconi sono soci in affari nelle varie fondazioni.
Sarebbe interessante chiedere, al governatore pugliese, ora che lo sa, che ne pensi...
Così come, si sottrae ad un confronto, proposto dal giornalista, in un faccia a faccia con lui, con le testuali parole "non ho grande stima".
Un po' poco per uno che si definisce "l'Obama bianco" .
Intanto centinaia di fan e contestatori si scontrano sui social networking e si aprono altre falle nell'operato di Nicola Vendola da Terlizzi, come sugli inceritori, o i "tagli" alla sanità pubblica a Lecce.
il carisma di Nichi copre anche le falle programmatiche, ma non per tutti.
Spuntano video in cui, un governatore nervoso, elude le domande di un qualche elettore critico, con risposte velenose, "su domande tendenziose" che preferirebbe non sentirsi rivolgere..(vedi video)
Intanto nel mondo dei media "tradizionali", della TV e della carta stampata, nemmeno i più bravi giornalisti d'inchiesta, si domandano se sul progetto del San Raffaele del Mediterraneo, che nascerà a Taranto (vicino all'Ilva, ironia della sorte) non ci siano delle ombre sospette...forse perchè sia a "destra" che a "sinistra" tutti ci guadagnano?
Chissà...
I "ping pong" dei talk show d'attualità politica continuano imperterriti nel gioco del "muro contro muro", "polo contro polo", salvo poi, dopo la contesa, ritrovarsi da "buoni sportivi" per un caffè al bar a discutere amabilmente, come tra amici.
Vendola dopo lo "scontro" con La Russa, ad esempio, non perde tempo per attaccare Berlusconi, ne contesta la leadership dopo il voto di fiducia, ne decreta con dichiarazioni perentorie, la fine politica, ormai certa.
Salvo poi, in Puglia, finanziarlo con i soldi della Regione...
Diceva Giosuè Carducci nel 1883 a proposito di certi politici:
“Trasformismo, brutta parola a cosa più brutta. Trasformarsi da sinistri a destri senza però diventare destri e non però rimanendo sinistri.
A voi riflettere e fare le giuste proprie personali considerazioni...
Tanto che, come al solito, il governatore pugliese, viene ampiamente condiviso in social networking e blog, tra i soliti commenti entusiastici.
In apparenza tutto bene, il leader di Terlizzi, grande comunicatore e lanciatissimo nella corsa sotto traccia delle primarie di coalizione, "buca lo schermo", come suo solito con frasi immaginifiche, prese da ambiti distanti dalla politica e rielaborate con "poesia".
In rete però, che si sa, è strumento potente e ingestibile, non tutti sono abbagliati dal carisma dell'ex leader di SEL, vi sono infatti, anche schiere di contestatori che tra le pieghe del web, hanno dato vita ad un singolare confronto tra "pro" e "contro" Nichi Vendola.
Tutto nasce da una serie di articoli, di un giornale online, ItaliaTerraNostra, diretto da Gianni Lannes, che mesi fa, lanciò quella che è una bomba giornalistica ancor oggi, destinata a fare polemica ancora a lungo nel tempo.
La polemica parte dall'avvallo della giunta pugliese di un progetto assai discutibile di sinergia pubblico-privato nel campo della sanità.
E' stato infatti approvato, con delibera della Regione Puglia (qui il link diretto), il progetto che permetterà, alla fondazione San Raffaele, di Milano, di costruire il più grande centro di ricerca e cura, specializzato in oncologia nel sud Italia, più precisamente a Taranto.
Fin qui, niente di interessante.
Quello che salta agli occhi e fa sobbalzare di stupore, sono le connessioni tra Regione ed ente privato.
Difetti, da come si legge nella delibera (in un primo momento "smarrita" perchè non pubblicata sul sito regionale), la Regione Puglia, stanzierà una cifra introno ai 100 milioni di euro, per un progetto che sarà sì patrimonio della Regione stessa, ma sarà di fatto gestito dalla fondazione privata del San Raffaele, clinica milanese molto chiaccherata con a capo il religioso Don Luigi Verzè.
Un'operazione priva di gara d'appalto pubblico, (per sveltire le lentezze burocratiche di appalti pubblici etc. dice Vendola) che "vola sopra" le teste dei pugliesi, in maniera antidemocratica, se si pensa che i soldi, sono comunque fondi pubblici.
La fondazione San Raffaele poi, insieme al suo fondatore sono altri elementi da dibattito che danno adito e fiato alla più dure critiche.
Infatti, il fondatore della clinica milanese del San Raffaele del Monte Tabor è un personaggio molto discusso per i suoi intrecci con la politica e i vari capi d'imputazione a suo carico dalla tentata corruzione alla truffa, per non dire dei suoi rapporti privilegiati con alcune talpe del SISMI come Pio Pompa.
Ma la cosa che colpisce ancora di più è il rapporto privilegiato che da sempre Don Luigi Verzè, ha con Silvio Berlusconi, fin dagli inizi, fin dai tempi di Edilnord (vedi qui:Don Luigi Verzè), rapporti talmente stretti e amicali, da indurre il sacerdote ad appellare Berlusconi con parole sempre generose, come quando defini, il Cavaliere di Arcore - "Lui è l'uomo della divina provvidenza che salverà l'Italia" - e ancora, - "Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni e lui pensa che arrivando a 150 anni metterà a posto l'Italia - , un legame che insomma, è sempre fatto di reciproci scambi d'affetto (e di favori...), come quando lo stesso Don Verzè, è arrivato in soccorso di Berlusconi nel momento del suo divorzio "pubblico" da Veronica Lario.
Berlusconi ha risposto partecipando a quasi tutte le cerimonie di inaugurazione dei vari centri del San Raffaele o ai compleanni del religioso, in una sorta di ossequiosa serie, di riverenze mediatiche.
Già questo basterebbe a far storcere il naso a molti, evidentemente lo stomaco del governatore pugliese è così forte, da riuscire ad andare oltre.
Ma c'è dell'altro.
Silvio Berlusconi non solo è amico del fondatore del San Raffaele, ma è addirittura socio in affari di Verzè.
Tanto da detenere, un pacchetto di azioni della società "MOLMED", (acronimo di molecular medicine), la stessa società che vede nel suo consiglio di amministrazione il vicepresidente del nuovo San Raffaele del Mediterraneo (in divenire) Renato Botti e che in un intreccio di nomi tra la società e le fondazioni del San Raffaele di Milano e del Mediterraneo, in cui figurano Luigi Berlusconi (figlio minore di Silvio, maggiore azionista di Molmed s.p.a), Ennio Doris (presidente Banca Mediolanum, sempre gruppo Fininvest, ovviamente e consigliere del San Raffaele di Milano), fino ad arrivare al Ministro della Sanità Ferruccio Fazio, anch'esso con doppio e triplo incarico, nel San Raffaele (Direttore dei Servizi di Radioterapia) di Milano e presidente del San Raffaele di Cefalù.
A capo di tutte le varie fondazioni, Don Luigi Verzè.
Insomma gli scambi di "effusioni" non si limitano tra Berlusconi e Don Verzè solo al lato "umano" ma anche a quello imprenditoriale (dettagli qui: Berlusconi e il San Raffaele), tanto da far venire seri dubbi sull'operazione.
Quel che è certo, facendo una sintesi brutale è che Silvio Berlusconi, in qualche maniera, seppur indirettamente, beneficerà di quei fondi pubblici per suoi servizi privati connessi alla ricerca oncologica.
Di fronte a ciò, nemmeno Vendola stesso poteva non rispondere e preso in causa, si è affrettato tramite la redazione del suo sito internet personale a rispondere ad una serie di domande proposte dallo scomodissimo Lannes, in una serie di 24 quesiti sull'affare San Raffaele (qui le risposte: risposte alle 24 domande).
Se alcune possono essere anche plausibili seppur molto generiche e vaghe, ci sono pericolosi scivoloni, come nella risposta 10, dove con un laconico e sintetico "No", Vendola risponde, che non è al corrente del fatto che Don Verzè e Berlusconi sono soci in affari nelle varie fondazioni.
Sarebbe interessante chiedere, al governatore pugliese, ora che lo sa, che ne pensi...
Così come, si sottrae ad un confronto, proposto dal giornalista, in un faccia a faccia con lui, con le testuali parole "non ho grande stima".
Un po' poco per uno che si definisce "l'Obama bianco" .
Intanto centinaia di fan e contestatori si scontrano sui social networking e si aprono altre falle nell'operato di Nicola Vendola da Terlizzi, come sugli inceritori, o i "tagli" alla sanità pubblica a Lecce.
il carisma di Nichi copre anche le falle programmatiche, ma non per tutti.
Spuntano video in cui, un governatore nervoso, elude le domande di un qualche elettore critico, con risposte velenose, "su domande tendenziose" che preferirebbe non sentirsi rivolgere..(vedi video)
Intanto nel mondo dei media "tradizionali", della TV e della carta stampata, nemmeno i più bravi giornalisti d'inchiesta, si domandano se sul progetto del San Raffaele del Mediterraneo, che nascerà a Taranto (vicino all'Ilva, ironia della sorte) non ci siano delle ombre sospette...forse perchè sia a "destra" che a "sinistra" tutti ci guadagnano?
Chissà...
I "ping pong" dei talk show d'attualità politica continuano imperterriti nel gioco del "muro contro muro", "polo contro polo", salvo poi, dopo la contesa, ritrovarsi da "buoni sportivi" per un caffè al bar a discutere amabilmente, come tra amici.
Vendola dopo lo "scontro" con La Russa, ad esempio, non perde tempo per attaccare Berlusconi, ne contesta la leadership dopo il voto di fiducia, ne decreta con dichiarazioni perentorie, la fine politica, ormai certa.
Salvo poi, in Puglia, finanziarlo con i soldi della Regione...
Diceva Giosuè Carducci nel 1883 a proposito di certi politici:
“Trasformismo, brutta parola a cosa più brutta. Trasformarsi da sinistri a destri senza però diventare destri e non però rimanendo sinistri.
A voi riflettere e fare le giuste proprie personali considerazioni...
Etichette:
berlusconi,
don verzè,
sinistra,
sinistra ecologia e libertà,
Vendola
Iscriviti a:
Post (Atom)